Dio Nettuno, alla scoperta del corrispettivo romano di Poseidone

Dio Nettuno

Dio Nettuno; alla scoperta del “corrispettivo della mitologia romana” della divinità Poseidone, nonché avversario di Ulisse

Dio Nettuno: un’assimilazione di poseidone e una divinità protettrice

Il dio Nettuno è una delle divinità del pantheon mitologico romano, derivato dall’assimilazione del corrispettivo greco Poseidone. Costui è il dio del mare, delle tempeste, dei maremoti e il protettore di tutti i navigatori.

Dio Nettuno: tra i dodici dèi Consenti

Stando alle ricerche condotte dagli storici interessati alla cultura antica, Nettuno fa parte dei dodici dèi Consenti, le dodici divinità romane arcaiche elencate dal poeta latino Ennio nella sua opera epica Annales. Si tratta di un gruppo di divinità originarie della Grecia che arrivarono in Italia grazie ai contatti tra i mercanti greci e le popolazioni della penisola italica (gli Italici e gli Etruschi).

Oltre a Dio Nettuno, fanno parte di questo pantheon religioso (mediato dalla religione greca attraverso quella etrusca): Giove (padre degli dei e corrispettivo latino di Zeus), Giunone (moglie di Giove e corrispettiva di Era), Apollo (divinità della musica e delle arti), Cerere (divinità del grano), Marte (divinità della guerra, associata ad Ares), Venere (dea della bellezza e dell’amore ,associata ad Afrodite), Vesta (dea della casa e del focolare domestico, associata ad Estia), Vulcano (dio del fuoco terrestre e distruttore, associato al fabbro degli dei Efeso), Diana (dea della Luna e della caccia, associata ad Artemide), Minerva (dea protettrice degli artigiani e dei sapienti, associata ad Atena) e Mercurio (messaggero divino, associato ad Hermes).

L’unico marinaio ostile al dio Nettuno: il caso di Ulisse

Nonostante sia il protettore dei marinai; lo stesso Dio Nettuno ha come avversario uno di loro: Ulisse (corrispettivo latino di Odisseo). Il re di Itaca è reo della cecità di Polifemo, il mostruoso ciclope nato dall’unione del dio dei mari e della ninfa Toosa.

La cecità di Polifemo e la vendetta 

Nel Libro IX dell’Odissea, il protagonista racconta di essere giunto in un’isola amena abitata da pecore, nella speranza di trovare ristoro dopo una lunga navigazione. Una volta arrivati in una grotta, Ulisse e i suoi chiedono ospitalità a Polifemo ma il gigante, infuriato e affamato, decide di divorare alcuni uomini della ciurma. Il re di Itaca decide di ingannare il ciclope per scappare e per vendicare la morte dei suoi commilitoni. Dal momento che non conosce l’effetto dell’ebbrezza causata dal vino, Polifemo si ubriaca e, mentre dorme per colpa della sbornia, viene accecato da Ulisse con un palo ligneo dalla punta ardente. Polifemo chiama in aiuta i suoi fratelli ciclopi e quando gli chiedono il nome del colpevole, egli risponde “Nessuno”, il falso nome riferitogli dal monarca. L’astuzia del greco è evidente anche più tardi, quest’ultimo e i suoi uomini si aggrappano al ventre delle pecore, affinché il gigante non li scopra mentre tocca il dorso del proprio gregge. In seguito, quando l’eroe rivela il suo nome mentre si allontana dall’isola; il mostro recita una preghiera al padre Nettuno chiedendogli di impedire il rientro a casa di Ulisse.

La fama del greco Odisseo era giunta nella Roma repubblicana grazie al commediografo e poeta Livio Andronico, originario di Taranto e giunto nell’Urbe dopo il 276 a.C, autore del poema epico Odusia.

Feste e celebrazioni in suo onore

Lo studioso Emanuele Lelli afferma che l’assimilazione di Poseidone in Nettuno avvenne molto prima dell’incontro tra la civiltà romana e quella greco-orientale. Lo stesso Lelli sottolinea l’importanza della divinità in quanto protettrice dei marinai e fautrice dei traffici commerciali per via mare. Per questo motivo, i Romani organizzavano delle feste dedicate al dio Nettuno. In età imperiale, Nettuno era celebrato con corse di cavalli oppure con le naumachie, delle battaglie navali simulate all’interno di arene da combattimento. Quando non c’erano gli scontri tra gladiatori, le battute di caccia oppure gli scontri tra animali; gli anfiteatri erano riempiti d’acqua e si simulavano battaglie navali che stupivano il grande pubblico.

Fonte immagine di copertina: Pixabay

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A proposito di Salvatore Iaconis

Laureato in Filologia moderna presso l'Università Federico II di Napoli il 23 febbraio 2024 e iscritto all'Ordine dei giornalisti dal 25 gennaio 2021. Sono cresciuto con i programmi educativi di Piero e Alberto Angela, i quali mi hanno trasmesso l'amore per il sapere, e tra le mie passioni ci sono la letteratura, la storia, il cinema, la filosofia e il teatro assieme alle altre espressioni artistiche.

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