Miti sul drago: il simbolismo in asia e in europa

Miti sul drago: il simbolismo in Asia e in Europa

Come sappiamo il drago è forse una delle creature più affascinanti che l’uomo abbia mai inventato. I miti sul drago fanno la loro apparizione in tante civiltà, in ogni angolo del mondo e da secoli continua a incuriosirci e appassionarci. Principalmente il drago è un simbolo ricco di significati, che può rappresentare la natura, il potere, la paura o la saggezza, a seconda della cultura. Ma dove nascono i miti sul drago? Le prime tracce risalgono a migliaia di anni fa: alcuni pensano che le persone antiche trovando resti di dinosauri senza sapere cosa fossero abbiano iniziato a raccontare storie di creature enormi e spaventose. Un antropologo di nome David E. Jones, spiega che l’idea del drago potrebbe derivare da un istinto umano antico: l’uomo avrebbe creato l’immagine di un drago mescolando caratteristiche di animali che ci facevano paura, come serpenti, leoni e uccelli. Tutti animali che in passato facevano paura e che l’uomo voleva dominare. Secondo alcuni studiosi, gli animali che da sempre hanno spaventato l’uomo come serpenti, grandi felini o coccodrilli, si sarebbero fusi nell’immaginazione collettiva dando vita a una creatura simbolica: il drago. Questo essere, quindi, rappresenta tutte le paure antiche e profonde che portiamo dentro da sempre, con un po’ di realtà e un po’ di fantasia, è così che sarebbe nato questo essere mitico. Lo psicologo Carl Jung spiegava che il drago rappresenta tutto ciò che ci spaventa interiormente, ed è proprio affrontando quelle paure che possiamo crescere e diventare più forti. In tantissime storie antiche, il drago funge da guardiano, non di una semplice porta o di un oggetto qualsiasi: ma di un tesoro nascosto o un passaggio verso una nuova vita. Per poterlo superare, l’eroe non si limita a combatterlo ma deve diventare più forte, più saggio e affrontare le proprie paure. Non è un caso che figure simili al drago compaiano in molte culture del mondo, anche in civiltà lontanissime che non hanno mai avuto contatti tra loro. Anche se queste storie nascono in luoghi e tempi molto diversi, c’è qualcosa che le unisce: il drago sembra essere una creatura immaginaria che ha preso forma nei racconti di tanti popoli.

Il drago in Occidente: il simbolo del male

Appena ci spostiamo in Occidente, il drago cambia completamente faccia. Qui non è più una creatura saggia o portatrice di fortuna, ma un vero e proprio incubo. È enorme, coperto di squame dure come l’acciaio, con ali che oscurano il cielo e un fiato di fuoco capace di bruciare tutto. Lo immaginiamo spesso chiuso in una grotta, circondato da montagne d’oro, a guardia di un tesoro che nessuno riesce a prendere. Una bestia solitaria, minacciosa, pronta a distruggere tutto pur di non essere disturbata. Ma questa immagine non nasce solo dalla fantasia. Col passare dei secoli, il drago occidentale è diventato molto di più: un simbolo del male, del pericolo, del disordine che rompe la pace. In un certo senso, rappresenta tutto ciò che fa paura e che l’essere umano sente il bisogno di controllare. È il nemico da abbattere, l’ostacolo da superare per riportare la calma, per far trionfare il bene. Nelle storie europee e nella tradizione cristiana, il drago è spesso associato al peccato, alla tentazione, a tutto ciò che può far perdere la strada. Sconfiggerlo non è solo un gesto eroico: è una battaglia interiore, un modo per difendere l’equilibrio tra ciò che è giusto e ciò che è pericoloso. In uno dei testi più simbolici della Bibbia, il drago è chiamato apertamente “Satana”. Non è più solo una bestia spaventosa, ma una vera e propria immagine del diavolo, da qui nasce una visione molto chiara: il drago è il male, e chi lo combatte rappresenta il bene. Un esempio perfetto di questa idea è la famosa leggenda di San Giorgio: un terribile drago minaccia una città, chiedendo sacrifici umani per placare la sua rabbia. Il cavaliere Giorgio affronta e uccide il drago, salvando la gente che per ringraziarlo inizia a convertirsi al cristianesimo. In questa storia, il drago è l’ingiustizia che opprime mentre San Giorgio rappresenta la fede e il coraggio che permettono di affrontare quel male e vincerlo. Nel mondo occidentale, quindi, il drago rappresenta tutto ciò che ci spaventa, ci blocca, ci mette alla prova, e noi dobbiamo superarla. E forse è proprio per questo che ci affascina tanto, proprio perché ci ricorda che il vero coraggio non è non avere paura, ma affrontarla.

Il drago in Oriente: una creatura amica

L’immagine del mostro gigantesco, con ali e fuoco in gola, non vale ovunque! Se ci spostiamo in Oriente scopriamo qualcosa di molto diverso: lì i miti sul drago lo descrivono come una creatura positiva, rispettata e molto amata. Infatti protegge, simboleggia saggezza, potere e armonia con la natura. Vediamo in particolare come si comporta la figura del drago in diversi paesi orientali:

  1. Il drago cinese: un portatore di vita

In Cina, il drago non è solo una figura fiabesca, ma è parte viva della cultura, come un vecchio amico che accompagna il popolo cinese da migliaia di anni. Lo si può trovare dappertutto: scolpito sui templi, raccontato nelle storie tramandate di generazione in generazione. È così importante che un tempo solo l’imperatore poteva indossare vesti con la sua immagine: era il simbolo del potere più alto, quasi divino. Anche il trono era chiamato “Trono del Drago” e l’imperatore stesso era considerato “figlio del drago”. Ma il drago cinese è molto diverso da quello che siamo abituati a immaginare in Occidente. Non è un mostro che sputa fuoco o spaventa la gente, al contrario, è una creatura elegante, affascinante, quasi magica. Ha un corpo lungo come un serpente, ma con dettagli presi da tanti animali diversi: ha gli artigli forti di un’aquila, le corna di un cervo. E anche se non ha le ali, vola comunque, perché non appartiene solo alla terra: è una creatura celeste, capace di muoversi tra cielo e mondo umano. Una delle sue caratteristiche più importanti è il legame con l’acqua. In passato, i contadini cinesi si rivolgevano ai draghi quando c’era bisogno di pioggia. Perché i draghi, secondo la tradizione, avevano il potere di governare i fiumi, i mari, le nuvole e persino i temporali. Non erano temuti, ma rispettati e pregati, perché portavano fertilità, abbondanza e vita. In un mondo dove l’agricoltura era tutto, il drago non era solo un simbolo: era una speranza.

  1. Il drago giapponese: custode del mare

Anche in Giappone i miti sul drago sono visti in modo positivo. Ha molte somiglianze con quello cinese ma è più legato al mondo degli spiriti e delle divinità naturali. Vive spesso in fondo al mare o in laghi nascosti e si dice che protegga i templi, le montagne sacre e perfino le famiglie nobili. Figura importante in Giappone è Ryujin, il dio-drago del mare, secondo la leggenda, esso vive in un palazzo sotto l’oceano e controlla le maree. Può assumere forma umana e, dando così anche consigli a eroi e imperatori. Il mare è sotto il suo dominio. In epoca medievale, anche i samurai usavano spesso il drago come simbolo di coraggio, saggezza e protezione: il drago era come un talismano, un custode invisibile nei momenti più difficili.

  1. Il drago coreano: spirito della pioggia

In Corea i miti sul drago simboleggiano bontà e protezione. La sua immagine veniva usata anche qui come simbolo del potere regale, e mai come un mostro. Nei templi buddisti, i draghi spesso fanno da guardiani spirituali: li si trova scolpiti sui tetti, vicino alle fontane. Proteggono i testi sacri, ma anche l’armonia tra gli esseri umani e il cosmo.

In poche parole, mentre in Occidente i draghi sono quasi sempre stati visti come mostri da combattere e sconfiggere, in Oriente sono stati considerati delle guide, dei maestri di saggezza. Questa differenza racconta molto del modo in cui le diverse culture hanno guardato al mondo. Forse proprio per questo, i draghi orientali volano tra le nuvole e portano pioggia, mentre quelli occidentali vivono in grotte e sputano fuoco. Sono due facce dello stesso mito ma raccontano storie molto diverse su come affrontiamo ciò che non conosciamo.

Fonte immagine: Foto di Josch13 da Pixabay

 

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