Proverbi famosi. I 10 più conosciuti

Proverbi famosi. I 10 più conosciuti

Cos’è un proverbio? Un detto popolare che veicola un insegnamento tratto dall’esperienza. Ebbene i proverbi sono intrisi di vita e di cultura, e nonostante le loro origini antiche, la saggezza che incarnano risulta sempre attuale e significativa. Ma analizziamo i proverbi famosi più conosciuti.

Proverbi famosi. I 10 più conosciuti

«Chi non risica non rosica».

Sì, chi non rischia non ottiene. Spesso nella vita ci si crogiola nell’inerzia vestita di pigrizia e viltà, aspettando cambiamenti che non avverranno mai se a brillare non sono il rischio e il coraggio. Occorre pertanto lottare e anche sbagliare per tentare almeno di imboccare il sentiero più giusto ambendo alla serenità.

«Un padre campa cento figli e cento figli non campano un padre».

Uno dei proverbi più autentici e quanto mai attuali nell’era dell’indifferenza e dell’ingratitudine. Si sa, i genitori donano ai figli tutto il proprio io, se stessi, le proprie forze ed energie, e lo fanno incondizionatamente, perché guidati da immenso e totale amore. Ma spesso i figli, nonostante il bene e l’enorme affetto provato, non riescono a ricambiare nel modo giusto e con lo stesso ardore tutto quanto ricevono in dono. Eppure, agli occhi dei genitori, sono sempre meritevoli di comprensione e perdono.

«Vivi e lascia vivere».

Quante volte abbiamo pronunciato, ascoltato, trascritto, dedicato e urlato questo saggio proverbio! Un vero mantra intriso del bisogno di tolleranza e serenità. Perché spesso, per andare avanti, voltare pagina o vivere semplicemente nel modo più degno e corretto, occorre lasciar scivolare sulla pelle e sul cuore il fiele che il marcio intorno inietta con arroganza e crudeltà. A volte occorre semplicemente lasciarsi andare al flusso degli eventi senza opporre resistenza, e il raggio della speranza potrà tornare ad illuminare l’anima.

«L’erba del vicino è sempre più verde».

L’essere umano è da sempre considerato una creatura insaziabile e talvolta arrogante. Nonostante sia artefice di meraviglie e bramoso d’amore, il suo essere risulta perennemente inappagato: raggiunge un obiettivo e immediatamente tende ad uno nuovo e magari diverso e opposto al precedente. E spesso questa tensione è guidata non solo dalla natura, bensì dall’invidia, che spinge l’uomo ad ottenere ciò che detiene qualcun altro, considerandolo migliore. In questo modo rischia costantemente di perdere di vista l’essenza e la bellezza di quanto lui stesso possiede, dalle più piccole soddisfazioni ai più grandi orgogli. Pertanto i beni degli altri non per forza devono eccellere sui nostri, deviandoci e distraendoci.

«Finché c’è vita c’è speranza».

Quanta verità in poche parole! Quanto spesso si cade, ci si abbatte sprofondando nel più cupo sconforto, si perde la speranza e si smette di credere in ciò che di prezioso ed autentico la vita offre. Un’esperienza sconvolgente o un qualsiasi evento scatenante riesce a turbare così profondamente il proprio io da far vacillare certezze e sogni. Ma la vita non è una divinità crudele, pronta a punire e giudicare. La vita è la meraviglia più saggia e perfetta che sia stata concessa a noi creature fragili e vulnerabili. E la speranza ne è linfa vitale. Qualunque delusione e dolore leda la tranquillità e la felicità, la vita insegna a rialzarsi e risorgere dalle proprie ceneri, imparando a sopportare l’inevitabile.

Proverbi famosi. La rassegna continua…

«Tanto fumo e poco arrosto».

Nell’era dell’ipocrisia e dell’apparenza che sovrasta la sostanza, tale proverbio è più che attuale! La mente è portata a credere che per vincere, ottenere e primeggiare occorra mostrare più che essere. Il problema è che sempre più spesso ciò che si mostra non è il volto, non è l’anima, ma una maschera, indossata per compiacere chi crede di conoscerci ed apprezzarci. L’apparenza è moda, è scudo, armatura indossata per proteggere il cuore da delusioni e dolore. Ma lo stesso cuore, in tal modo, ignora la collaterale bellezza che anche la sofferenza può celare e poi scoprire. Pertanto occorre aprire una finestra su quell’anima intimorita e finalmente mostrarla, senza trucchi e senza schermi.

«Se gioventù sapesse, se vecchiaia potesse».

Un proverbio che si ricollega al Carpe diem di Orazio e al Trionfo di Bacco e Arianna di Lorenzo de’ Medici. Sì, perché ciò che viene esaltato è il presente e la responsabilità di viverlo a trecentosessanta gradi, in tutte le sue sfaccettature, gioie e turbamenti, in ogni suo prezioso istante. La giovinezza, si sa, è destinata a scomparire. Eppure viene costantemente e spesso irrimediabilmente sprecata, per via di quell’ansia e tensione e corsa verso qualcosa di inafferrabile o distrattamente preziosa, che distoglie l’attenzione da ciò che conta e va vissuto fino in fondo. La gioventù volgerà al termine e resterà solo la saggezza di una maturità acquisita con esperienza e determinazione, nonostante e grazie agli errori commessi e alle perenni ed infruttuose indecisioni. Il presente va apprezzato, amato, vissuto fino al midollo, perché domani il treno sarà ormai passato.

«Al cuore non si comanda».

Saggia consapevolezza, per chi la possiede! Quanto spesso emerge nell’esperienza di vita l’assunto dialettico “mente-cuore”! In ogni decisione e comportamento spesso vediamo in lotta i due pilastri dell’esistenza. Quanto spesso la mente cerca di prevalere sul cuore per seguire la strada apparentemente più giusta! E quanto spesso il cuore si lascia irretire, sanguinando e gemendo. Ma nessuna imposizione, per quanto forte, può davvero contrastare la luce e la bellezza di quel cuore che urla e graffia per salire a galla e consentire un’esistenza degna di virtù e splendore. La mente pertanto non può erroneamente pensare di poter dominare un cuore, forte in realtà di speranza e imbevuto di coraggio. La fusione degli estremi conduce alla perfezione.

«Non tutto il male vien per nuocere».

Spesso si è portati a credere che ogni errore commesso lungo il percorso di vita sia deleterio. Gli sbagli flettono l’anima e spengono gli occhi, così come il sorriso. In realtà sono questi stessi errori a far prendere coscienza dell’essere davvero umani e vulnerabili, mossi da desideri, dubbi e paure che, piegandoci apparentemente, non fanno altro che far emergere tutta la forza di cui l’anima è intrisa e troppo spesso celata da eventi non così determinanti a forgiare l’autentica personalità. Pertanto, quando in un periodo di vita tutto improvvisamente si tinge di foschi colori e sembra che il sipario debba inevitabilmente calare, annunciando il sold out della speranza, lì, in quei momenti è possibile comprendere che al negativo può seguire un roseo positivo, nuova linfa, e il cuore rinascere memore di ciò che si è acquisito con graffi e cadute. Il nuovo si fa spazio e la vita riprende il suo percorso, consapevole della caleidoscopica essenza che accende gli occhi e colora la pelle.

«Meglio tardi che mai».

E si conclude la rassegna dei 10 tra i proverbi famosi più significativi. E si conclude con uno dei proverbi più menzionati e condivisi, il cui tema cardine è il tempo. Quanta attesa talvolta per qualcosa che si spera arrivi e puntualmente la delusione prende il sopravvento. Spesso giunge la resa, la rinuncia a lottare e sperare, dimenticando che il meglio magari deve ancora arrivare. Ma è proprio lì, quando si smette di crederci, quando la rassegnazione bussa alla porta, è lì che accade l’inaspettato ormai sempre più inatteso. Pertanto la vita sprona alla fiducia nel continuare, senza fermarsi mai, nel non arrendersi, perché prima o poi le attese troveranno consolazione, perché, seppur in ritardo, le risposte arrivano e arrivano quando il cuore era già proiettato al mai. E se si tratta di agire, è bene tuffarsi, anche se sembra tardi, perché in realtà, qualche volta, il tempo aspetta e premia.

Foto di: Pixabay

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