Oggi, nel panorama dell’intrattenimento per preadolescenti, vengono a mancare dei role model narrativi adeguati: personaggi di serie tv, film e cartoni a cui i ragazzi potevano ispirarsi. Si tratta di un vuoto che ci dice molto su come raccontiamo, o non raccontiamo più, il passaggio decisivo verso la vita adulta.
Un tempo i pre-adolescenti avevano mondi narrativi costruiti su misura per loro. Compiti e interrogazioni, primi amori genuini, piccoli disastri quotidiani; erano queste le storie che serie tv e film mettevano in scena per accompagnare i giovani spettatori in una delle fasi più delicate della crescita. Oggi, invece, tutto questo sembra essere scomparso dagli schermi. I ragazzini passano dai cartoni animati direttamente all’universo adulto dei teen drama, saltando un passaggio intermedio fondamentale. Si tratta di un vero e proprio vuoto tematico, che non riguarda solo la tv, ma che si proietta anche nello stile, nei comportamenti e nell’immaginario collettivo delle nuove generazioni. Non è solo nostalgia per quei pomeriggi passati davanti alla televisione ad aspettare l’inizio della serie del cuore; la questione è più significativa di così. Ciò che manca davvero sono “role model narrativi” adeguati, figure e storie pensate per accompagnare i ragazzi nella fase di passaggio tra l’infanzia e l’adolescenza. Un vuoto che pesa più di quanto sembri.
Anni 2000 vs Oggi: i role model che non possiamo dimenticare
Negli anni 2000 l’offerta televisiva era ricca e mirata. I cartoni animati raccontavano di protagonisti che, tra giornate a scuola e pomeriggi di divertimento, vivevano anche avventure fuori dall’ordinario. Serie animate come Kim Possible, I fanta genitori o Winx Club erano certamente cariche di elementi spettacolari e fantasy, ma non si limitavano a mostrare la vita di fate, streghe, folletti o spie: Kim era una studentessa oltre che una spia sotto copertura, Timmy un bambino comune alle prese con i tipici problemi dell’infanzia – anche se spesso risolti grazie a due “fanta-genitori” magici. Si trattava di storie in cui i ragazzi potevano riconoscersi in qualità di: figli, amici, compagni di scuola, per via di difficoltà e situazioni vicine alla loro esperienza quotidiana. Oggi, sul fronte cartoni per bambini, la situazione appare sostanzialmente invariata – se non per il fatto che il 3D e la digitalizzazione hanno trasformato completamente la qualità visiva del prodotto, facendo perdere, per alcuni, quella ‘autenticità che solo il 2D sapeva restituire. L’intrattenimento destinato ai più piccoli resta comunque coerente con i codici linguistici e comportamentali adeguati per quel pubblico.
Il problema subentra con il segmento televisivo intermedio. In passato, i ragazzi tra gli 8 ai 12 anni, potevano contare su spazi narrativi pensati appositamente per loro. Chi potrebbe mai dimenticare Disney Channel? Quelli erano mondi sicuri, role model con trame e protagonisti pensati per accompagnare il pubblico in quella delicata fase di passaggio tra l’infanzia e l’adolescenza. Avevamo Il mondo di Patty, con le sue treccine e i fiocchi colorati, i drammi scolastici e il primo amore per Matias; temi raccontati con leggerezza e genuinità, ma sempre animati dall’intento di lasciare sullo sfondo un messaggio di crescita. C’era Zac e Cody al Grand Hotel, che trasformava la quotidianità di due gemelli in un albergo in una serie infinita di gag divertenti. E Zoey 101, ambientata in un college pieno di prime cotte, rivalità e amicizie, tutto però a misura di pre-adolscente.
Pensiamo, infine, ad una delle serie più iconiche degli anni 2000: Hannah Montana, con la sua protagonista Miley Stewart, divisa tra la vita da ragazza qualunque e quella da popstar. La stylist della serie, non a caso, ha raccontato come in quegli anni di girato delle puntate, ci fosse stata una particolare attenzione nella scelta degli outfit di Miley: ogni look era pensato per essere riconoscibile e aspirazionale, ma comunque adatto ad un pubblico giovane. L’obiettivo era chiaro: prendere le distanze dal modello di stile allora dominante di Britney Spears e Paris Hilton, simboli di ipersessualizzazione e di un glamour adulto. La scelta fu strategica: gli abiti di Hanna offrivano alle ragazze un modello alternativo, capace di ispirare senza precorrere i tempi della loro età.


Insomma, tutte queste serie avevano una caratteristica chiave in comune: erano pensate per chi stava crescendo. Mostravano che si poteva essere spensierati ma anche insicuri, goffi, imperfetti; che si poteva sbagliare, ma anche imparare a migliorare. Quella era la normalità dei dodicenni. Oggi, invece, quello spazio sembra sparito. I palinsesti e le piattaforme offrono cartoni per i bambini e serie young adult per i più grandi, lasciando scoperta la fascia dei preadolescenti. Sia la TV, sia le piattaforme di streaming hanno capito che è economicamente più vantaggioso concentrarsi su un target adulto.
Titoli come L’estate nei tuoi occhi (The Summer I Turned Pretty) hanno protagonisti che interpretano adolescenti, ma i loro intrecci amorosi e drammi familiari parlano ad un pubblico più grande. Film come After o Dalla mia finestra (Through My Window) narrano di relazioni complicate, intense e cariche di frame sessualmente espliciti, che attraggono per il loro fascino da adulti, ma risultano lontanissime dall’esperienza reale di chi va ancora alle scuole medie.
Social media: uno specchio inadatto
Il vuoto di role model narrativi non si ferma allo schermo di una tv, ma si proietta oltre. Lo vediamo nell’abbigliamento e nell’uso dei social. Quella che si sta verificando è un’accelerazione dell’età percepita, con preadolescenti che si preoccupano di make-up e skin care. Sempre più spesso i ragazzi indossano capi copiati dagli influencer ventenni, imitano pose e stili da Instagram e TikTok, assumono comportamenti che sembrano voler saltare l’età che vivono.
Senza storie e role model intermedi, i pre-adolescenti perdono uno specchio in cui riconoscersi. Gli outfit colorati di Zoey Brooks, lasciano il posto a micro-dress e a colori neutri. Le acconciature improbabili di Hannah Montana, diventano pettinature studiate, precise e replicate alla perfezione grazie ad un video-tutorial da 1 milione di like. Tutti quei dettagli che invogliavano a sperimentare la propria identità senza sembrare “mini adulti”, vengono cancellati. Il risultato è un salto troppo brusco che spinge i giovani a misurarsi con modelli inarrivabili e inadatti alla loro età.
Spazi narrativi sicuri e role model adeguati
Certo, si potrebbe dire che oggi i ragazzi hanno altri strumenti per intrattenersi, che i social hanno sostituito la televisione. Ma davvero un influencer che parla di moda, fitness o relazioni amorose può oscurare del tutto l’entusiasmo del guardare una serie che racconta la quotidianità a scuola, le prime amicizie, i primi sogni? Forse non serve tornare alle sitcom zuccherose e ingenue degli anni 2000 – e probabilmente non funzionerebbe neppure – ma sicuramente ripensare a spazi narrativi sicuri e role model adeguati diventa essenziale per non lasciare in sospeso un pezzo importante di crescita. C’è bisogno di storie che sappiano restituire ai ragazzi l’idea che crescere è un processo graduale, non un salto nel vuoto.
Fonte immagini dell’articolo “Role model per ragazzi: il vuoto nell’intrattenimento”: locandina promozionale logo DisneyChannel.