Shinsengumi: la polizia speciale dell’ultimo shogunato Tokugawa

Shinsengumi: la polizia speciale dell'ultimo shogunato Tokugawa

Il nome della Shinsengumi probabilmente farà suonare qualche campanello nella memoria di coloro che abbiano già conoscenze della storia giapponese, ed in particolare del periodo Bakumatsu. Ma chi erano gli Shinsengumi? E qual era il loro scopo? Scopriamolo insieme.

Il contesto storico: il Giappone del Bakumatsu

La Shinsengumi (新選組, “Nuova squadra scelta”) fu un corpo di polizia speciale fondato dal governo militare (bakufu) e attivo per soli 6 anni, dal 1863 al 1869. Qual era il suo scopo? I suoi membri, cittadini comuni o samurai di basso rango, avevano il compito di proteggere i rappresentanti dello shogunato a Kyōto, reprimendo attentati e disordini. L’epoca era quella del Bakumatsu, un periodo di enormi sconvolgimenti causati dall’apertura forzata del Giappone all’Occidente. Dopo la Convenzione di Kanagawa del 1854, firmata sotto la minaccia delle “navi nere” americane, il paese si divise tra chi sosteneva il commercio con gli stranieri e chi, al grido di sonnō jōi (“venerare l’imperatore e scacciare i barbari”), si opponeva allo shogunato.

Le origini: dal Rōshigumi alla Shinsengumi

Per sedare le ribellioni dei lealisti imperiali (shishi), lo shogunato istituì il Rōshigumi, una squadra di rōnin (samurai senza padrone). Tuttavia, il gruppo si rivelò infiltrato da simpatizzanti dell’imperatore e fu presto smantellato. Dalle sue ceneri, un piccolo gruppo di 19 membri fondò a Kyōto il Mibu Rōshigumi (o Miburō), diviso in fazioni guidate da Serizawa Kamo e Kondō Isami. Dopo una serie di violenti scontri interni e purghe, il Miburō fu ufficialmente riconosciuto come forza di polizia e rinominato Shinsengumi. La fama del gruppo crebbe enormemente dopo il famoso “incidente Ikedaya” (luglio 1864), in cui sgominarono una cellula di rivoluzionari che progettava di incendiare Kyōto.

La guerra Boshin e la fine della Shinsengumi

Nel 1867, con la fine dello shogunato Tokugawa e la restaurazione del potere nelle mani dell’imperatore Meiji, iniziò la guerra civile Boshin. La Shinsengumi, rimasta fedele allo shōgun, combatté contro le forze imperiali. Sconfitti in più battaglie, i suoi membri subirono perdite e diserzioni. Il comandante Kondō Isami fu catturato e giustiziato nel 1868. Il vice-comandante Hijikata Toshizō guidò gli ultimi superstiti a nord, unendosi alla effimera Repubblica di Ezo. La sua morte in battaglia durante la Battaglia di Hakodate nel 1869 segnò la fine definitiva della Shinsengumi.

Membri e regolamento della Shinsengumi

Al suo apice, la Shinsengumi contava circa 300 membri. Chi erano i membri più famosi? Ecco la gerarchia dopo l’incidente Ikedaya:

Membro  Ruolo e destino
Kondō Isami Comandante, maestro dello stile di spada Tennen Rishin-ryū. Catturato e giustiziato nel 1868.
Hijikata Toshizō Vice-comandante, soprannominato “il Demone”. Ucciso in battaglia ad Hakodate nel 1869.
Okita Sōji Capitano della Prima Divisione, considerato uno dei migliori spadaccini. Morì di tubercolosi nel 1868.
Saitō Hajime Capitano della Terza Divisione. Uno dei pochi sopravvissuti, divenne un ufficiale di polizia dopo la guerra.

Il regolamento della Shinsengumi, ideato da Hijikata, era estremamente severo e si fondava sul principio del makoto (sincerità, integrità), il cui kanji 誠 era ricamato sulle loro iconiche uniformi. Era proibito lasciare il gruppo, arricchirsi privatamente o essere coinvolti in scontri personali. La violazione delle regole prevedeva quasi sempre l’obbligo del suicidio rituale (seppuku).

La Shinsengumi nella cultura di massa

La Shinsengumi è uno degli elementi della storia giapponese più ritratti in anime, manga e videogiochi. I suoi membri compaiono come protagonisti del noto anime/manga Gintama, del franchise di Hakuōki e sono associati ai personaggi del videogioco Like a Dragon: Ishin! (spin-off della saga Yakuza). Anche il manga storico Golden Kamuy include un anziano Hijikata tra i suoi protagonisti, a testimonianza del fascino immortale di questa squadra di samurai.

Immagine di copertina: Wikipedia

Altri articoli da non perdere
Alessandra Sorrentino, la ballerina che danzò nella Villa dei Misteri | Intervista

Alessandra Sorrentino è la giovane ballerina e insegnante dell'accademia Vulcania Swan che danzò a Pompei nella Villa dei Misteri. Alessandra Scopri di più

La Reconquista spagnola: storia, eventi e conseguenze
le conseguenze della Reconquista spagnola

Oggi parliamo di uno dei periodi più significativi e affascinanti della storia europea: la Reconquista spagnola. Questo lungo e complesso Scopri di più

Chi era Elena Colombo: la bambina che affrontò da sola la Shoah
Chi era Elena Colombo: la bambina che affrontò da sola la Shoah

Nell’Italia degli anni '40, in piena Seconda guerra mondiale, gli ebrei furono perseguitati, uccisi e deportati nei campi di concentramento. Scopri di più

La Chanson de Roland: cronistoria di un modello letterario
Chanson de Roland

La Chanson de Roland (dal francese, “La canzone di Orlando”) costituisce il più antico tentativo di codificazione scritta del genere Scopri di più

Il caso Megumi Yokota, storia dietro al misterioso rapimento
Il caso Megumi Yokota, la storia dietro al misterioso rapimento

La vita di Megumi Yokota è una storia toccante che cattura il cuore di coloro che vengono a conoscenza di Scopri di più

Il calcio femminile e la cultura della rappresentazione nei media
Il calcio femminile e la cultura della rappresentazione nei media

Si è parlato spesso di come rappresentare un soggetto culturalmente marginalizzato all’interno dei contesti mediatici equivalga a dargli maggiore spazio Scopri di più

A proposito di Sara Napolitano

Ciao! Sono Sara, studentessa iscritta al terzo anno del corso di laurea Lingue e Culture Comparate presso l'università "L'Orientale" di Napoli. Studio inglese e giapponese (strizzando un po' di più l'occhio all'estremo Est del mondo). Le mie passioni ruotano attorno ad anime, manga, libri, musica, sport, ma anche natura e animali! Da sempre un'irriducibile curiosa.

Vedi tutti gli articoli di Sara Napolitano

Commenta