Prima degli anni Settanta/Ottanta circa è difficile trovare dibattiti sulla questione del genere o una completa raccolta di studi di genere. Tutti i nuovi termini che troviamo adesso, tra cui il famoso concetto di gender fluid e non binary, non erano assolutamente considerati, perché non era concepito, come è oggi, la differenza tra genere e sesso.
Studi di genere
Oggi sappiamo che il genere è rappresentato da tutti i costrutti sociali e culturali che sono stati adattati per uomini e donne nel corso della storia e dell’evoluzione. In breve, il fatto che ancora oggi si pensi che le donne siano più adatte a badare ai figli degli uomini, perché più materne e sensibili, così come si crede che gli uomini siano meno legati ai sentimenti e alla sensibilità, sono stereotipi di una concezione del genere ancora stantia e retrograda. Il sesso invece è semplicemente quello fenotipico che, da quando nasciamo, ci divide in maschio e femmina. Questi sono gli studi di genere di Judith Butler nella sua opera più famosa “Gender Trouble”, un’opera che raccoglie e rappresenta egregiamente una decostruzione del significato di genere e di identità di genere. In particolare, l’identità di genere è come ci percepiamo: una persona può essere di sesso femminile ma non sentirsi di appartenere a quella categoria, oppure può riconoscersi nel genere femminile ma non nel modo in cui la società e la cultura considerano la femminilità canonica, sentendosi un outsider. Gli studi di genere di Judith Butler e di altre filosofe e studiose femministe diventano proprio specchio e rappresentazione di questi punti insoluti, che finalmente iniziano a ricevere un certo riguardo.
Differenza tra genere e orientamento
Non si parlerà solo di studi di genere, ma anche di genere e orientamento sessuale. I due concetti sono completamente diversi, del genere ne abbiamo già parlato, l’orientamento, invece, riguarda cosa piace o meglio chi piace alle persone. Sono concetti diversi, eppure legati, nel discorso sul genere. Prendiamo il concetto di mascolinità: il genere maschile convenzionale è forgiato dalla società ed è impersonato dall’uomo etero, che ha la gran parte dei privilegi. Ecco perché un uomo non etero finirà per non rientrare nella canonica mascolinità e potrebbe essere quindi respinto e messo ai margini proprio perché non rappresenta il maschile convenzionale. Si crea così un’opprimente e enormemente offensiva divisione tra uomini etero e non, secondo cui i primi sarebbero meglio dei secondi perché incarnano quell’ideale di virilità correlato all’eterosessualità. Quindi un semplice orientamento è capace di cambiare la visione che si ha della persona a livello generale. Ecco perché uomini gay, o comunque non etero, e donne saranno spesso alleati, o si parlerà di loro insieme in vari studi: entrambi vivono discriminazioni e vengono spesso messi ai margini. Fino a non molto tempo fa, le donne, solo per il loro genere, erano escluse o comunque osteggiate in molte professioni di potere; uomini gay invece, spesso, rivelando il proprio orientamento, andavano incontro ad una disfatta sociale. Per le donne, era ancora peggio se appartenevano ad altre categorie discriminate (donne nere, gay, ad esempio), da qui gli studi di genere si aprono al femminismo intersezionale.
Approccio al genere e all’orientamento oggi
Oggi per tanti versi non è più come una volta, anche grazie alla diffusione degli studi di genere, ma per altri versi sembra sempre lo stesso. Le donne adesso possono accedere a qualsiasi professione senza problemi, almeno teoricamente. Esiste infatti il problema del cosiddetto “tetto di cristallo” usato per indicare una barriera che non si vede in apparenza, ma c’è, che impedisce effettivamente alle donne di accedere a un lavoro stabile e ad alte cariche professionali. Pensiamo alle difficoltà di molte donne dopo la gravidanza di poter tornare a lavoro, o al fatto che proprio per la possibilità di una donna di fare figli, spesso i datori di lavoro preferiscono assumere uomini. Per ciò che riguarda gli orientamenti non rientranti nell’eterosessualità, inclusi nella categoria lgbtqia+, ormai sono tutti concetti molto sdoganati tra i giovani anche grazie all’informazione sui social.
C’è però da dire che se queste battaglie sui social sono spesso vere e sentite, altrettante volte vengono usate solo come tema del momento, per la nuova sensibilità sull’argomento, senza un reale attaccamento alla causa, rendendo il tutto più di facciata che di reale interesse. Ci si considera alleati della categoria, ma si ricade ancora in stereotipi, o non si conosce davvero la materia a fondo come si millanta sui social. Ecco che quindi nonostante tutta la sensibilizzazione e l’informazione, l’approccio a questi argomenti continua a essere parziale e non sempre corretto e rispettoso.
Fonte immagine di copertina Openclipart