Tsubouchi Shōyō, il padre della critica letteraria in Giappone

Tsubouchi Shōyō, il padre della critica letteraria in Giappone

Tsubouchi Shōyō è stato uno scrittore giapponese vissuto tra la metà del XIX secolo e la prima parte del XX, lasciando il segno nella letteratura del Paese del Sol Levante grazie ai suoi lavori. Egli è ricordato soprattutto per la ricerca di un nuovo stile linguistico da usare in ambito letterario, insieme al collega Futabatei Shimei. Grazie agli studi legati alla letteratura inglese Tsubouchi Shōyō ha anche contribuito alla fruizione in Giappone di classici inglesi, prime fra tutte le opere di Shakespeare, di cui fu il principale traduttore.

Il contesto storico: il Giappone della Restaurazione Meiji

Tsubouchi Shōyō nasce a Ōta il 22 maggio 1859, in un periodo particolare della storia giapponese: lo shogunato Tokugawa stava infatti per crollare, dopo l’arrivo delle navi nere del commodoro Perry, in favore di quella che diventerà nota come Restaurazione Meiji, ovvero un periodo di modernizzazione per il Giappone, caratterizzato dal ristabilimento del potere imperiale e dall’apertura all’Occidente. Questo porterà a un incontro economico, sociale e culturale tra il Paese del Sol Levante e gli Stati industrializzati del mondo europeo e americano e le influenze che ne ricevette saranno innumerevoli.

Gli anni della formazione: la passione per la letteratura inglese e Shakespeare

Tsubouchi Shōyō si forma a Nagoya. Il suo interesse per la letteratura inglese inizia durante gli anni del liceo, quando studia con due professori americani che lo introducono all’opera di Shakespeare. Successivamente si trasferisce a Tokyo, dove studia alla Tōdai. Egli aveva intenzione di studiare Scienze Politiche per diventare un funzionario governativo, ma durante questo periodo segue le lezioni di un professore americano con una profonda conoscenza di Shakespeare, il che contribuisce a rafforzare gli interesssi di Tsubouchi Shōyō. Non a caso, egli inizierà a tradurre diverse opere dell’autore inglese, come Il mercante di Venezia, Otello, Romeo e Giulietta

Un episodio chiave nella carriera di Tsubouchi Shōyō

A un certo punto avviene un evento che lo colpisce particolarmente: il docente assegna un compito agli studenti, ovvero scrivere un componimento in cui devono esaminare un personaggio delle opere di Shakespeare. Tsubouchi sceglie la madre di Amleto, Gertrude. Lo scrive impregnato dell’etica del periodo Edo, ovvero considerare le cose da un punto di vista moralistico: questa donna commette azioni negative e quindi è un personaggio cattivo. Il professore gli mette un voto basso, lui se ne dispiace, ma allo stesso tempo cerca di capirne il perché: desiderava capire cosa ci fosse che al professore, americano, era chiaro ma a lui, giapponese, no.

Le influenze intellettuali sul pensiero dell’autore

Tsubouchi fa delle ricerche e prende in analisi due studiosi in particolare, che saranno per lui importanti in questo percorso, ovvero Motoori Norinaga, facente parte della scuola del Kokugaku ed Ernest Fenollosa, americano che era stato per un certo periodo a Tokyo. Si tratta di uno degli intellettuali a cui si deve una prima diffusione della cultura giapponese all’estero e la rivalutazione dell’arte giapponese. Grazie a ciò, infatti, gli stessi giapponesi iniziarono a capire l’immenso valore che essa possedeva. Ma è rilevante per Tsubouchi Shōyō soprattutto l’insistenza di Fenollosa sull’idea che l’arte fosse qualcosa al di là degli insegnamenti morali.

Shōsetsu shinzui: il saggio fondamentale sulla natura del romanzo

Tutte queste influenze lo portano a scrivere un saggio, Shōsetsu shinzui (L’essenza del romanzo), pubblicato nel 1885. Si tratta della prima opera della letteratura giapponese in cui si prende in analisi il romanzo, appunto shōsetsu in giapponese. Tsubouchi formula una teoria, il cui punto principale è che, secondo lui, il romanzo deve essere realistico.  All’inizio dell’opera spiega che di aver compreso che la letteratura può essere arte, può rappresentare qualcosa di più elevato, anche più della poesia. Particolare il fatto che scelga il termine bijutsu 美術 per arte, che è usato in giapponese per indicare le belle arti. Sottolinea il fatto che il valore artistico di un’opera non consiste nella sua utilità, ma è qualcosa che deve promuovere nella persona un’identificazione, un’emozione, per cui la letteratura, per lui, non è qualcosa di edificante e chi scrive non deve pensare di farlo per dare un insegnamento morale. Fa anche una distinzione tra romanzo didascalico e realistico, affermando che il primo non va bene, in quanto un’opera va giudicata con criterio artistico, non morale.

L’impatto di Shōsetsu shinzui e la questione dello stile per Tsubouchi Shōyō

Shōsetsu shinzui ha un’influenza enorme nel mondo intellettuale dell’epoca, che stava attraversando già una fase di cambiamento: molti uomini decidono di diventare scrittori poiché entusiasmati dalla lettura di quest’opera. Ma una parte problematica dell’opera è quella in cui parla dello stile di scrittura: qui lui non prende una posizione netta sull’utilizzo della lingua parlata per la scrittura (genbun itchi), ma si mantiene su un compromesso, uno stile a metà tra l’una e l’altra, ma che non soddisfa gli intellettuali.

Tsubouchi Shōyō e Mori Ōgai: la storica polemica letteraria

Da menzionare è anche la polemica che Tsubouchi Shōyō ha con lo scrittore Mori Ōgai. Egli voleva affermare l’importanza del giudizio oggettivo, come descritto in Shōsetsu shinzui. Conia un termine, ovvero botsurisō, che significa idealismo sommerso: non avere un atteggiamento idealistico, ma realistico. Ōgai invece era un romantico ed è per questo che attacca le posizioni di Tsubouchi e il loro scontro sarà documentato sui giornali dell’epoca.

L’applicazione pratica delle teorie: il successo di Saikun

Dopo Tōsei shosei katagi (Caratteri di studenti moderni), opera di non molto successo, ma innovativa nell’uso dei termini, scrive Saikun (Moglie), che rappresenta la completa applicazione dei concetti espressi da Tsubouchi Shōyō  in Shōsetsu shinzui. Vediamo infatti un’opera dai temi moderni: denuncia la condizione della donna, l’ipocrisia che governa la borghesia giapponese e ci fa entrare nello stato d’animo dei personaggi femminili, cosa inaspettata per l’epoca.

Da romanziere a drammaturgo, da studioso a professore: l’impatto di Tsubouchi Shōyō sulla cultura giapponese

Ma la sua carriera di scrittore è breve, in quanto a un certo punto smette di scrivere, senza che nessuno abbia mai saputo il perché di questa decisione. Intraprende però una carriera da drammaturgo, proseguendo nello studio delle opere di Shakespeare e arrivando a tradurle tutte. Scrive anche opere teatrali, come Shinkyoku Urashima, ovvero un’opera musicale in cui riprende la storia di Urashima Tarō. Egli insegna anche all’Università di Waseda per diversi anni, fondando un museo-biblioteca, tutt’oggi attivo. Nel 1925 si ammala gravemente, ma ciò non gli impedisce di proseguire con la sua attività: morirà 10 anni dopo, il 28 febbraio 1935.

 

Fonte immagine: Wikipedia

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