Durante gli anni ’80, il Giappone si ritrovò ad affrontare un periodo di innovazione e trasformazione dal punto di vista politico, economico e sociale. Parlando proprio dello sviluppo della società, in quegli anni venne registrato un notevole aumento del tasso di criminalità, prova di come la società giapponese stesse cambiando sotto il peso della modernizzazione e della globalizzazione. In questo contesto, a conferma di un crescente disagio sociale, ebbe luogo una delle vicende più macabre mai registrate in Giappone, che vide come protagonista Tsutomu Miyazaki.
Chi era Tsutomu Miyazaki?

Tsutomu Miyazaki nasce in una famiglia benestante ma estremamente disfunzionale, condizione che andò a incidere in modo significativo sulla sua psiche. Ad aggravare la sua condizione psicologica, già di per sé precaria, fu la sua condizione fisica. Nato prematuro, Tsutomu Miyazaki sviluppò una malformazione alle mani, condizione che lo rese vittima di episodi di bullismo. Questo lo portò a chiudersi in se stesso e a isolarsi dai suoi coetanei, alimentando quel turbine di negatività e pessimismo che dominava la sua mente. Per fuggire da questa realtà, Tsutomu Miyazaki trovò conforto nei manga, un interesse che lo portò a distogliere l’attenzione dagli studi, perdendo così il riconoscimento di “studente modello”. Tsutomu, infatti, era uno studente brillante, ma questa passione lo portò a distaccarsi dal mondo reale, relegandolo ai margini della società. Il giovane emarginato raggiunse il culmine del declino mentale con la morte del nonno, l’unico membro della sua famiglia con cui aveva un rapporto sincero. Da questo momento in poi, Tsutomu si trasformò in uno dei mostri più temuti del Giappone.
Gli omicidi che terrorizzarono il Giappone
Tra l’agosto 1988 e il giugno 1989, il Giappone fu costretto a vivere avvolto dal terrore a causa di una serie di sparizioni che ebbero luogo per lo più nella prefettura di Saitama. Fu proprio Tsutomu Miyazaki l’artefice del terrore che invase il paese, colpevole dell’omicidio di quattro bambine. Mari Konno fu la prima vittima dell’assassino, il quale si macchiò poi anche degli omicidi di Masami Yoshizawa, Erika Namba e infine Ayako Nomoto. Come documentato in numerose ricostruzioni del caso, lo schema d’azione di Tsutomu Miyazaki era sempre lo stesso: l’uomo catturava l’attenzione delle bambine con apparente gentilezza, offriva loro delle caramelle e le convinceva a seguirlo in luoghi appartati e isolati per poi ucciderle dopo aver guadagnato la loro fiducia.
L’arresto e la condanna
Le lunghe ricerche condotte dalla polizia locale, che fino a quel momento non avevano dato esiti positivi, cessarono il 23 luglio 1989. Quel giorno, Tsutomu Miyazaki, con l’intento di compiere il suo quinto omicidio, si avvicinò a due sorelle in un parco. Riuscì a dividerle portando con sé la più piccola, un atteggiamento che destò i sospetti della sorella maggiore, la quale avvisò subito il padre. Quest’ultimo, dopo aver segnalato l’accaduto alla polizia, si precipitò per salvare sua figlia e riuscì a cogliere in flagrante Tsutomu mentre scattava delle foto alla piccola senza vestiti. Accecato dall’ira, l’uomo aggredì Tsutomu, il quale riuscì a scappare, ma la sua breve fuga fu interrotta dall’arrivo della polizia.
Tsutomu venne inizialmente arrestato con l’accusa di molestie su minori. Tuttavia, quando la polizia iniziò a indagare sul suo passato, scoprì che dietro agli omicidi delle quattro bambine della prefettura di Saitama c’era proprio lui. Il processo contro colui che venne identificato dai media come “l’assassino otaku” iniziò il 30 marzo 1990. Tsutomu Miyazaki venne condannato alla pena capitale per i reati commessi, con la sentenza confermata il 14 aprile 1997. Questa triste storia rappresenta senza ombra di dubbio una delle pagine più oscure della storia giapponese, un racconto agghiacciante che ha lasciato un segno indelebile nella memoria della società giapponese.
Fonte immagine in evidenza: Wikipedia (Dipartimento di polizia metropolitana di Tokyo)