Il leone di Gripsholm: tassidermia da incubo

Il leone di Gripsholm: tassidermia da incubo

Nel suggestivo castello di Gripsholm, in Svezia, si trova una delle opere di tassidermia più discusse al mondo. C’è chi la considera un disastro senza pari, chi invece la trova irresistibilmente comica: è il celebre leone di Gripsholm. Ma qual è la sua storia? E soprattutto, perché è stato impagliato in modo tanto insolito? Scopriamone insieme la sorprendente storia.

Il leone di Gripsholm: un dono esotico per il Re di Svezia

Il celebre leone di Gripsholm ha una storia tanto curiosa quanto affascinante. Nel 1731, l’animale fu donato al re Federico I di Svezia, dal Signore di Algeri, come gesto di gratitudine per l’aiuto prestato dalla corte svedese ai naviganti algerini. All’epoca, ricevere un leone come dono diplomatico era un evento straordinario, capace di suscitare stupore e ammirazione. Quando era in vita, il leone visse probabilmente rinchiuso in una gabbia a Stoccolma, diventando una vera attrazione: una creatura esotica e misteriosa che pochi avevano mai visto dal vivo. La parte più memorabile della sua storia, però, cominciò purtroppo solo dopo la morte: quando si tentò di conservarlo con un’ambiziosa operazione di tassidermia, finita per trasformarlo, suo malgrado, in uno degli esemplari più celebri (e maldestri) di tassidermia nella storia europea.

La disastrosa impagliatura del leone di Gripsholm

Si decise di conservarne i resti tramite tassidermia, per permettere all’insolito dono di continuare a stupire anche da morto. Il problema? Il leone di Gripsholm era uno dei primi mai visti in tutta la Scandinavia. Nessuno, tantomeno il tassidermista incaricato, aveva mai osservato dal vivo un leone vero. Così, quando si ritrovò tra le mani la pelle e le ossa dell’animale, l’artigiano (che ancora oggi rimane anonimo) fece del suo meglio, guidato più dall’immaginazione che dall’esperienza. È molto probabile, infatti, che si sia ispirato ai leoni araldici raffigurati negli stemmi: lo suggeriscono la posa delle zampe e la caratteristica lingua ricurva. Il risultato? Un leone che, nonostante l’impegno e la buona volontà, soprattutto visto di fronte, non può che strappare un sorriso.

leone Gripsholmleone araldico
Fonte immagine: Wikimedia commons di Horemhat, licenza                            Fonte immagine: Wikimedia commons di Bingar1234, licenza

Da tassidermia tragica a meme glorioso

Oggi meme del web, il leone di Gripsholm suscita reazioni contrastanti: c’è chi lo guarda con tenerezza e simpatia, e chi invece lo trova così bizzarro da apparire quasi inquietante. La comunità scientifica, invece, lo considera un simbolo della tassidermia naïf, un esempio emblematico di come questa disciplina si presentasse prima di diventare una scienza rigorosa. Nonostante le opinioni divergenti, tutta questa attenzione, soprattutto online, ha rilanciato la sua fama, mantenendo viva la memoria di questo straordinario animale e la sua singolare storia.

Perché impagliarlo comunque?

Le mode tassidermiche durante l’illuminismo

Alcuni sostengono che il tassidermista avrebbe potuto, o forse dovuto, rifiutare l’incarico, dato che non aveva mai visto un leone in vita sua. In effetti, questa era una possibilità concreta: senza riferimenti visivi reali o esperienza diretta, il rischio di un risultato impreciso era altissimo. Tuttavia, per comprendere meglio la scelta di accettare il compito, bisogna considerare il contesto culturale dell’epoca.

Siamo nel pieno dell’Illuminismo, un periodo in cui le collezioni naturalistiche, e in particolare gli animali tassidermizzati, erano molto più di semplici curiosità: rappresentavano status, potere e conoscenza. Esporre creature esotiche impagliate era una maniera per affermare il prestigio di una corte o di un’istituzione, oltre che un modo per contribuire alla costruzione del sapere scientifico del tempo.

In questo scenario, anche un tassidermista inesperto davanti a una sfida senza precedenti poteva sentirsi spinto ad accettare l’incarico, sia per ambizione personale, sia per rispondere alle aspettative della committenza. Il risultato, per quanto lontano dalla realtà anatomica di un leone, divenne comunque parte integrante di quell’immaginario europeo che ancora oggi ci sorprende e diverte.

 Fonte immagine copertina: Wikimedia commons di Bingar1234 under license

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A proposito di Chiara Pia Giugliano

Classe '00, studentessa di lingue e culture africane e asiatiche all'Orientale. Scoprire e vivere nuove culture e tradizioni è ciò che più mi rende felice! Motivo per cui, appena posso, sono in viaggio! Compagna inseparabile delle mie avventure è la macchina fotografica, una delle mie più grandi passioni insieme all'arte, al cinema e alla lettura.

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