Con un’altitudine di oltre 5.000 metri sul livello del mare, La Rinconada si presenta come la città più alta del mondo. È conosciuta dai suoi abitanti anche come la durmiente (l’addormentata), per la conformazione delle montagne che si estendono alle sue spalle, le quali ricordano una donna sdraiata.
Geografia e clima del territorio
Situata nel Distretto di Ananea, in Perù, La Rinconada è considerata la vetta del mondo per la sua vicinanza alla stratosfera. Geograficamente, la città è situata tra le catene montuose delle Ande, un territorio ostile all’uomo a causa del suo clima della tundra alpina, della scarsa vegetazione e delle difficili condizioni generali di vita. Le estati sono umide e piovose e gli inverni secchi e freddi, e le temperature giornaliere possono subire rilevanti variazioni. La temperatura media registrata è di 1,3 gradi, e le escursioni termiche determinano una condizione assai complicata per il settore agricolo, che fatica a sopravvivere. La Rinconada risulta praticamente invivibile per coloro che non siano abituati a un’altitudine così elevata: giornalisti provenienti da diverse zone del mondo, come documentato da reportage come quello del National Geographic, si sono recati sul posto per raccontarne la realtà sociale e hanno lamentato forti mal di testa causati dalla mancanza di ossigeno, sensazioni costanti di vomito e vertigini. Insomma, l’invito a visitare questa città è riservato solo agli avventurieri più estremi.
Le condizioni di vita: miniere d’oro e povertà
La Rinconada conta approssimativamente 50.000 abitanti, quasi tutti provenienti dalla vicina Bolivia o da altre città del Perù. Pochi sono gli abitanti originari del posto e molti ci vivono solo temporaneamente. Il settore minerario è l’impiego principale per gli uomini, data la fitta presenza di miniere dovute alla geomorfologia del territorio. È una tendenza comune, infatti, per i forestieri, prestare manodopera nelle miniere per racimolare denaro prima di tornare al proprio paese. Tuttavia, a causa della mancanza di adeguate misure di sicurezza, le condizioni nelle cave sono precarie, con un alto tasso di morti sul lavoro. Gli uomini sono costretti a lavorare quotidianamente in cunicoli stretti e claustrofobici, con un’esposizione continua a pericoli come crolli o esalazioni di metano e cianuro. Inoltre, a causa dei lavori in miniera, un’ingente quantità di mercurio viene rilasciata abitualmente nelle falde acquifere, contribuendo all’inquinamento. Se da un lato le condizioni lavorative maschili appaiono precarie e altamente pericolose, dall’altro l’occupazione femminile scarseggia. Le donne rivestono prevalentemente il ruolo di pallaqueras, un’attività ancestrale che consiste nel recuperare manualmente frammenti d’oro dai residui rocciosi della miniera, destinati poi alla vendita.
La criminalità nella “città senza leggi”
La Rinconada presenta un elevato tasso di criminalità, tale da renderla una delle città più pericolose al mondo, definita anche la ciudad sin ley (la città senza leggi). Questo posto, freddo e inquinato, si presenta come un terreno fertile per traffici illeciti e omicidi. Inoltre, una fetta della popolazione femminile, costituita prevalentemente da donne minorenni, si trova coinvolta nel fenomeno della prostituzione. Come spesso accade, queste giovani donne, provenienti soprattutto dalla Bolivia, vengono attratte sul posto con la promessa di condizioni di vita agiate, che puntualmente si rivelano una menzogna. L’alto tasso di criminalità di questa zona del mondo, da molti considerata addirittura infernale, deriva dalla sua posizione geografica e dal clima, sfavorevoli a condizioni lavorative dignitose e a qualsiasi iniziativa di svago sociale. I giovani sono, quindi, costretti a migrare altrove per cercare fortuna.
Fonte Immagine in evidenza: fotografia di Omar Lucas su Wikimedia