Patrimoni UNESCO in Giappone: 4 da visitare

Giappone: 4 tesori UNESCO da scoprire

Il Giappone è senz’altro un paese che, negli ultimi anni, è diventato sempre più gettonato dai turisti e che ha tante tradizioni e tanta bellezza da offrire. Ad oggi, i patrimoni UNESCO in Giappone contano in totale 25 siti. La storia che possiede una nazione come il Giappone non è da sottovalutare, molto spesso si tende a dimenticare quanti tesori siano stati ereditati e conservati nel tempo.

In questo articolo ci soffermeremo su 4 patrimoni UNESCO da scoprire.

4 siti UNESCO in Giappone da conoscere 

Monumenti storici dell’antica Kyoto: Il tempio di Shimogamo

https://it.wikipedia.org/wiki/Santuario_di_Kamo#/media/File:Shimogamo_01.jpg


Kyoto, soprannominata anche “città dai mille templi”, è considerata dal 1994 parte del patrimonio dell’Unesco, e all’interno di essa possiamo trovare un trionfo di architettura risalente al periodo dello Shogunato, dedicata principalmente ai culti shintoisti e buddhisti. Di particolare interesse abbiamo i due santuari di Kamo: Il Santuario di Shimogamo e il Santuario di Kamigamo, entrambi datati rispettivamente VI e VII secolo.   

Ci soffermeremo in particolare sul santuario di Shimogamo, il più antico tra i due. Sorge in tutta la sua eleganza classicheggiante sulla famosa Tadasu no mori, un antico bosco a cui si associano poteri spirituali in grado di allontanare spiriti maligni e malevoli. Il santuario è famoso per la sua architettura unica e slanciata, i colori brillanti esaltano il legno e i tetti in corteccia di Cipresso. È uno dei luoghi principali in cui i giapponesi festeggiano l’Aoi Matsuri, festa tradizionale shintoista che cade il 15 di maggio di ogni anno, dedicata alla venerazione dei Kami protettrici del tempio. Questo in particolare è dedicato a Kamo no Mikoto e sua figlia, Tamayori hime.

Santuario di Itsukushima

https://it.wikipedia.org/wiki/Santuario_di_Itsukushima#/media/File:Itsukushima_Gate.jpg

Costruito intorno al VI secolo secondo l’ordine di Taira No Kiyomori, il signore più potente di tutta l’epoca Heian, l’edificio è stato riedificato più volte a seguito di disastri naturali avvenuti nel corso dei secoli. Nonostante ciò, il suo aspetto non è cambiato dal 1168, ed è una delle più grandi attrazioni turistiche giapponesi, e la parte più famosa del posto è il suo Torii, un portale costruito in legno di canfora che sembra fluttuare sull’acqua come per magia. Negli anni è stato riproposto in varie forme d’arte, dalla pittura alla fotografia.

Castello di Himeji

https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Himeji#/media/File:Himeji_castle_in_may_2015.jpg

È stato riconosciuto come parte dei patrimoni UNESCO in Giappone nel 1993, chiamato anche Castello dell’Airone Bianco, si erge in tutta la sua eleganza il complesso del castello di Himeji, nella prefettura di Hyogo. Anche questo tesoro è stato più volte attaccato da vari danni, dai disastri naturali a incendi, e nel 2015 ha subito una restaurazione che aveva come obiettivo il riportarlo alla sua antica bellezza. Presenta circa sette piani, che possono essere visitati, e delle splendide mura di un bianco accecante che gli conferiscono un aura austera e  nobile.

Questo complesso così grande, oltre a comprendere altri edifici e torri, presenta anche una serie di nove giardini suddivisi da mura, il Koko-en, e sono tutti stati ispirati dalle quattro stagioni.


Iwami Ginzan

https://it.wikipedia.org/wiki/Iwami_Ginzan#/media/File:Iwami_Ginzan_Silver_Mine,_Ryugenji_Mabu_Mine_Shaft_001.JPG

Con l’ultimo tesoro che vi presentiamo, ci allontaniamo dalle eleganti architetture giapponesi e ci spostiamo verso qualcosa di più particolare. È entrato a far parte dei patrimoni UNESCO in Giappone nel 2007, nonostante il dissenso da parte dell’ICOMOS, che non riteneva la miniera degna del titolo, rinnegandone il valore universale.
L’Iwami Ginzan è infatti una miniera d’argento, e intorno al VII secolo, con l’aiuto di un milione di lavoratori, produceva un terzo della produzione mondiale, coniando monete durante l’era dello Shogunato Tokugawa e commerciandolo con altre nazioni, tra cui Cina e Corea per via marittima. La miniera si rivelò una scoperta, ma più il minerale veniva estratto più si doveva andare a scavare in profondità, arrivando a costi di produzione molto elevati e alla chiusura definitiva nel 1923. Nei pressi del patrimonio si trova il villaggio dove alloggiavano i minatori, anch’esso conservato molto bene e considerato parte del patrimonio culturale.

Fonte Immagine in evidenza: Pixabay
Fonte Immagini nel testo: Wikipedia

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