L’India, un territorio esteso e vivo nella sua accezione più pura del termine. Chiunque abbia visitato il paese o visto foto e video delle strade indiane sa della vivacità che si vive in questi territori: mercati, odori, traffico interminabile e clacson. Tutto ciò anima le storiche vie del paese, un’esplosione di vita a tutti gli effetti, ma in India c’è anche la morte: sono un milione i fedeli che ogni anno decidono di morire a Varanasi, così facendo, sperano di spezzare il ciclo di vita e di morte del Samsara.
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La città di Varanasi
La città di Varanasi bagnata dal Gange e animata da culti induisti, è una delle città più sacre del territorio indiano. Conosciuta anche come Kashi, la “città della luce”, è considerata la dimora terrena del dio Shiva. Situata a nord-est dell’India, Varanasi è una delle città più antiche al mondo e sicuramente la più sacra per i fedeli induisti. Gli oltre tre milioni di abitanti della città assistono quotidianamente ai riti dedicati a coloro che si recano a morire qui. Lungo le sponde del fiume Gange si trovano i Ghat, scalinate che scendono fino alle acque del fiume sacro; è proprio in questi luoghi che avvengono i numerosissimi rituali della città, tra cui proprio le cremazioni.
Il Manikarnika Ghat è il più importante Ghat sul Gange ed è attivo tutto il giorno: dall’alba al tramonto. Morire a Varanasi, nei Ghat, è un momento sacro per l’Induismo. Esistono cinque categorie di persone che non possono essere soggette a cremazione:
- Donne incinte e bambini, perché considerati innocenti;
- Sadhu perché, avendo vissuto una vita di rinunce senza fissa dimora, non possiedono peccati da purificare col fuoco;
- Lebbrosi e morti per morso di cobra in quanto visti come rappresentazioni di Shiva.
Non essendo soggetti a cremazione, i corpi di queste persone vengono portati al largo del fiume Gange e, legati a un masso, immersi nelle sue acque.
Si stima che ogni anno circa 100.000 persone si rechino a morire a Varanasi e sono circa trecento i corpi che ogni giorno vengono cremati al Ghat di Manikarnika.
Come avviene il rituale?
Parliamo di una cremazione totalmente naturale, il cui materiale principale è il legno. Per bruciare completamente un corpo ne occorre una grande quantità, per questo morire a Varanasi può essere molto costoso. Il costo varia in base al tipo di legno utilizzato; il più pregiato e desiderato è il legno di sandalo. La gestione del rito è affidata alla casta dei Dom, gli unici autorizzati a toccare i defunti e a custodire il fuoco sacro che, secondo la leggenda, arde ininterrottamente da secoli. Dopo aver ricoperto il corpo con un sudario colorato (solitamente rosso o arancione per le donne, bianco per gli uomini) è tutto pronto per la cremazione: il corpo brucia per circa tre o quattro ore e infine le sue ceneri vengono gettate nel sacro fiume del Gange.
Fase del rituale | Descrizione e significato |
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Preparazione del corpo | Il defunto viene lavato nelle acque del Gange e avvolto in un sudario. |
La pira funebre | Viene costruita con una specifica quantità di legno; il costo varia in base alla qualità. |
Accensione del fuoco | Il parente maschio più prossimo (solitamente il figlio maggiore) accende la pira con il fuoco sacro custodito dai Dom. |
La cremazione | Il processo dura circa 3-4 ore, durante le quali il corpo viene consumato dalle fiamme. |
Dispersione delle ceneri | Le ceneri vengono raccolte e sparse nel Gange per completare il ciclo e favorire la liberazione. |
Perché morire a Varanasi?
Come detto precedentemente, essere cremati a Varanasi significa ottenere la liberazione definitiva. Nella fede induista, questo concetto è chiamato Moksha: la fine del Samsara, il ciclo continuo di morte e rinascita a cui tutte le anime sono soggette. Morire ed essere cremati in questo luogo sacro permette all’anima di raggiungere uno stato di beatitudine eterna, interrompendo la catena delle reincarnazioni. Oltre alle numerosissime cremazioni che quotidianamente avvengono nella città, lungo i Ghat si svolgono tanti altri rituali sia pubblici che privati. Molto spesso le persone si bagnano nelle acque sacre del fiume, lavano le loro vesti o meditano lungo le scalinate. In onore della dea Ganga, ovvero la personificazione in divinità femminile del fiume, vengono svolte numerose cerimonie come il Ganga Aarti, un suggestivo rituale di offerta che utilizza il fuoco.
Consigli per assistere al rito con rispetto
Assistere a una cremazione a Varanasi è un’esperienza intensa e profondamente spirituale. È fondamentale avvicinarsi con il massimo rispetto. La regola più importante è: non scattare fotografie né registrare video delle pire funebri. Questo gesto è considerato una grave mancanza di rispetto verso il defunto e la sua famiglia. È possibile osservare da una distanza rispettosa, in silenzio, comprendendo che si sta assistendo a un momento privato e sacro, sebbene si svolga in pubblico. Mantenere un abbigliamento consono e un comportamento sobrio è essenziale per onorare la sacralità del luogo, come indicato anche dalle guide del distretto di Varanasi.
La morte, in questo contesto, assume un significato completamente diverso: è un evento pubblico, che si mostra davanti agli occhi di tutti. Non è una morte triste: morire a Varanasi è la più alta ambizione per un induista.
Fonte immagine in evidenza: foto di yogendras31 da Pixabay
Articolo aggiornato il: 13/09/2025