Visitare il Turkmenistan, il paese più bizzarro al mondo

Visitare il Turkmenistan è una delle imprese più complesse e affascinanti per un viaggiatore contemporaneo. Non esistono voli low-cost, né itinerari fai-da-te: tutto è filtrato da uno Stato tra i più chiusi e controllati al mondo. Nonostante ciò, il mistero che avvolge questa nazione esercita un fascino magnetico su chi è in cerca di esperienze fuori dal comune. Prima di scoprire tutto quello che occorre per visitare il Turkmenistan, vediamo innanzitutto perché farlo.

Visitare il Turkmenistan
Il Turkmenistan evidenziato in verde – Fonte immagine: Wikipedia

Visitare il Turkmenistan: la capitale Aşgabat

Benvenuti nella capitale dei Guinness World Records. Aşgabat detiene il record per il maggior numero di edifici in marmo bianco al mondo. Le strade sono larghe, deserte e pulitissime: tutto è simmetrico e scintillante, al punto da sembrare una città uscita da un rendering 3D. Di notte, la città è illuminata come Las Vegas… ma senza nessuno in giro. Una capitale costruita per impressionare, più che per vivere.

Cosa vedere ad Aşgabat:

  • L’Arco della Neutralità, un’enorme struttura sovrastata dalla statua dorata di Saparmurat Nyýazow (Turkmenbashi), il padre fondatore della patria. Un tempo ruotava per seguire il sole. Celebra la “neutralità permanente” del Paese, che evita formalmente alleanze militari;
  • Il Monumento all’Alabai, un cane da pastore locale considerato patrimonio nazionale. Ha una statua d’oro alta 6 metri;
  • Il Museo del Tappeto Turkmeno, con il tappeto più grande del mondo e pezzi antichi di valore inestimabile;
  • Il monumento al melone, dedicato a… sì, proprio a quello, al melone, orgoglio dell’agricoltura locale.

Curiosità: Fotografare edifici pubblici è formalmente vietato. Chiedi sempre alla guida se puoi scattare.

Visitare il Turkmenistan
Squarcio della capitale Aşgabat – Fonte immagine: Wikipedia (Kalpak Travel)

La Porta dell’Inferno: il cratere che arde da 50 anni

A circa 260 km a nord di Aşgabat, nel bel mezzo del deserto del Karakum, si apre un’enorme voragine che brucia ininterrottamente dal 1971: il cratere di Darvaza, soprannominato la Porta dell’Inferno. È una delle attrazioni più iconiche del paese, nonché e una delle più inquietanti.

Com’è nato il cratere? Durante un’operazione di trivellazione sovietica per cercare gas naturale, il terreno collassò, creando un’enorme buca. Gli ingegneri decisero di incendiarlo per evitare che il metano si diffondesse, pensando che si sarebbe spento in pochi giorni. Sta ancora bruciando.

Oggi è diventato un luogo di pellegrinaggio per chi ama l’insolito. Si dorme in tenda, si mangia attorno al fuoco, si ascolta il vento caldo che sibila nel buio. Il cratere è enorme (circa 70 metri di diametro) e di notte sembra davvero un portale aperto sull’Aldilà.

Consiglio: il cratere non è segnalato da cartelli. Serve una jeep, una guida esperta e un buon orientamento. Le agenzie includono spesso Darvaza come “gran finale” del tour.

Il cratere di Darvasa – Fonte immagine: Wikipedia (Tormod Sandtorv)

Il Ruhnama: il libro sacro scritto da un dittatore

Tra le tante stranezze turkmene, una merita un capitolo a parte: il Ruhnama, letteralmente “Libro dell’Anima”. È un testo scritto dal primo presidente Nyýazow, che mescola autobiografia, mitologia turkmena, citazioni bibliche, precetti morali e propaganda. È stato trattato per anni come un vero e proprio testo sacro.

A cosa serviva?

  • Si studiava a scuola: dal primo ciclo fino all’università.
  • Era necessario per ottenere la patente: durante l’esame si facevano domande sul testo.
  • Veniva letto in moschea, accanto al Corano.
  • Una copia è stata addirittura lanciata nello spazio.

Dopo la morte di Nyýazow nel 2006, il suo successore, Gurbanguly Berdymukhamedov, ha lentamente ridimensionato il culto del libro, ma non quello del potere: ha scritto numerosi testi (uno sui cavalli, uno sui cani, uno sulla medicina), tutti divenuti best-seller per decreto.

Nota: Il Ruhnama è oggi disponibile in PDF anche in inglese (lo trovi qui). Leggerlo è come sfogliare la mente di un tiranno poetico: affascinante e disturbante allo stesso tempo.

Monumento al Ruhnama nella città di Aşgabat – Fonte immagine: Wikipedia (Peretz Partensky)

Turkmenistan, uno dei Paesi meno visitati al mondo

Il Paese è tra i meno visitati al mondo, non perché manchino attrazioni o paesaggi spettacolari, ma perché l’accesso è rigidamente controllato. Basti pensare che per ottenere un visto turistico serve rivolgersi a un’agenzia autorizzata e prenotare un tour completo con guida obbligatoria. Niente viaggi in autonomia: ogni spostamento deve essere supervisionato, ogni hotel approvato dallo Stato, in pieno stile Corea del Nord. Il tasso di rifiuto per i visti individuali è tra i più alti al mondo.

Per dare un’idea: nel 2019 il Turkmenistan ha accolto meno turisti dell’Antartide. Una cifra che riflette il livello di isolamento in cui vive questo paese dell’Asia Centrale, che resta uno degli ultimi baluardi del totalitarismo post-sovietico. E proprio per questo, paradossalmente, esercita un certo fascino su viaggiatori estremi, documentaristi e amanti del “luogo dove nessuno va”.

La bandiera del Turkmenistan è di colore verde scuro (simbolo dell’Islam e di fertilità), con una striscia verticale rossa sul lato sinistro, che contiene cinque motivi ornamentali tradizionali (detti gül) e due rami di ulivo. Ogni motivo rappresenta una delle principali tribù storiche turkmene. In alto a destra ci sono una mezzaluna bianca (simboleggia la fede musulmana sunnita) e cinque stelle (indicano le cinque province del Paese e i cinque pilastri fondamentali dell’Islam). Fonte immagine: Wikipedia

Visitare il Turkmenistan: come fare

Per entrare in Turkmenistan come turista, dunque, è obbligatorio prenotare un tour organizzato tramite un’agenzia accreditata presso il governo. Le più affidabili si trovano in Turchia, Uzbekistan e Russia. La procedura standard è questa:

  • Contatti l’agenzia, comunichi le date del tuo viaggio e l’itinerario desiderato (solitamente tra i 5 e i 10 giorni).
  • Loro inviano una lettera d’invito (LOI – Letter of Invitation) al Ministero degli Affari Esteri turkmeno.
  • Una volta approvata (può richiedere 2-3 settimane), ritiri il visto all’arrivo in aeroporto o al confine terrestre (con pagamento in contanti).
  • Nel frattempo prenoti volo e hotel approvati.

Attenzione: il visto può essere negato senza spiegazioni, soprattutto se viaggi da solo, sei giornalista o hai passaporto con visti per Paesi “sensibili”.

Un’altra peculiarità: non puoi muoverti liberamente nel Paese. Durante tutto il soggiorno, sarai accompagnato da una guida turkmena ufficiale. Questo non è un optional: è obbligatorio per legge. La guida, oltre a fare da interprete e cicerone, ha anche il ruolo di “garante” davanti alle autorità. Qualunque deviazione dal percorso previsto deve essere autorizzata.

I costi non sono bassi: un pacchetto di 7 giorni parte da circa 1.200-1.500 euro, voli esclusi. Il prezzo include visto, guida, trasporti interni, hotel e alcuni pasti. Il cratere di Darvaza, per esempio, richiede un’escursione notturna in jeep nel deserto, spesso con pernottamento in tenda.

Puoi arrivare in aereo ad Aşgabat (via Istanbul o Dubai) oppure via terra da Uzbekistan (confine di Dashoguz o Farap), Iran, o raramente dal Kazakistan. Alcuni valichi sono chiusi o accessibili solo ai turkmeni.

Visitare il Turkmenistan
In Turkmenistan, il tappeto non è solo un oggetto: è identità, tribù, orgoglio nazionale. Cinque dei suoi motivi tradizionali compaiono persino sulla bandiera. Fonte immagine: Wikipedia (Martijnmunnek)

Turkmenistan oggi: la diplomazia del gas

È importante sottolineare che il Turkmenistan è tutt’altro che irrilevante a livello geopolitico, nonostante la sua chiusura verso il turismo e la stampa internazionale. Infatti, il Paese è situato su una delle quarte riserve mondiali di gas naturale, che rappresentano il vero motore (e il freno) della sua politica estera.

La linea ufficiale del governo è quella della “neutralità permanente”, riconosciuta persino dalle Nazioni Unite nel 1995. Questo significa che il Paese mantiene un profilo di isolamento calcolato ed evita formalmente alleanze militari. In realtà, però, il gas turkmeno lo lega a partner chiave: Cina, Russia e (più recentemente) Turchia e Iran.

La Cina è oggi il principale acquirente di gas turkmeno, tramite il gasdotto dell’Asia Centrale. Questo ha spostato l’asse geopolitico da Mosca a Pechino. La Russia, un tempo monopolista energetico, mantiene però influenza culturale e linguistica (il russo, dopo il turkmeno, è la lingua più parlata). L’Unione Europea, invece, guarda al gas turkmeno come fonte alternativa, ma i progetti per un gasdotto attraverso il Caspio (Trans-Caspian Pipeline) si arenano ciclicamente. Il regime, in cambio, usa l’energia come arma di stabilità: mantiene sussidi, elettricità gratuita e benzina a basso prezzo, riducendo al minimo le proteste interne.

Curiosità: mentre i cittadini ricevono gas gratuito per cucinare, le esportazioni vengono trattate in yuan, rubli o euro. Il gas è pubblico, ma la politica è altamente opaca.

Cerimonia di completamento del tratto turkmeno del gasdotto Turkmenistan-Afghanistan-Pakistan-India. Fonte immagine: Wikipedia (Allan Mustard)

Perché visitare il Turkmenistan oggi?

Visitare il Turkmenistan è un’esperienza di disorientamento controllato più che un semplice viaggio. Un Paese che sembra non voler turisti, e proprio per questo attira quelli più determinati. Ogni monumento, ogni strada, ogni regola, ogni centimetro di questo Stato trasmette l’idea che qui il tempo si sia fermato a metà tra l’URSS e un sogno delirante di grandezza. Non è per chi cerca comodità o selfie instagrammabili. È per chi cerca l’inspiegabile e l’assurdo. E in quell’assurdo, trova anche bellezza.

 

Fonte immagine in evidenza: Wikipedia (David Stanley)

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