In Occidente si tende a utilizzare la parola yoga al singolare, ma sarebbe più corretto parlare di tanti yoga, poiché è sempre stata una pratica eterogenea. Lo yoga moderno comprende tutte le trasformazioni subite dalla disciplina nel momento in cui è diventata un fenomeno globale, soprattutto in epoca coloniale. Quello che viene praticato attualmente, infatti, è uno yoga diverso da quello pre-moderno.
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L’arrivo dello yoga in Occidente nell’Ottocento
Quando l’India diventò colonia inglese nel 1800, la cultura indiana iniziò a diffondersi in Europa su due direttrici: una colta (Indologia) e una più legata a esoterismo e occultismo, come la Società Teosofica. La percezione dello yoga era strettamente legata all’immagine dello yogin, visto come un fachiro o un mago. Lo yoga veniva spesso confuso con la magia e con il tantra, considerato scandaloso e censurato dall’élite indiana, ansiosa di presentare all’Occidente un’immagine più “rispettabile” della propria cultura.
La nascita dello yoga moderno viene convenzionalmente fissata al 1893, quando Swami Vivekananda partecipò al Parlamento Mondiale delle Religioni a Chicago. Il suo discorso ebbe un enorme risalto. Vivekananda presentò una forma di yoga nuova per il pubblico occidentale: un universalismo religioso privo di elementi scandalosi. Il concetto chiave delle sue opere fu quello dello Raja Yoga, in opposizione allo Hatha Yoga, visto come inferiore. Lo yoga vero, per lui, doveva essere casto, mentale e spirituale, incentrato sulla mente e non necessariamente sulle posizioni corporee.
Periodo storico | Evoluzione chiave dello yoga |
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Antico / Pre-moderno | Pratica eterogenea, spesso ascetica, con focus su meditazione, respirazione e, in alcune correnti (Hatha), sul corpo |
Fine ‘800 (Vivekananda) | Introduzione in Occidente come filosofia spirituale (Raja Yoga). L’enfasi è sulla mente e sulla meditazione, il corpo è secondario |
Inizio ‘900 (Krishnamacharya) | Rinascita dello Hatha Yoga in India, influenzato dalla cultura fisica occidentale. Nasce lo yoga posturale moderno, con focus su salute e benessere |
Anni ’60 – oggi (Globale) | Diventa un fenomeno di massa. La pratica si diversifica in innumerevoli stili, integrando concetti di auto-realizzazione e benessere psicofisico |
La trasformazione posturale nel Novecento
Tra il XIX e il XX secolo, in Occidente si ebbe un rinnovato interesse per la cultura fisica, un “fermento somatico” che vide la nascita di nuove correnti di ginnastica. Dagli anni ’20 del 1900, maestri come Swami Kuvalayananda, Sri Yogendra e soprattutto Tirumalai Krishnamacharya (spesso definito il “padre dello yoga moderno”) iniziarono a insegnare una nuova forma di pratica. Si trattava di uno Hatha Yoga rivisitato, che integrava le influenze occidentali. Questi maestri elaborarono forme di yoga posturale che privilegiassero l’esecuzione delle asana con un effetto terapeutico e salutistico, mettendo l’aspetto spirituale in secondo piano. Questo approccio, come analizzato in studi come quelli del Kripalu Center, ha posto le basi per lo yoga che conosciamo oggi.
A partire dagli anni Sessanta, lo yoga iniziò a diffondersi in Occidente come fenomeno di massa, comparendo persino sulle pagine di Vogue. Si trasformò sempre più in una pratica che ricercava l’unione tra corpo, mente e spirito, intesa come salute mentale, fisica e spirituale.
Lo yoga nell’epoca contemporanea
Lo yoga contemporaneo è frequentemente legato all’auto-realizzazione e allo sviluppare il proprio potenziale. Molti insegnanti affermano di proporre uno yoga “tradizionale”, ma è impossibile che le tecniche posturali attuali siano le stesse di mille anni fa. In realtà, la pratica dello yoga è caratterizzata da un processo di mutamento perenne, spinto anche dal mercato, che favorisce la creazione di nuovi stili e l’assimilazione di altre discipline. Questo fenomeno è stato approfondito da diversi studi accademici sulla globalizzazione dello yoga.
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Articolo aggiornato il: 08/09/2025