Yoga moderno: la sua evoluzione dall’800 a oggi

Yoga moderno

In Occidente si tende generalmente ad utilizzare la parola yoga al singolare, come se fosse una realtà ancestrale monolitica che rimane sempre la stessa nel tempo. In realtà sarebbe più corretto parlare di tanti yoga, poiché è sempre stata una pratica piuttosto eterogenea. Lo yoga moderno comprende tutte le trasformazioni e le aggiunte subite dallo yoga nel momento in cui è diventato un fenomeno globale condiviso anche da altre culture, soprattutto in epoca coloniale, infatti quello che viene praticato attualmente è uno yoga diverso da quello originale pre-moderno.

Lo yoga moderno nell’Ottocento

Dal momento in cui l’India diventò colonia Inglese nel 1800, il pensiero e la cultura indiane iniziarono a diffondersi in Europa su due direttrici: una colta e una più legata ad esoterismo e occultismo. La prima, definita anche Indologia, nacque all’inizio dell’Ottocento con William Jones, un filologo orientalista e precursore dell’indoeuropeistica, che fu probabilmente il primo ad accorgersi di un’analogia tra Sanscrito, Latino e Greco. Un altro filologo ed orientalista, Friedrich Max Müller, pubblicò invece una raccolta di cinquanta testi intitolati Sacred books of the East, che contribuirono a far conoscere il pensiero e i testi religiosi dell’India all’Europa colta del tempo. La seconda direttrice era formata da esoteristi e occultisti, che iniziarono a guardare all’India come a una remota terra di saggezza. Nel 1875 a New York nacque la Società Teosofica grazie agli occultisti Helena Petrovna Blavatsky e Henry Steel Olcott, successivamente si trasferì in India, dove ancora è situata la sede centrale. Verso la fine del 1800 l’India venne considerata patria di saggezza ancestrale e i teosofi furono presumibilmente i primi a spostare l’attenzione su di essa.

La percezione dello Yoga in Europa in questo periodo era strettamente legata all’immagine dello yogin, visto quasi come un fachiro, un mago o un elemento poco raccomandabile che rappresentava un lato irrazionale dell’India, nota terra di misticismo. Lo yoga venne spesso confuso con la magia e con il tantra, considerato uno scandalo e censurato in epoca coloniale da intellettuali e dall’élite indiana, ansiosa di presentare all’Occidente il lato migliore della cultura dell’India.

La nascita dello yoga moderno viene fissata al 1893 quando Swami Vivekananda partecipò al Parlamento Mondiale delle religioni a Chicago, un evento in cui la sua presenza e il discorso che pronunciò ebbero un enorme risalto. Egli riuscì a rappresentare un raccordo tra il mondo Orientale e quello Occidentale e fece emergere una forma di yoga nuova rispetto a quella percepita fino a quel momento. Vivekananda si presentò in maniera diversa e meno scandalosa per il pubblico occidentale e il suo messaggio fu di universalismo religioso, privo di elementi scandalosi tipici della percezione comune dello yoga. Egli promosse ideali incentrati sul trovare il proprio sé e guardarsi dentro tramite la pratica dello yoga e il concetto chiave delle sue opere fu quello dello Raja Yoga, in opposizione con lo Hatha Yoga, visto come inferiore e non meritevole di attenzione. Lo yoga vero doveva essere casto, mentale e spirituale e non aveva nulla a che vedere con le tecniche corporee. Per Vivekananda la pratica delle posizioni infatti non era per forza necessaria perché tutto era incentrato sulla mente.

Tra il diciannovesimo e ventesimo secolo in Occidente si ebbe un rinnovato interesse per la cultura fisica che possiamo definire una sorta di fermento somatico. Divennero famosi personaggi come Genevieve Stebbins, inventrice della Ginnastica Armonica, e nacquero associazioni come la YMCA (Young Men’s Christian Association) e nuove correnti di educazione fisica, come quella svedese di Niels Bukh.

Lo yoga moderno nel Novecento

Dagli anni ‘20 del 1900 iniziò una rinascita dello Hatha Yoga in India e maestri come Swami Kuvalayananda, Sri Yogendra, Swami Shivananda e Tirumalai Krishnamacharya iniziarono ad insegnare una nuova forma di pratica yogica, una sorta di Hatha Yoga rivisitato alla luce del fermento somatico che stava avvenendo. Questi maestri elaborarono forme di yoga posturale che potessero competere con quelle quelle estere e che privilegiassero soprattutto l’esecuzione delle posture con un effetto terapeutico e salutistico, mentre quello spirituale venne messo in secondo piano.

A partire dagli anni Sessanta in Occidente lo yoga iniziò a diffondersi come fenomeno di massa fino a comparire anche sulle pagine di Vogue, con uno scatto che rappresentava Swami Satchidananda e Veruschka Von Lehndorff che testimonia la trasformazione dello yoga in una sorta di fenomeno pop. Si trasformò così sempre più una pratica che ricercava il valore dell’armonia e l’unione tra corpo mente e spirito intesa come salute mentale, fisica e spirituale e diventò mainstream nel decennio successivo.

Lo yoga nell’epoca contemporanea

Lo yoga contemporaneo è frequentemente legato alla auto-realizzazione e allo sviluppare a pieno il proprio potenziale tramite la pratica delle tecniche fisiche e spirituali. Molti insegnanti affermano di insegnare lo yoga tradizionale, originario e legato alle sue radici, tuttavia è impossibile che le tecniche posturali attuali siano le stesse nate mille anni fa in India o quelle giunte in Europa verso la fine del diciannovesimo secolo. In realtà la pratica dello yoga è caratterizzata da un processo di mutamento perenne, spinto anche dal mercato, che favorisce la creazione continua di nuove pratiche e l’assimilazione di altre provenienti ad esempio dal taoismo o la bioenergetica.

Fonte immagine: Freepik

A proposito di De Fenzo Benedetta

Benedetta De Fenzo (1995) studia Coreano e Giapponese presso l'Università di Napoli L'Orientale. Nel tempo libero si dedica alle sue passioni principali: la cucina, la musica, gli animali e la letteratura.

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