La Pipe Bomb di Cm Punk: il wrestling è morto

La Pipe Bomb di Cm Punk

La Pipe Bomb di Cm Punk ha  segnato un punto di non ritorno per il mondo del wrestling, determinando il corso che il business avrebbe preso da lì ai successivi 14 anni

“This Fire Burns” ha appena finito di risuonare per lo stage, un uomo con delle fasciature alle mani, stanco delle ipocrisie aziendali e dei soprusi subiti nel corso di tanti anni di onorato servizio, è seduto a gambe incrociate, mentre tiene in pugno il proprio strumento di lavoro preferito: il microfono. Si sta scagliando contro le politiche tenute fino a quel momento dall’azienda nella quale lavora, facendo nomi e cognomi di gente spinta a forza in alto, semplicemente perché ha saputo vendersi meglio o leccare meglio il sedere al grande capo.

In quel momento sta compiendo una vera e propria rottura della quarta parete, diventando idealmente e praticamente “la voce di chi non ha voce”, megafono allegorico per quei fan disillusi che da tempo si erano ormai allontanati dalla WWE, ritenuta portatrice di un prodotto fin troppo bambinesco, family friendly. Cm Punk sta mettendo in atto una vera e propria critica meta-narrativa alla compagnia e contemporaneamente, probabilmente senza neanche saperlo, sta rivoluzionando il mondo del wrestling per sempre.

Le origini di Cm Punk

Cm Punk, all’anagrafe Phil Brooks, prima di arrivare in WWE aveva fatto il giro dei territori indipendenti, in particolar modo facendosi un nome in Ring Of Honor e diventando uno dei wrestler più interessanti della nuova generazione di aspiranti superstar. Al contrario di molti wrestler della sua generazione, Punk non aveva un fisico statuario o muscoli scolpiti, quanto un fisico da assoluto normodotato, talmente tanto da venire definito da alcuni addetti ai lavori come “skinny kid”. Eppure, ciò che rendeva quel ragazzo nato a fine anni ’70 a Chicago così tanto speciale era il suo modo di attrarre su di se le luci della ribalta semplicemente aprendo bocca e rivolgendosi al pubblico con fare carismatico. Intendiamoci,  all’interno del quadrato, Cm Punk era ed è tutt’oggi uno dei wrestler più poliedrici e tecnici che si siano visti negli ultimi 20 anni, ma è quando sguaina il microfono che può far uscire tutto quello che ha dentro, incantando  i fan come fosse il pifferaio magico. Eppure, nonostante le sue indiscutibili qualità, la WWE, con la quale firmerà nel lontano 2005, prima di quel 2011 non aveva mai deciso di fare all in su di lui, di spingerlo ai vertici della compagnia come forse avrebbe meritato. Questo spingerà Punk a covare un certo mal contento nei confronti della stessa compagnia che lascerà neanche 3 anni dopo, nel 2014. è così che nacque l’idea della Pipe Bomb, proprio dal desiderio di Punk di emergere e di mettere alla berlina il suo capo, Vince McMahon e l’intero sport spettacolo.

La Pipe Bomb di Cm Punk contro i soprusi

John Cena, The Rock, Brock Lesnar, emblemi di un prodotto malato dall’interno, fatto di un booking pigro, orientato verso un pubblico prevalentemente composto da ragazzini e che aveva perso tutto il mordente della Attitude Era o della Ruthless Aggression Era. La WWE, dopo il passaggio al Tv Pg , ma ancor prima, con l’annientamento della WCW nella guerra degli ascolti del lunedì sera, aveva perso ogni stimolo e rinunciato ad ogni tipo di creatività. Molte giovani star, come Daniel Bryan, per fare un esempio, erano accantonate per far spazio all’usato sicuro o ancor meglio a part-timer, superstar strapagate e del tutto disaffezionate nei confronti del wrestling che tornavano in modo saltuario solamente per fare qualche comparsata e talvolta rubare le luci della ribalta a chi davvero lo meritava. Cm punk nominò tutti questi problemi, già parecchi discussi all’interno dei forum o su Facebook, specie dai fan più cresciuti e che stavano perdendo ogni interesse nei confronti del prodotto. 

La Pipe Bomb di Cm Punk

Se prima di quel momento il modo che avevano i fan di fruire del prodotto WWE era prevalentemente passivo, grazie alla Pipe Bomb di Cm Punk, i fan diventarono parte integrante dello storytelling e poterono finalmente tirare un sospiro di sollievo, consci del fatto che le loro critiche non erano state bellamente ignorate. Ovviamente, come abbastanza prevedibile, il promo di Cm Punk fu quasi tutto interamente concordato da lui e Vince, almeno nei contenuti generali di cui parlare. Cm Punk si era sfogato in maniera schietta con il grande capo, che intuendo il potenziale dell’operazione aveva dato il via libera, purché non venissero toccati temi ancora più scottanti, come il nominare determinati sponsor chiave con cui la compagnia aveva siglato delle partnership.

La Pipe Bomb di Cm Punk e il wrestling 2.0

La Pipe Bomb di Cm Punk fu il primo passo verso un wrestling 2.0, più complesso e meno stereotipato, dove elementi come la “kayfabe” o i concetti di “heel” o “face“, fino a quel momento ritenuti sacri e intoccabili, potevano essere messi in discussione per elevare il livello della narrazione.

Se superstar come Seth Rollins o Cody Rhodes oggi possono esprimersi in quasi totale libertà durante i loro promo e strizzare l’occhio a ciò che avviene “nel mondo reale” ma anche a dinamiche reali interne alla compagnia, è grazie proprio al coraggio di Cm Punk e alla sua fame di arrivare al posto verso il quale credeva di dover arrivare: il main event di Wrestlemania . Un sogno che il nativo della Windy City avrebbe realizzato solamente 14 anni dopo, nell’appena conclusa quarantunesima edizione dello Showcase degli immortali

Il lascito di Cm Punk. il wrestling è morto

In quella torrida estate del 2011 Cm Punk ha vestito i panni del rivoluzionario, o dell’anarchico, questo lo lascio decidere a voi. Non credete a chi vi dice che lo abbia fatto per il business, per i suoi colleghi sottostimati o per chissà quale moto di giustizia. Phil Brooks, il cui ego è ampliamente documentato, lo ha fatto principalmente per se stesso, per il suo personaggio, per i traguardi che credeva di dover tagliare e che per qualche motivo gli erano sempre sfuggiti. Ha intuito che quello potesse essere il momento giusto per prendersi il suo spazio, per prenderselo con la forza, anzi, con la penna e con la voce. Perché, la più grande vittoria di Punk in carriera non è arrivata all’interno del quadrato, con un 1,2,3 seguito dall’esecuzione della sua paventata “Go to Sleep”. Il suo più grande trionfo è arrivato con l’amato microfono in mano, mentre indossava una maglia di “Stone Cold” Steve Austin, a fare da angelo custode per l’uomo, che proprio come Stone Cold, stava rivoltando come un calzino il professional wrestling, uccidendolo e salvandolo nell’arco di pochi, rivoluzionari minuti.

Fonte Immagine: Wikipedia Commons

Link immagine: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:CM_Punk_(6345313799).jpg

Autore: Ed Webster

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