Terminano seguendo i favori del pronostico, ma non prima di averci regalato l’ennesima nottata ricca di colpi di scena, le NBA Finals 2025. A trionfare sono gli Oklahoma City Thunder, che davanti al proprio pubblico si impongono per 103-91 sugli Indiana Pacers e conquistano così Gara 7 e il Larry O’Brien Trophy.
Negli Stati Uniti una grande polemica ha accompagnato questa serie delle NBA Finals 2025 dall’inizio, con grande preoccupazione riguardo l’interesse del pubblico generalista e lo share televisivo. In effetti, Gara 1 e 2 hanno fatto registrare i numeri più bassi di sempre sia in termini di share (4,6 in media) che di telespettatori (18,7 milioni totali), con la sola eccezione dell’annata 2020, quella del Covid. Gara 6 e 7, di cui non sono ancora disponibili le statistiche ufficiali, dovrebbero aver alzato la media, ma non in maniera troppo significativa. Del resto, Thunder e Pacers sono ciò che negli USA definiscono “small-market team”, compagini con un bacino potenziale limitato, che non smuovono le folle al di là della propria fanbase.
Per entrambe, poi, si è trattato soltanto della seconda volta alle Finals (i Pacers possono contare anche due finali in ABA League, entrambe perse). Indiana mancava dal 2000, quando la ciurma guidata da Reggie Miller, ieri presente in tribuna, si arrese ai Lakers di Kobe Bryant e Shaquille O’Neal. Il caso di OKC è invece più recente. Nel 2012 i giovani big three Durant, Westbrook e Harden dovettero cedere il passo agli Heat di Bosh, Wade e LeBron. Sembrava comunque l’inizio di una nuova era, e invece i Thunder hanno impiegato 13 anni per fare, disfare e ricominciare.
NBA Finals 2025: le due squadre
La poca mediaticità nulla toglie comunque allo spettacolo offerto, con sette incontri combattutissimi e aggiustamenti continui da parte dei due allenatori: Mark Daigneault per OKC, 40enne alla quinta stagione e alla prima volta alle finals; Rick Carlisle per Indiana, uno che la sua impresa l’ha già compiuta nel 2011 alla guida dei Dallas Mavericks. La miglior squadra della stagione regolare – 68 vittorie in 82 partite – nonché la miglior difesa della NBA contro una delle migliori compagini nel muovere il pallone e correre in transizione, meritatamente giunta all’atto conclusivo nonostante non fosse tra le favorite.
Infine ci sono i due uomini-franchigia, con cui il destino è stato però parecchio sbilanciato. La stella polare a Oklahoma City si chiama Shai GIlgeous-Alexander, 26enne canadese fresco MVP della lega, un playmaker moderno, di quelli che guardano il canestro non appena ne hanno l’occasione. Alla guida del branco di outcasts di Indiana c’è invece Tyrese Haliburton, 25 anni, anche lui playmaker ma più classico, di quelli che prima di tutto fanno girare la squadra e mettono in ritmo i compagni. Ad Aprile l’annuale sondaggio anonimo di The Athletic somministrato a 90 giocatori NBA l’ha consacrato “giocatore più sopravvalutato della Lega”. A giudicare dal suo rendimento nei playoff, Haliburton pare averla presa sul personale.
La partita
Se c’è un momento chiave, nella ventesima Gara 7 nella storia delle Finals (la prima dal 2016), purtroppo ha poco a che vedere con la pallacanestro giocata. Dopo 7 minuti e 5 secondi nel primo quarto, in un tentativo di penetrazione a sinistra, il fisico di Haliburton cede. La stella dei Pacers, fino a quel momento protagonista con 9 punti, resta a terra e sbatte i pugni sul parquet, in un misto tra disperazione e dolore. Da giorni si portava dietro un problema al polpaccio che gli aveva fatto saltare la seconda parte di Gara 5 e giocare in condizioni precarie Gara 6. La dinamica fa pensare a un infortunio grave, e in effetti la diagnosi è la rottura del tendine d’Achille della gamba destra.
Nonostante lo shock, i gialloblu si tengono attaccati alla partita con i nervi e le giocate di Turner, Siakam e Nembhard. Forse OKC è persino scombussolata dal dover riadattare il proprio piano di gioco vista l’improvvisa assenza del maggior talento avversario.
Dopo l’intervallo, però, le cose cambiano, e i Thunder assestano la spallata decisiva. Due parziali, uno di 9-0 e l’altro addirittura di 21-2 trasformano la già complicatissima impresa in un miraggio per Indiana. OKC alza il livello della propria difesa, rendendola soffocante per i palleggiatori avversari, e a turno Dort, Williams e Holmgren si rendono protagonisti di azioni fondamentali su entrambi i lati del campo, accompagnando la solita prestazione di sostanza di Gilgeous-Alexander. Per oltre 10 minuti, l’unico barlume di luce per i Pacers sono le scorribande di TJ McConnell, piccolo di taglia ma dal cuore enorme, che segna 12 punti soltanto nel terzo quarto. Quando invece i Thunder abbassano il ritmo, forti degli oltre 20 punti di vantaggio, è Mathurin a provare a guidare la riscossa attaccando ripetutamente il ferro, e in effetti a un certo punto i Pacers si riportano a -10. Alla fine, però, serve soltanto a rendere meno amaro il passivo, col tabellone che sulla sirena recita 103-91.
Commenti a caldo
I giocatori dei Pacers, comprensibilmente rabbuiati, al ritorno negli spogliatoi trovano nel tunnel ad accoglierli e consolarli Reggie Miller e Tyrese Haliburton, incappucciato e con le stampelle. Il passato più brillante nella storia recente della franchigia e il suo presente. Entrambi hanno trascinato una città e sono arrivati a un passo dal toccare il cielo, eppure sul più bello di sono dovuti fermare. L’infortunio del ragazzo del Wisconsin, inevitabilmente, pone un punto interrogativo sul futuro. “Ci fa male, ma sono orgoglioso di questi ragazzi”, ha detto Rick Carlisle, mentre sulla sua stella ha asserito che: “Non conosco la diagnosi, ma sono sicuro che tornerà al meglio. Quando si è fatto male i nostri cuori si sono fermati. Il suo è stato uno dei migliori percorsi nella storia dei playoff NBA”.
A proposito di grandi percorsi, Shai Gilgeous-Alexander, autore di una prestazione da 29 punti e 12 rimbalzi, è stato eletto MVP delle NBA Finals 2025 (30.3 punti, 5.6 assist e 4.6 rimbalzi di media nella serie). Prima di lui soltanto 10 giocatori nella storia avevano conquistato i premi di MVP e FMVP nella stessa stagione, e soltanto in 3 avevano aggiunto alla bacheca anche il titolo di miglior marcatore. Si tratta di Shaquille O’Neal (l’ultimo, nel 99-2000), Michael Jordan e Kareem Abdul-Jabbar. Una compagnia tutt’altro che cattiva per SGA, che ha dichiarato: “abbiamo lavorato molto, trascorso tante ore in palestra, ce lo siamo meritato”, per poi elogiare il compagno Jalen Williams, il suo Robin: “senza tutto ciò che fa per questa squadra non avremmo vinto il titolo, è il mio premio di MVP tanto quanto il suo”.
Il futuro dei Thunder, squadra giovane, compatta e talentuosa costruita dal General Manager Sam Presti, sembra essere luminoso. Tra qualche giorno, nella notte tra mercoledì e giovedì, al roster si potranno unire le scelte 15, 24 e 44 del draft NBA.
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