Le Lettere a Milena rappresentano uno dei carteggi più celebri e struggenti della letteratura mondiale, una testimonianza intima dell’animo di Franz Kafka. Questo scambio epistolare non fu solo una corrispondenza amorosa, ma un vero e proprio diario emotivo in cui lo scrittore praghese riversò le sue paure, la sua malattia e un amore tanto profondo quanto irrealizzabile. La destinataria di queste lettere, Milena Jesenská, non era una donna qualunque, ma una figura intellettuale complessa che seppe comprendere Kafka come pochi altri.
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Chi era Milena Jesenská, la destinataria delle lettere?
Milena Jesenská (1896-1944) fu una giornalista, scrittrice e traduttrice ceca di grande talento e personalità. Il rapporto con Kafka nacque proprio su un piano professionale: Milena, affascinata dai suoi racconti, decise di tradurli in ceco, diventando la sua prima traduttrice. Donna moderna ed emancipata, era intrappolata in un matrimonio infelice a Vienna con Ernst Pollak. La sua intelligenza acuta e la sua sensibilità le permisero di entrare in profonda sintonia con l’universo interiore di Kafka, un’impresa in cui molti avevano fallito. La sua vita si concluse tragicamente nel campo di concentramento di Ravensbrück, come documentato da fonti storiche autorevoli come l’archivio di Yad Vashem.
Un amore epistolare: il contesto delle lettere
Le prime lettere a Milena risalgono alla primavera del 1920. Kafka si trovava nel sanatorio di Merano per curare la tubercolosi, mentre Milena viveva a Vienna. Lo sfondo del carteggio è quindi segnato dalla distanza fisica e dalla malattia che logora lo scrittore. In questo isolamento, le lettere diventano per Kafka uno spazio vitale, un modo per trovare conforto e speranza in Milena, che lui vede come un “fuoco vivente”. La corrispondenza si trasforma rapidamente da professionale a intensamente personale, diventando il luogo in cui Kafka affida a Milena non solo i suoi manoscritti e i suoi diari, ma anche le sue angosce più profonde.
I temi chiave delle Lettere a Milena
Questo carteggio è molto più di una semplice raccolta di lettere d’amore; è un’opera che svela i temi centrali dell’esistenza kafkiana. La relazione con Milena diventa una lente attraverso cui osservare la sua lotta con il mondo, la malattia e la scrittura stessa. Per un’analisi più approfondita della biografia e delle opere dello scrittore, è possibile consultare fonti come l’enciclopedia Treccani.
| Tema chiave | Significato e citazione esemplificativa |
|---|---|
| L’amore come tormento | L’amore per Milena non è salvifico, ma un’esperienza totalizzante che espone Kafka alla sua stessa vulnerabilità. È un sentimento che lo “fruga dentro”.
“Amore è il fatto che tu sei per me il coltello col quale frugo dentro me stesso.” |
| La malattia e il corpo | La tubercolosi non è solo un male fisico, ma una metafora della sua condizione esistenziale. Milena diventa, al tempo stesso, la malattia e la salute.
“Penso soltanto alla mia malattia e alla mia salute, e l’una e l’altra, è vero, la prima come la seconda, sei tu.” |
| L’angoscia e l’insonnia | Di fronte all’angoscia, all’insonnia e alla paura del mondo, Milena è un faro di luce e vitalità che allevia la sua pena, anche se temporaneamente.
“Mi aggiro soltanto fra le righe, alla luce dei suoi occhi, al respiro delle sue labbra come in una bella giornata felice.” |
| La scrittura come vita | Lo scambio di lettere è vitale, una forma di nutrimento essenziale, ma anche una dipendenza che lo consuma.
“Reclino la testa e bevo le lettere e so soltanto che non vorrei smettere di bere.” |
I frammenti più belli delle Lettere a Milena
Nelle lettere, lo scrittore è totalmente immerso nell’amore che prova per questa donna. Anche una sola parola scritta da lei diventa per Kafka un motivo abbastanza forte per far fronte alla sua stanchezza e alla sua disperazione.
La giornata è molto breve, con Lei e soltanto con qualche altra inezia è bell’e passata e terminata. È molto se rimane un po’ di tempo per scrivere alla vera Milena perché quella ancor più vera era qui tutto il giorno nella camera, sul balcone, nelle nuvole.
O il mondo è piccolissimo o noi siamo giganteschi, in ogni caso lo empiamo completamente.
Sono stanco, non so nulla e non vorrei che posare il viso nel tuo grembo, sentire la tua mano sul mio capo e rimanere così per tutte le eternità.
Vedi, Robinson dovette arrolarsi, compiere il viaggio pericoloso, fare naufragio e molte altre cose, a me basterebbe perdere te e già sarei Robinson. Ma sarei più Robinson di lui. […] io non avrei niente, nemmeno il nome, anche questo l’ho dato a te.
E forse non è vero amore se dico che tu mi sei la cosa più cara; amore è il fatto che tu sei per me il coltello col quale frugo dentro me stesso.
La fine del carteggio: quando l’angoscia supera l’amore
Presto sopraggiunge in Franz la consapevolezza che Milena non sarà mai disposta a lasciare il marito per lui e che la loro unione è impossibile. L’intensità della corrispondenza diventa insostenibile. L’angoscia e la paura di Kafka lo portano a vedere le lettere stesse come una fonte di tormento, una “malia” che gli distrugge le notti. In un atto di autodifesa, le chiederà di interrompere la scrittura, ponendo fine a uno dei carteggi d’amore più belli e dolorosi della letteratura.
Incomincia la malia dello scriver lettere e sempre più mi distrugge le notti che già si distruggono per conto loro. Devo smettere, non posso più scrivere. Oh, la sua insonnia è diversa dalla mia. Per favore, non scriva più.
Fonte immagine: Pixabay
Articolo aggiornato il: 27/09/2025

