È tutta colpa della luna, al Teatro TRAM | Recensione

È tutta colpa della luna, al Teatro TRAM |recensione

Dopo il successo di Una storia per Euridice al Teatro TRAM, la stagione 2022/23 continua con È tutta colpa della luna, uno spettacolo diretto da Francesco Luongo e interpretato dalle voci e dai corpi di Chiara Barassi e Sonia Totaro. Il testo parte da un pensiero di Schopenhauer: «Sulla terra non esistono due individui uguali, quindi per un uomo ci sarà sempre una sola donna che lo completi realmente; la probabilità d’incontrarla però è quasi nulla» e da qui si dipana la declamazione di una serie di versi e parole di autori, filosofi e personaggi di tragedie antiche fino ai giorni nostri che nel corso della storia hanno colto la forza ancestrale dell’amore, in ogni sua declinazione.

È tutta colpa della luna ed i turbamenti d’amore

Nel corso della storia, numerosi poeti, autori, filosofi e artisti hanno riflettuto ognuno a suo modo su un sentimento che da sempre stravolge l’equilibrio razionale del genere umano, ovvero l’amore. È tutta colpa della luna riflette proprio su questa forza atavica quasi mitica, la più grande di tutti i tempi, capace di far perdere e talvolta far ritrovare il senno, nonché il senso, dell’uomo. Il TRAM si tinge di petali rossi e risuona di versi antichi e parole attuali sulle molteplici sfumature dell’amore.

È tutta colpa della luna, infatti, è una preghiera disperata, un grido straziato e straziante di cuori frammentati: a infliggere tali pene sono amori tossici, amori non corrisposti, amori gelosi in grado di portare fino al gesto estremo di Medea, amori che si traducono in notti passate a sognare un tocco bramato, amori ritenuti tali ma che poi si rivelano claustrofobici e chiedono di esaudire il loro rispettivo desiderio di fuga. In questa disamina, È tutta colpa della luna prova a ricomporre questi cuori ai quali sono state inferte ferite cicatrizzate, come macchie bianche per sempre impresse a ricordare un sentimento che travolge e stravolge inesorabilmente.

Alla fine, È tutta colpa della luna sembra restituire un messaggio molto caro ai tempi attuali in cui viviamo: secondo un principio catartico di immedesimazione in quelle storie quasi ai limiti del paradossale, fa capolino la richiesta di porre fine all’idea che dolori così trascinanti siano necessari ad un sentimento come l’amore che, al contrario, dovrebbe essere forse colto nella sua immensa purezza. E È tutta colpa della luna si fa specchio metaforico di quelle storie purtroppo ancora oggi reali di violenze, non soltanto al femminile ma anche al maschile. Dunque, attraverso voce, canto e linguaggio del corpo, È tutta colpa della luna si fa promotore di un messaggio quanto mai attuale e inserito nel contesto socioculturale dei giorni nostri.

Pillole di riflessioni

In questa nuova stagione, il Teatro TRAM pare essersi posto il proposito di tradurre certe esigenze che riguardano il contesto sociale culturale attuale. Infatti, già con Una storia per Euridice l’obiettivo è stato quello di restituire voce ad un personaggio femminile sempre visto attraverso il filtro maschile di Orfeo, abbracciando le questioni femministe di una rilettura del mito che sappia di donna; e ancora con È tutta colpa della luna si può riflettere su certe situazioni purtroppo presenti e reali di esseri umani che arrivano a compiere scelleratezze mascherandole dietro a messaggi di amore.

Entrambe le rappresentazioni hanno testi rivolti a scritture passate, presupponendo un gusto per un certo recupero della tradizione provando a rileggerla, allo stesso tempo, in chiave contemporanea. Soprattutto lo spettacolo È tutta colpa della luna recupera un’esperienza collettiva e catartica in cui è in gioco la potenza evocativa del logos – un qualcosa di assolutamente non facile da rendere tecnicamente parlando,  è un terreno di sfida per la regia e per le attrici – provando, però, a sottrarre la dicotomia attore-pubblico, secondo una serie di elementi tipici del linguaggio teatrale contemporaneo. Tutti i progetti risultano interessanti e danno anche l’occasione di riflettere su un percorso ormai intrapreso dal teatro lungo il quale si distribuiscono rifacimenti a testi passati con l’intenzione di ricollegarli a linguaggi contemporanei, in una linea temporale dilatata che sente l’esigenza di recuperare la tradizione e parlare al presente. Ma sono anche progetti che creano un certo terreno fertile per riflettere più a lungo raggio su dove piegherà il teatro in futuro, dal momento che almeno per ora scarseggiano rappresentazioni completamente ex novo da e per la scena. E la sfida potrebbe proprio essere quella di trovare forme teatrali nuove, che costituiscano un punto di rottura col passato pur senza dimenticare le proprie radici.

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A proposito di Francesca Hasson

Francesca Hasson è giornalista pubblicista, iscritta all’Albo dal 2023. Appassionata di cultura in tutte le sue declinazioni, unisce alla formazione umanistica una visione critica e sensibile della realtà artistica contemporanea. Dopo avere intrapreso gli studi in Letteratura Classica, avvia un percorso accademico presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II e consegue innanzitutto il titolo di laurea triennale in Lettere Moderne, con una tesi compilativa sull’Antigone in Letterature Comparate. Scelta simbolica di una disciplina con cui manifesta un’attenzione peculiare per l’arte, in particolare per il teatro, indagato nelle sue molteplici forme espressive. Prosegue gli studi con la laurea magistrale in Discipline della Musica e dello Spettacolo, discutendo una tesi di ricerca in Storia del Teatro dedicata a Salvatore De Muto, attore tra le ultime defunte testimonianze fondamentali della maschera di Pulcinella nel panorama teatrale partenopeo del Novecento. Durante questi anni di scrittura e di università, riscopre una passione viva per la ricerca e la critica, strumenti che considera non di giudizio definitivo ma di dialogo aperto. Collabora con il giornale online Eroica Fenice e con Quarta Parete, entrambi realtà che le servono da palestra e conoscenza. Inoltre, partecipa alla rivista Drammaturgia per l’Archivio Multimediale AMAtI dell’Università degli studi di Firenze, un progetto per il quale inserisce voci di testimonianze su attori storici e pubblica la propria tesi magistrale di ricerca. Carta e penna in mano, crede fortemente nel valore di questo tramite di smuovere confronti capaci di generare dubbi, stimolare riflessioni e innescare processi di consapevolezza. Un tipo di approccio che alimenta la sua scrittura e il suo sguardo sul mondo e che la orienta in una dimensione catartica di riconoscimento, di identità e di comprensione.

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