Raffaele Petrellese, tra gli under 30 più influenti del 2021

Raffaele petrellese

Tra gli under 30 più influenti per il 2022 (con riferimento al ’21) nella lista firmata Forbes Italia c’è Raffaele Petrellese, ragazzo di Afragola che da ormai 6 anni svolge a Milano il ruolo di consulente sportivo nel mondo calcistico.  Abbiamo fatto una chiacchierata con lui per approfondire i retroscena del suo percorso e parlare di questo riconoscimento interessante!

Raffaele Petrellese, l’intervista

Raffaele, sei stato selezionato da Forbes come uno degli under 30 più influenti del 2021: cosa ha significato per te questa nomination e quali sono le cose che pensi ti abbiano portato ad essere scelto?

Raffaele Petrellese:

Quello che probabilmente ha spinto la rivista Forbes a selezionarmi in questa lista degli under 30 è il fatto che lavoro in un settore, quello calcistico, molto complesso dove coloro che riescono a chiudere i contratti più importanti sono personaggi già affermati all’interno del settore con una lunga esperienza alle spalle. Il fatto di essere quindi un ragazzo giovane che si è riuscito ad inserire in questo contesto particolarmente complicato probabilmente è stata la spinta fondamentale affinché la rivista mi selezionasse. Per me ha significato il riconoscimento di un lustro di impegno e sacrificio nel riuscire a trovare un posto all’interno dello scacchiere sportivo. Questo perché è un ambiente molto complesso e competitivo dove è estremamente difficile trovare spazio, pertanto il riconoscimento che mi ha dato Forbes è stato il traguardo di questo primo lustro di impegno profuso a 360° in cui ho fatto del mio lavoro la mia vita quotidiana, quindi la mia vita professionale e la mia vita privata vivono in simbiosi, io do il 100% delle mie energie in questo contesto, nella realizzazione dei miei obiettivi professionali. Perché a me piace dire a me stesso che non ho sogni ma obiettivi. La rivista Forbes è stata un obiettivo raggiunto perché nel mondo professionale e del business è una rivista molto nota, quindi qualcosa alla quale posso guardare col sorriso!

Effettivamente, diciamolo, sei giovanissimo (27 anni!). Hai sempre voluto fare questo tipo di lavoro oppure è una cosa che è nata strada facendo? La sognavi da ragazzo o è venuta durante il percorso?

Raffaele Petrellese:

Io da ragazzo volevo fare il calciatore, come immagino la maggior parte dei ragazzi italiani, e ho avuto la fortuna di giocare anche un anno come professionista, poi la mia carriera da sportivo non è andata secondo le aspettative. La figura del consulente all’interno del contesto sportivo mi ha sempre affascinato molto e pertanto l’idea di poterlo fare in cuor mio l’ho sempre covata, anche se da più giovane non ho mai fatto veramente passi concreti per intraprendere questo percorso. Poi durante la mia formazione postuma, nelle esperienze professionali che sono iniziate dopo la fine della mia carriera breve da calciatore, questa cosa di lavorare nel calcio mettendomi dall’altro lato della scrivania ha cominciato a prendere piede e sono riuscito poi a ritagliarmi uno spazio per realizzare quello che era il desiderio che avevo nel profondo ma che non credevo di riuscire a realizzare data la complessità di questo mondo. 

Da quanto tempo fai questo lavoro e quali sono stati gli incontri più interessanti che hai avuto durante il tuo percorso? 

Raffaele Petrellese:

Sono circa 6 anni che ho iniziato a fare questo lavoro, in giovanissima età, cosa abbastanza inusuale, anche perché lavoro a contatto con dei professionisti che sono esperti nei loro campi, che siano avvocati, commercialisti, agenti sportivi, dirigenti di club, e che sono molto navigati nel loro mestiere (come dicevo, anche per questo sono stato premiato da Forbes). Quando ti avvicini a questa professione da giovane spesso e volentieri non sei visto bene perché c’è un giudizio a priori che è quello dell’inesperienza, che in parte è vero, perché c’è bisogno di avere argomenti, conoscenza e competenze all’interno di un contesto, soprattutto estremamente tecnico e di nicchia come quello calcistico… Nel corso del tempo per fortuna ho acquisito molta esperienza confrontandomi con tante persone, lungo il mio cammino ho incontrato anche dei soggetti che mi hanno aiutato molto trasmettendomi le loro competenze ed offrendomi il loro aiuto in tal senso. 

Per quanto riguarda gli incontri più simpatici, potrei raccontare di un aneddoto che riguarda una volta che ho accompagnato un mio cliente — che chiamo affettuosamente boss —, Andrea Cattoli, al quale devo tanto perché è stato lui a darmi la prima opportunità per poter entrare in questo contesto. Insomma, eravamo a Castellammare di Stabia e stavamo facendo firmare un contratto ad un calciatore di serie A originario della zona. Siamo andati a firmare questo contratto in una sala giochi, in uno scantinato, e lo abbiamo firmato su un tavolo da biliardo, proprio sul tappetino verde! Di fatto la foto di quel momento è stata poi pubblicata sui vari social e ha riscosso molto successo per l’unicità del luogo. Perché poi l’ambiente sportivo, soprattutto per la questione dei contratti, ha un’apparenza molto professionale, molto d’élite quando poi in realtà puoi firmare in qualunque momento da per tutto. Quella firma su un tavolo da biliardo ne è appunto una testimonianza! 

Tu però non hai sempre fatto questo lavoro. Nel tuo percorso quali sono stati gli altri lavori, le altre attività hai svolto?

Raffaele Petrellese:

Quando ho smesso di giocare a calcio — prima di fare ciò per cui Forbes mi ha premiato — ho cominciato a lavorare come agente immobiliare nella mia città di origine che è Afragola. Ho iniziato come agente immobiliare perché mi sembrava all’epoca una proposta lavorativa differente dalla scarsità di lavoro che c’è nel sud Italia purtroppo. Ho iniziato questo percorso con un’agenzia di Afragola e ho fatto questo lavoro per circa un anno, alla fine del quale ho optato per cambiare perché — nonostante mi abbia fornito degli strumenti anche per negoziare in generale con le persone, quindi per rapportarmi con un cliente o con un fornitore — sapevo in cuor mio che non era il lavoro che avrei voluto fare per la vita, nonostante mi ci trovassi bene dal punto di vista anche dei risultati. Quindi dopo un anno ho lasciato e mi sono iscritto all’università studiando giurisprudenza. Contestualmente all’inizio del mio percorso universitario mi è balenata l’idea di iniziare a tracciare il mio percorso nel calcio come consulente per negoziare i contratti dei calciatori. 

Ho iniziato contattando vecchi compagni di squadra, amici, conoscenti, chiedendo a chiunque se avessero dei contatti all’interno dell’ambiente calcistico al fine di potermi inserire in questo contesto. All’inizio sono anche riuscito a raccogliere un po’ di ex compagni di squadra e amici che giocavano ancora ai quali ho potuto offrire la mia consulenza. Poi però non sono riuscito ad ottenere dei buoni risultati, questo perché offrivo la mia consulenza, riuscivo a chiudere delle negoziazioni — dal punto di vista amministrativo, fiscale, economico — ma non riuscivo a farmi pagare per i miei servizi. Quindi alla luce di ciò ho deciso — sempre mentre continuavo il mio percorso di studi — di farmi affiancare da un professionista affermato del settore, e il primo professionista con il quale ho lavorato, e con cui lavoro tuttora, è proprio Andrea Cattoli, che mi ha dato la possibilità di iniziare a lavorare per lui. 

All’epoca del nostro incontro mi disse di raggiungerlo a Milano per un colloquio, ma due giorni dopo si trovava a Napoli con il presidente del Benevento calcio perché aveva un affare da chiudere con lui e mi disse in quale albergo alloggiava in quel periodo. Dopo alcune ore senza risposta ai messaggi e alle varie telefonate che avevo provato a fargli, alle nove di sera mi sono presentato in albergo, ho chiesto di telefonargli in camera, e lui mi ha risposto scrivendomi un messaggio in cui diceva che era impegnato e pertanto non avrebbe potuto incontrarmi. Io gli ho risposto che poteva prendersi tutto il tempo di cui aveva bisogno e che sarei rimasto ad aspettare nella hall dell’albergo. Ero in giacca e cravatta e ho dovuto aspettare quattro ore, dalle nove di sera fino all’una e mezza/le due…

Faceva caldo?

Raffaele Petrellese:

C’era l’aria condizionata, quindi per fortuna stavo bene… Al ché poi lui mi ha scritto un messaggio dicendomi che mi poteva incontrare se avessi aspettato, io ero ancora lì, siamo saliti nella terrazza dell’Una Hotel a piazza Garibaldi e lì abbiamo avuto tre ore di colloquio ed abbiamo iniziato a lavorare insieme. Circa sei anni dopo eccoci qua!

Mi sembra un buon inizio! In considerazione del fatto che comunque collaborate ancora e stai continuando il tuo percorso con lui, hai avuto le tue soddisfazioni quindi ne è valsa la pena aspettare in giacca e cravatta tutto quel tempo. È la prova che la determinazione ripaga sempre!

Raffaele Petrellese:

A tal proposito proprio lui mi disse che, inizialmente, non avrebbe voluto incontrarmi affatto quella sera ma che riflettendo sul fatto che io senza appuntamento, senza sapere l’esito di quello che stavo facendo, ero andato lì, lo avevo fatto chiamare in camera, ero rimasto quattro ore ad aspettarlo, si è convinto a darmi modo di presentarmi, e da lì abbiamo iniziato il nostro percorso insieme.

E invece quali sono stati gli incontri che non avresti mai immaginato di poter fare?  Quei personaggi che magari seguivi da lontano ma ai quali poi hai avuto la possibilità di stringere la mano, magari bere qualcosa insieme…

Raffaele Petrellese:

Ho avuto la fortuna di sedermi al tavolo con Adriano Galliani che è stato per trent’anni il vicepresidente e amministratore delegato del Milan. Una figura del genere guardandola da bambino era mitologica, irraggiungibile! E due anni fa mi sono potuto sedere al tavolo con lui, in compagnia di Andrea Cattoli, e abbiamo avuto in quell’occasione uno scambio molto interessante. Questo è stato per me motivo di grande orgoglio perché quella che era per me appunto una figura mitologica, mi dava del lei e mi trattava come fossi un suo pari, questo è stato per me sintomo dei risultati raggiunti e per questo è un episodio che custodisco col sorriso!

Penso questi siano gli episodi che ti aiutano ad avere la carica per spingere poi per tutti quelli che sono gli obiettivi successivi… Per quanto riguarda invece il modo in cui hai iniziato, mi sembra di capire che ha avuto un peso fondamentale il fatto di fare rete con le persone, mettersi a disposizione, aspettare, uno si domanda sempre come si può cominciare un determinato percorso! Un ragazzo che vuole fare il tuo lavoro sa che dovrà essere molto determinato e dovrà mettersi in gioco. Anche perché da un punto di vista formativo non c’è un percorso lineare per arrivare a fare quello che fai tu oggi. Giusto?

Raffaele Petrellese:

Il fatto è questo: per lavorare nel calcio ci sono tante figure, per fare il mio stesso lavoro o per fare l’agente — che sono lavori che si coadiuvano tra di loro — la formazione tecnica non c’è. C’è bisogno di una formazione sul campo che si fa chiaramente quando si riesce a trovare un’opportunità. Esistono dei corsi fatti da alcuni studi legali per fare l’agente e c’è bisogno di fare un esame sia al CONI che alla FGC per potersi far autorizzare a fare l’agente. Per fare il mio lavoro invece non è necessario avere particolari titoli ma è importante avere delle competenze, delle conoscenze tecniche sui contratti, sui risvolti fiscali, quelli amministrativi e legali… Si può dire che, sempre, la differenza tra il chiudere con successo un’operazione e non chiuderla sta nel come si scrivono i contratti perché chiaramente tutte le parti in gioco cercano di ottenere quello che per loro è meglio e la mia figura cerca di tutelare il cliente che mi chiede la consulenza. Quindi devo accertarmi che i contratti vengano sottoscritti correttamente con le giuste clausole.

Un ragazzo che si appresta a voler fare questo lavoro, che ha l’idea di entrare in questo settore, la cosa che deve avere bene in mente è che non è come si vede nei telegiornali sportivi o come si legge sulla Gazzetta. Perché sembra tutto un lavoro luccicante, fatto di jet set, di belle cene, feste, ma in realtà è un lavoro molto da strada, dove bisogna essere sempre in viaggio, a contatto con tantissime persone, andarsi a creare l’opportunità di volta in volta. Perché se resti fermo nessuno ti viene a dare un’opportunità, devi andartela a cercare, quindi fare rete è molto importante perché da solo non arrivi da nessuna parte. È importante approcciare con molta umiltà e voglia di fare, mettersi a disposizione di persone che sono competenti e aiutarle nei loro obiettivi e attraverso di loro riuscire a fare delle esperienze che possano migliorarti da un punto di vista professionale e che ti arricchiscano anche umanamente. Bisogna essere disposti anche a fare delle commissioni c.d. di manovalanza, quindi che possono sembrare all’ombra, di secondo piano, ma quelle permettono man mano il raggiungimento di obiettivi più prestigiosi e di impegni più interessanti. 

Bisogna insomma essere molto pratici, questa è la cosa fondamentale! Mi viene da pensare che sono un po’ le cose che si fanno strada facendo, indipendentemente dalla forma che hanno queste cose — può essere un lavoro o un determinato tipo di esperienza — che ti possono magari spianare un po’ la strada. Mi hai parlato anche per esempio della scrittura dei contratti, della conoscenza di certe regole. Pensi che in qualche modo quello che era il percorso universitario che avevi cominciato a fare, e anche un po’ il tuo lavoro precedente, ti abbiano aiutato ad avere almeno quella base di partenza su cui poi puntare quando hai cominciato a fare questo lavoro? 

Raffaele Petrellese:

Mi hanno aiutato assolutamente perché avendo studiato giurisprudenza il mio percorso universitario mi ha dato degli strumenti per poter conoscere meglio ed essere in grado di leggere dei documenti legali, di poterli interpretare e di poter fornire la mia opinione in tal senso. Allo stesso modo la mia precedente esperienza come consulente immobiliare mi ha dato quell’input, quella piccola base nell’essere in grado di interagire con le persone, di interloquire con loro, di metterle a proprio agio, soprattutto mi ha fatto rendere conto che prima di potersi sedere con qualcuno per parlare di lavoro c’è bisogno di aver ben presente il quadro di insieme e avere delle conoscenze di base tali che ti possano permettere di offrire una consulenza valida, anche perché le persone investono il loro tempo e il loro denaro e necessitano di avere dei risultati concreti. 

Quindi le mie esperienze precedenti mi hanno consentito di partire da una buona base, ma sono dell’idea che anche chi non le ha, ma ha lo spirito, il c.d. taglio, quindi è portato per aver a che fare con le persone e fare public relations, mettersi lì con calma e con attenzione a valutare quello che ha davanti, col giusto aiuto di qualcuno già esperto, può farlo: l’importante è avere la predisposizione e metterci l’impegno. 

Da un punto di vista prettamente professionale qual è stata la tua soddisfazione più grande?

Raffaele Petrellese:

Probabilmente la soddisfazione più grande da un punto di vista professionale è stata quella di aver avuto la possibilità di offrire i miei servizi nella trattativa che Andrea Cattoli ha portato avanti per la Sampdoria per l’ingaggio di Sebastian Giovinco, che è un calciatore che ha giocato nella Juve con la nazionale, è stato in America e in Arabia Saudita, e ho avuto la possibilità a la fortuna di offrire le mie consulenze durante la fase di chiusura di questo contratto. Dato il valore del calciatore estremamente importante, dato il valore del club importante, un club storico di serie A, quella è stata l’esperienza che mi ha dato più soddisfazione perché mi ha dato proprio quella sensazione di lavorare ad un livello altissimo, con degli interlocutori estremamente preparati, super professionali: quella è stata l’esperienza che mi ha fatto andare a dormire stanco ma con un sorriso enorme!

E invece quale sarebbe la tua più grande ambizione? Quella che riesci ad immaginare in questo momento…

Raffaele Petrellese:

La mia più grande ambizione è quella di poter fornire il mio supporto, fare il mio lavoro, dare la mia consulenza, in trattative per dei trasferimenti o delle sottoscrizioni di contratti tra club internazionali. Quello non è il mio desiderio, ma il mio obiettivo… quello di poter offrire la mia consulenza ad un club come il Real Madrid, come il Barcellona, il Manchester United, Paris Saint-Germain, e credo di stare sulla strada giusta anche se siamo ancora in fase di crescita.

Ho avuto la fortuna di sedermi con dei club interessanti sul panorama nazionale e quindi il prossimo obiettivo è quello di toccare altri Stati.

In effetti anche a me sembra che tu sia sulla strada giusta. Ti auguro di raggiungere i tuoi obiettivi quanto prima possibile. Intanto ti ringrazio per la tua disponibilità e magari ci aggiorniamo per la prossima intervista!

Raffaele Petrellese:

Ne sarò assolutamente lieto, la vediamo come buon auspicio!

 

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