Brevi interviste di Daniel Veronese | Recensione

Brevi interviste di Daniel Veronese | Recensione

Brevi interviste con uomini schifosi di Daniel Veronese

Dal 1 al 6 febbraio è di scena al Teatro San Ferdinando di Napoli lo spettacolo, scritto e diretto dall’argentino Daniel Veronese, Brevi interviste con uomini schifosi, tratto dal libro di racconti dello statunitense David Foster Wallace. A dare vita al copione sono gli attori: Lino Musella, con la sua ipnotica capacità di passare da una sfumatura all’altra con naturalezza e maestria, e Paolo Mazzarella, con le sue sagaci intuizioni di come affascinare il pubblico senza mai fargli perdere neanche un singolo istante.

La recensione

Due sedie ed un tavolo bianchi sono posizionati al centro del palcoscenico, spostati all’occorrenza tra un racconto e l’altro da entrambi gli attori, vestiti uguali con un abbigliamento neutro. Un campanello segna l’inizio e la fine di ogni scena. Steso per terra vi è un telo bianco, che delinea i confini entro i quali ha senso ed è consentito il gioco teatrale. Il copione è sempre presente. Questa scenografia molto minimale rende bene l’idea non di uno spettacolo pre-confezionato e rivolto al pubblico, ma di una sorta di prova aperta nella quale gli attori giocano a calarsi nei panni di uomini schifosi: un espediente voluto dal regista argentino che rafforza quella responsabilità di coinvolgimento dello spettatore, chiamato a partecipare quasi attivamente alla messa in scena, con l’illusione di non stare semplicemente assistendo ad una esibizione ma di prendervi parte nel suo farsi. L’idea, che è insita già nel libro di Wallace e che viene resa da Veronese, è quella di fare in modo che la platea non esca dal teatro con un giudizio morale ma che si cali in quelle storie raccontate da uomini deplorevoli.

Per l’appunto, si parla di uomini presentati in tutta la loro natura senza troppi giri di parole fin dal titolo: sono schifosi, malvagi, violentatori e abbindolatori che imbrogliano coloro a cui si interfacciano, rigirando le loro responsabilità come se fossero torti – inesistenti – subiti, incapaci totalmente di vivere relazioni sane e durature. Non a caso, se nel libro lo scrittore americano fa parlare i suoi uomini schifosi sotto forma di monologhi, il drammaturgo e regista Daniel Veronese aggiunge delle figure femminili – interpretate a turno da Lino Musella e Paolo Mazzarella – che fungono da appoggio alle battute, alleggerendo senza esautorare dal loro significato i temi affrontati, e da spalla per rimarcare ancor di più l’aberrazione di quei personaggi che proprio sull’altro sesso scaricano le loro frustrazioni.

Brevi interviste con uomini schifosi, allora, si pone anche come una riflessione attuale su argomenti metafisici, capaci di attraversare tutte le generazioni. Il tutto è rivestito da una patina ironica, a tratti sarcastica, che restituisce al pubblico una risata mai liberatoria ma scomoda: i protagonisti sono proprio quegli uomini senza alcuno scrupolo di coscienza, sono loro a parlare di ciò che pensano, provano e delle azioni che compiono; pertanto, si attua un lavaggio del cervello nei confronti del pubblico, il quale non viene imbastito della responsabilità di giudicare, ma di riflettere sul potenziale riconoscimento in quei personaggi, che ogni essere umano ha dentro di sé.

Brevi interviste con uomini schifosi, insomma, è una presentazione nuda e cruda di un’umanità non giustificata ma descritta nella sua capacità di scendere negli abissi oscuri della sua coscienza.  

Fonte immagine: Teatro di Napoli

 

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A proposito di Francesca Hasson

Francesca Hasson è giornalista pubblicista, iscritta all’Albo dal 2023. Appassionata di cultura in tutte le sue declinazioni, unisce alla formazione umanistica una visione critica e sensibile della realtà artistica contemporanea. Dopo avere intrapreso gli studi in Letteratura Classica, avvia un percorso accademico presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II e consegue innanzitutto il titolo di laurea triennale in Lettere Moderne, con una tesi compilativa sull’Antigone in Letterature Comparate. Scelta simbolica di una disciplina con cui manifesta un’attenzione peculiare per l’arte, in particolare per il teatro, indagato nelle sue molteplici forme espressive. Prosegue gli studi con la laurea magistrale in Discipline della Musica e dello Spettacolo, discutendo una tesi di ricerca in Storia del Teatro dedicata a Salvatore De Muto, attore tra le ultime defunte testimonianze fondamentali della maschera di Pulcinella nel panorama teatrale partenopeo del Novecento. Durante questi anni di scrittura e di università, riscopre una passione viva per la ricerca e la critica, strumenti che considera non di giudizio definitivo ma di dialogo aperto. Collabora con il giornale online Eroica Fenice e con Quarta Parete, entrambi realtà che le servono da palestra e conoscenza. Inoltre, partecipa alla rivista Drammaturgia per l’Archivio Multimediale AMAtI dell’Università degli studi di Firenze, un progetto per il quale inserisce voci di testimonianze su attori storici e pubblica la propria tesi magistrale di ricerca. Carta e penna in mano, crede fortemente nel valore di questo tramite di smuovere confronti capaci di generare dubbi, stimolare riflessioni e innescare processi di consapevolezza. Un tipo di approccio che alimenta la sua scrittura e il suo sguardo sul mondo e che la orienta in una dimensione catartica di riconoscimento, di identità e di comprensione.

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