Echidna, l’evoluzione di un nome da un mostro della mitologia greca fino ad un curioso mammifero dell’Australia e della Nuova Guinea
La parola Echidna è un latinismo scientifico, deriva dal greco ἔχιδνα e significa “vipera”. La storia di questo nome è molto curiosa; infatti in passato rievocava l’immagine di un mostro mitologico mentre adesso si tratta di un curioso mammifero australiano, un animale con caratteristiche del tutto uniche tra le specie viventi.
L’Echidna nella mitologia greca, una terribile creatura metà donna e serpente
Echidna appare per la prima volta nella Teogonia di Esiodo (il testo epico che racconta i miti delle origini del mondo e la nascita di Zeus), descritta come un essere mostruoso; l’aspetto di fanciulla per il busto e il volto mentre una lunga coda di serpente sostituisce le gambe. Costei generò con Tifone diversi mostri presenti in molti miti degli antichi Greci; il cane triforme dell’Ade Cerbero oppure quello bicefalo Ortro, compagno di Gerione, l’Idra di Lernia (un mostruoso essere dall’aspetto di serpente che si rigenerava ad ogni testa mozzata), la Chimera (mostruoso essere con testa e corpo di leone, una testa di capra sulla schiena e un serpente al posto della coda) mentre con il proprio figlio Ortro diede alla luce la Sfinge (famoso essere con corpo da leone e testa da donna che sottopose Edipo al celebre indovinello) e infine il famelico Leone di Nemea. Lo storico Erotodo, all’interno della sua opera Storie, racconta un’altra leggenda; Echidna avrebbe generato tre figli con l’eroe Eracle Ercole per i Romani), ossia Agatirso, Gelono e Scite. Quest’ultimo era reputato il capostipite degli Sciiti, una popolazione iranica dell’Asia centrale.
Il piccolo mammifero australiano che ha incuriosito i ricercatori europei
In seguito, lo stesso nome fu adoperato da Cuvier nel 1798 (come riportato dall’Enciclopedia Treccani) per indicare un mammifero appartenente all’ordine dei Monotremi. I Monotremi (Monotremata) si distinguono in due famiglie: gli Ornitorinchidi (l’unico rappresentante è l’ornitorinco o Ornithorhynchus anatinus) e i Tachiglossidi (Tachyglossidae). Quest’ultima famiglia comprende quattro specie di Echidna: Echidna dal becco lungo occidentale (Zaglossus bruijni), quella dal becco lungo di Sir David (Zaglossus attenboroughi), quella dal becco lungo orientale (Zaglossus bartoni) e infine l’Echidna istrice (Tachyglossus aculeatus).
Le echidne e gli ornitorinchi sono dei mammiferi molto particolari, essi sono noti per l’abitudine di deporre le uova, di incubarle in una sacca nel ventre materno dove i piccoli, una volta fuoriusciti dalle uova, bevono il latte materno. La loro importanza negli studi biologici è dovuta al fatto che sono considerati “mammiferi unici al mondo” essendo ovipari (cioè la crescita della prole avviene fuori al corpo materno) rispetto ai Marsupiali (come canguri, opossum, koala, vombati, diavoli della Tasmania che allattano i cuccioli all’interno del marsupio) oppure ai Placentati (scimmie, roditori, lemuri, cetacei, artiodattili, perissodattili, carnivori, foche ed esseri umani che sono dotati di placenta) considerati vivipari (cioè la prole si sviluppa nel ventre materno).
Inoltre, questi piccoli animali (le dimensioni variano tra i 30 e i 40 cm) vivono solo in Australia e in Nuova Guinea. Le echidne non hanno denti, piuttosto un lungo muso sdentato utile per nutrirsi di formiche, per questo motivo gli zoologi ritengono che essi si sono “evoluti in modo convergente” rispetto ad altri animali come i pangolini dell’Asia meridionale oppure gli armadilli e i formichieri del Sud America.
Le echidne sono coperti di spine sulla schiena per difendersi dai predatori mentre la peluria domina la pancia.
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