Circus Don Chisciotte, la prima al Teatro Mercadante

Circus Don Chisciotte

In prima assoluta il 13 e 14 giugno è andato in scena al Teatro Mercadante Circus Don Chisciotte, per la rassegna del Campania Teatro Festival.

Se il tempo non esistesse? Se il tempo fosse solo un’invenzione degli uomini per accettare la parola fine?

Abbandonate il ricordo che avete del Teatro Mercadante e immaginate una platea svuotata delle sedute abituali. Immaginate una scacchiera in cui al posto delle pedine ci sono sedie di ogni tipo, vintage, moderne con davanti comodini e televisori a tubo catodico. Ecco, è proprio questo lo scenario in cui si muovono due cavalieri erranti, Don Chisciotte e il suo fedele scudiero Sancho Panza.

Due esistenze che si incontrano in una discarica, dove la discarica può essere solo una grande metafora di quel posto che sta prima dell’inizio di quella divina commedia che è la vita stessa, un posto dove la speranza viene lasciata, perché sperare non ha più senso.

L’elemento chiave di Circus Don Chisciotte (di Ruggero Cappuccio) è senza dubbio la parola: la letteratura si fa vita, la vita si fa letteratura. Due uomini fuggono da loro stessi per incontrare un altro sé, nei luoghi della mente, abitati solo dalla parola e dalla lingua. Su un tabellone vediamo farsi e disfarsi parole su parole, attraverso la combinazione infinita di lettere. La lingua è e diventa l’unica possibilità per viaggiare nell’infinito mondo. Meravigliosi gli attori Michelangelo Dalisi (Don Chisciotte) e Marco Cacciola (Sancho Panza) che trascinano lo spettatore in un vortice linguistico in cui non sempre è facile orientarsi. Mentre anziani seduti fissano schermi accesi, a simboleggiare una generazione assuefatta davanti alla tv, i due cavalieri si dimenano in inutili imprese, battaglie perse, tra mulini a vento in infiniti mondi, in cui ogni lettera dell’alfabeto è una stazione del nostro stare al mondo. Li vediamo, armati di parole, muoversi ora come giullari, ora come acchiappafantasmi, ora inseguire amori, ora lamentarsi, ora lottare, ora arrendersi. 

E, nel finale, in una dimensione senza tempo e senza speranza, il teatro risuona delle note e delle parole del maestro Franco Battiato: sul ponte sventola bandiera bianca, sul ponte sventola bandiera bianca… 

DI RUGGERO CAPPUCCIO
REGIA ANTONIO LATELLA
CON MARCO CACCIOLA E MICHELANGELO DALISI
SCENE GIUSEPPE STELLATO
COSTUMI GRAZIELLA PEPE
MUSICHE FRANCO VISIOLI
SOUND DESIGN FRANCO VISIOLI E DARIO FELLI
LUCI SIMONE DE ANGELIS
ASSISTENTE AL PROGETTO ARTISTICO BRUNELLA GIOLIVO
I VIAGGIATORI MARINA CAPPELLI, GENEROSO CIARCIA, RACHELE ESPOSITO, CIRO GIACCO, DANTE MAGGIO, SERGIO MARCHI, ANTONIO MILIZIA, BRUNO MINOTTI, AURORA PAGLIA, ELENA PANDOLFI, VINCENZO PENGO, MANLIO PETAGNA, PATRIZIA QUARTO, VANDA RICCIO, ADRIANA SPARANO, ANTONIETTA TAMMARO, MARIA TITOMANLIO, FRANCESCO VACCARO, LUIGI VINCI
ASSISTENTE ALLA REGIA PAOLO COSTANTINI

FOTO DI SCENA IVAN NOCERA
PRODUZIONE TEATRO DI NAPOLI – TEATRO NAZIONALE, CAMPANIA TEATRO FESTIVAL – FONDAZIONE CAMPANIA DEI FESTIVAL

Fonte immagine in evidenza: Ufficio stampa

A proposito di Rossella Capuano

Amante della lettura, scrittura e di tutto ciò che ha a che fare con le parole, è laureata in Filologia, letterature e civiltà del mondo antico. Insegna materie letterarie. Nel tempo libero si diletta assecondando le sue passioni: fotografia, musica, cinema, teatro, viaggio. Con la valigia sempre pronta, si definisce “un occhio attento” con cui osserva criticamente la realtà che la circonda.

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