Gli allievi della Bellini Teatro Factory incontrano Checov

Riparte il teatro Piccolo Bellini con la capienza al 70%

Gli allievi della Bellini Teatro Factory aprono la stagione 2021/2022 del teatro in prosa del Piccolo Bellini con lo spettacolo inedito scritto ed interpretato da loro stessi e diretto da Francesco Saponaro: La Fidanzata/Pandemico Vaudeville, due atti ispirati ai racconti La Fidanzata ed Il Sottufficiale Prišibeev di Anton Čhecov.

La tragedia de La Fidanzata

Ne La Fidanzata è più tangibile la fedeltà al racconto dell’autore russo. Una famiglia borghese partenopea ha fatto della propria casa un abitacolo sicuro, una sfera di cristallo contro la vita al di là di quelle mura. Ma la vita ruggisce ed il cristallo è fragile: è la lenta decadenza di una casa sempre più votata alla miseria e di una famiglia che, ormai, non regge più all’urto di una vita basata sul ritmo delle apparenze.

È uno scontro generazionale: la nonna, colei che conserva la memoria della tradizione; la mamma, succube, che sceglie di rimanere in balia tra quella pregnante claustrofobia ed il desiderio di spiccare il volo; la figlia, la fidanzata promessa in sposa ad un uomo troppo uguale a tutto ciò che la circonda e la opprime, decide di andare via, di seguire la vita con i suoi rischi. A spingerla è Sasà, con cui si identifica il desiderio dell’autore di una vita fatta di piccoli gesti, della semplicità di un profumo, della gioia di rialzarsi dopo una caduta, della forza di affrontare i pericoli quotidiani che ci rendono vivi.

La scenografia, sapientemente costruita, dà quel senso di chiusura in una casa con un tavolo pesante e troppo grande posto sempre al centro della scena che esprime un’idea di invadenza insieme alla presenza dei personaggi stessi. I giochi di luce, passando da un’illuminazione abbastanza tetra ad una più intima che illumina i dialoghi tra la fidanzata e Sasà, rafforzano ancor di più quel divario tra la prigionia in un mondo apparente e l’apertura verso sé stessi e la vita che ci aspetta.

Pandemico Vaudeville: riflettere di buon gusto

Nel secondo atto il palco è animato con Pandemico Vaudeville, riadattato dal racconto checoviano Il Sottuficiale Prišibeev. Gli allievi della Bellini Teatro Factory riprendono quel rigore aggressivo del Signor Prišibeev proiettandolo nel mondo attuale, dove alberga il Covid-19 da ben due anni.

Il Signor Prišibeev si investe della missione di mantenere l’ordine e la preoccupazione per il virus, nonostante ci siano ormai i vaccini e si stia ritornando lentamente ad una certa normalità: protetto dalla sua tunica e dalla mascherina, schiva ogni persona che si ritrova davanti, gira col metro per prendere le distanze e la sua arma contro il mondo è il disinfettante.

I veri protagonisti sono gli allievi stessi che con corpo, musica e voce compongono la scenografia e tessono una trama quanto mai attuale con satirica ironia. Sono stati capaci di toccare i punti salienti di questi due anni vissuti tra progressi ma anche invettive e teorie vuote: i complottisti che si ostinano a vedere una farsa dove non c’è, la speranza dopo i vaccini e la superficialità di chi ha abbandonato ogni regola. Il Signor Prišibeev, allora, diventa il buonsenso di prendere le dovute precauzioni, ma anche l’esagerazione di chi sfrutta quelle regole stesse per dimenticarsi di vivere. Con un’intuizione geniale, non a caso il egli accusa sua moglie di essersi schierata dalla parte dei teatranti, specchio di una società che ha trascurato quell’arte che ci permette metaforicamente di respirare.

Un atto che è una ventata fresca di leggerezza, che tra ironia e risate di invita a riflettere sull’andare avanti, sul liberare finalmente dalle catene quell’aria di vita.

In conclusione

Gli allievi della Bellini Teatro Factory hanno offerto un inizio per la stagione 2021/2022 pieno di grandioso entusiasmo, scegliendo di mettere a nudo sul palcoscenico l’essere umano in tutta la sua complessità e di ripartire proprio da questo per un nuovo incontro con la vita. Uno spettacolo degno di una stending ovation che ha saputo far dimenticare i cellulari e le chiacchiere vane ed è stato un ritornare a respirare, a rivivere la magia, a sperare.

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A proposito di Francesca Hasson

Francesca Hasson è giornalista pubblicista, iscritta all’Albo dal 2023. Appassionata di cultura in tutte le sue declinazioni, unisce alla formazione umanistica una visione critica e sensibile della realtà artistica contemporanea. Dopo avere intrapreso gli studi in Letteratura Classica, avvia un percorso accademico presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II e consegue innanzitutto il titolo di laurea triennale in Lettere Moderne, con una tesi compilativa sull’Antigone in Letterature Comparate. Scelta simbolica di una disciplina con cui manifesta un’attenzione peculiare per l’arte, in particolare per il teatro, indagato nelle sue molteplici forme espressive. Prosegue gli studi con la laurea magistrale in Discipline della Musica e dello Spettacolo, discutendo una tesi di ricerca in Storia del Teatro dedicata a Salvatore De Muto, attore tra le ultime defunte testimonianze fondamentali della maschera di Pulcinella nel panorama teatrale partenopeo del Novecento. Durante questi anni di scrittura e di università, riscopre una passione viva per la ricerca e la critica, strumenti che considera non di giudizio definitivo ma di dialogo aperto. Collabora con il giornale online Eroica Fenice e con Quarta Parete, entrambi realtà che le servono da palestra e conoscenza. Inoltre, partecipa alla rivista Drammaturgia per l’Archivio Multimediale AMAtI dell’Università degli studi di Firenze, un progetto per il quale inserisce voci di testimonianze su attori storici e pubblica la propria tesi magistrale di ricerca. Carta e penna in mano, crede fortemente nel valore di questo tramite di smuovere confronti capaci di generare dubbi, stimolare riflessioni e innescare processi di consapevolezza. Un tipo di approccio che alimenta la sua scrittura e il suo sguardo sul mondo e che la orienta in una dimensione catartica di riconoscimento, di identità e di comprensione.

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