Napoli, 4 novembre. Via Toledo e il suo solito viavai. Tra i palazzi, una luna quasi piena. Alla fine della strada, il Teatro Augusteo. In piazzetta c’è tanta gente, tutti in attesa di entrare per una degna conclusione di giornata, lasciarsi avvolgere dall’abbraccio intimo della musica di uno dei migliori cantautori dei nostri tempi: Niccolò Fabi, in Libertà degli occhi Tour.
Si spengono le luci, cala il silenzio in platea, nella penombra una sagoma, un berretto: è lui, che lo spettacolo abbia inizio. Io sto nella pausa che c’è tra capire e cambiare…ad aprire il concerto è Alba, un pezzo del nuovo album, Libertà negli occhi.
Un album intimo, nove pezzi che scavano meravigliosamente nelle crepe dell’anima, pubblicato il 16 maggio. Nel giorno del suo compleanno, è Niccolò a fare un regalo ai suoi fan. Con la sensibilità che lo contraddistingue da sempre, il cantautore romano riesce, ancora una volta, a dare voce a quella fragilità che ci vogliono far credere sbagliata e che, invece, fortunatamente, ci ricorda di essere vivi e, soprattutto, umani. Malinconia e dolcezza, dolore e cura.

Niccolò Fabi e la sua grammatica di sentimenti
Tra una canzone e l’altra, Fabi concede e si concede confidenze, racconta l’atmosfera in cui l’album Libertà negli occhi è nato ed è stato registrato: nella Valle del Sole, in una baita con vista sul lago e con persone che suonano per il gusto di farlo, lontani da classifiche e logiche di mercato. Un’autenticità la sua, la loro, che arriva tutta. Il titolo, come lui stesso dice, rimanda a quella libertà e purezza dello sguardo che abitano l’infanzia.
Libertà negli occhi: un viaggio interiore in un tempo sospeso
In un gioco di luci che lascia immaginare, più che vedere, è bello perdersi in una somma di piccole cose, che poi sono quelle per cui vale davvero la pena vivere. Un ritorno alla bellezza dell’ascolto e, soprattutto, alla bellezza dell’essenza. Una scelta controtendenza, quasi rivoluzionaria, in una società che si nutre di selfie e di apparenza.
Tra i pezzi del nuovo album L’amore capita, Nessuna battaglia, in cui protagonisti sono le emozioni, i cambiamenti, le difficoltà delle relazioni, cantati con tutta la potenza di cui le parole sono capaci. Temi che ci riguardano tutti, nessun escluso.
Interessante e prezioso, quanto le sue canzoni, il suo slancio riflessivo sulla musica e sull’arte tutta: «Ultimamente mi sono chiesto spesso che senso abbia fare un concerto come questo. Il linguaggio che utilizzo da sempre è qualcosa di estremamente introverso, intimo, che scava molto più dentro che fuori. Viviamo dei tempi in cui fuori da questo teatro, fuori dalla nostra realtà contemporanea, accadono delle cose talmente stravolgenti, che a volte mi sento inopportuno a fare questi viaggi speloelogici dentro noi stessi quando la realtà andrebbe, forse, raccontata in maniera diversa. Ma forse l’arte ha sempre avuto questa doppia sfaccettatura: raccontare la verità o raccontare gli effetti che la realtà ha su di noi. La poetica, in fondo, è una forma di politica, perché stimola noi stessi a cercare dentro quei meccanismi intimi che, portarti fuori di noi, diventano aggressività, violenza, guerra. Mi presento a voi con la speranza che, andando a fondo, scopriamo davvero le cose che ci uniscono. Credo che la diversità sia qualcosa di superficiale: dentro abbiamo tutti le stesse paure, le stesse speranze, le stesse ambizioni. Spero che uscendo da questo teatro tutti noi possiamo guardare all’altro come a qualcuno da ascoltare, comprendere, magari non stimare, ma ascoltare e di certo non come qualcuno da offendere, aggredire o addirittura uccidere. Questa è la mia speranza».
Muovendosi tra presente e passato, Niccolò Fabi, affiancato dalla maestria dei suoi straordinari compagni di viaggio Roberto Angelini, Filippo Cornaglia, Alberto Bianchi, Giulio Cannavale e Cesare Augusto Giorgini, non ha risparmiato vecchi e meravigliosi pezzi del suo trentennale repertorio come Ecco, Costruire, Facciamo finta, Una buona idea, È non è.
Libertà negli occhi tour si è concluso sulle note di Lasciarsi un giorno a Roma. Impossibile non abbandonare le sedute in velluto rosso del teatro e andare, sotto al palco, a cantare con lui!
Fonte immagini: archivio personale

