Patrizia Eger è regista, attrice e formatrice per attori. Oltre a possedere una specializzazione in voce e canto, ha completato anche il corso triennale di teatro presso il Teatro Elicantropo di Napoli. Successivamente, Patrizia Eger ha approfondito le sue competenze frequentando workshop di perfezionamento su voce, dizione e interpretazione del testo, lavorando con professionisti del calibro di Roberto Corradino, Alina Narciso, Paola Tortora, Fabio Cocifoglia e Roberto Azzurro.
La formazione e il percorso artistico di Patrizia Eger
Numerosi registi l’hanno diretta in ambito teatrale, tra cui Stefano Sarcinelli, Carlo Cerciello, Walter Manfrè, Manuela Cherubini, Angela Di Maso e Fortunato Calvino. Più di recente ha intrapreso anche un percorso legato al canto sotto la guida del maestro Carlo Morelli, direttore del coro giovanile del Teatro San Carlo di Napoli.
Le opere e la regia
Nel 2021 ha curato la regia del testo Anna Cappelli di Annibale Ruccello, interpretandolo personalmente e strutturandolo come una vera partitura musicale, in cui la voce diventa il protagonista assoluto. Lo spettacolo è tuttora in replica, portato in scena in diverse città, da Napoli a Trieste. È inoltre presidente dell’Associazione Culturale Varco Attivo ETS (ETS). L’ultima produzione creativa di Patrizia Eger è Reggi qui un attimo, una pièce variegata e leggera che ricalca l’antica formula di intrattenimento del teatro-canzone tanto cara alla tradizione italiana, alternando diversi stili e linguaggi. Ecco l’intervista a Patrizia Eger. Reggi qui un attimo tornerà sulle scene al Teatro Instabile di Napoli il prossimo sabato 6 dicembre alle ore 20:00.

L’intervista a Patrizia Eger
Ciao Patrizia, sei attrice, regista e cantante: che evoluzione ha subito il tuo stile e come è cambiata la sua prospettiva a partire dal tuo esordio arrivando ad oggi?
Il mio percorso artistico è stato guidato fin dall’inizio da una grande curiosità, che è forse la mia qualità più forte. Sono sempre stata testarda nel voler capire come nasce una scena, come si costruisce un personaggio, come l’energia cambia a seconda di un gesto o di una pausa. All’inizio ero molto orientata verso la tecnica: volevo precisione, pulizia, controllo. Ma paradossalmente ho imparato più osservando che facendo. Amavo e amo ancora assistere alle prove dei miei maestri, guardare da fuori, cogliere i processi, le dinamiche sottili, il modo in cui una scelta artistica si trasforma piano piano in qualcosa di vivo. È lì che è avvenuto il mio vero apprendistato. Guardando, ascoltando, lasciando che l’intuito completasse ciò che la tecnica non spiegava. Con il tempo, questa base tecnica si è intrecciata con un lavoro più emotivo e libero. Ho capito che potevo rilassarmi e mettere da parte la perfezione e fare ricerca sull’autenticità. Oggi cerco la verità del momento, la relazione sincera con chi ho davanti.
Di cosa tratta Reggi qui un attimo?
“Reggi qui un attimo” è uno spettacolo di teatro–canzone nato in un periodo difficile della mia vita, in cui sono dovuta rimanere a lungo in casa. Avevo appena lasciato “Anna Cappelli” di Annibale Ruccello, un testo profondo e intenso, e sentivo la necessità di leggerezza. Il titolo è un invito: “Reggi qui un attimo… Questo mio peso”. In scena, insieme all’attrice e cantante Maria Strazzullo e con la musica del maestro Sergio Mautone, esploro le molte sfaccettature dell’amore, con ironia, delicatezza e verità. È un momento di sospensione, un respiro e sospiro condiviso con il pubblico.
Cos’è Varco Attivo?
L’associazione culturale “Varco Attivo ETS” è la mia casa artistica e una parte della mia identità. Il nome è nato quasi per caso, giocando sull’ambiguità del “varco attivo” delle ZTL: quel dubbio se si può passare o no, quella tensione tra accesso e divieto. Un po’ come l’arte, che è sempre un attraversamento, anche di parti vietate di noi. Fondata nel 2023, l’associazione è partita da piccoli progetti e ora affronta anche bandi importanti, come l’ultimo vinto “Affabulazione” del Comune di Napoli.
Raccontaci del riconoscimento che ti piacerebbe ottenere e che non hai ancora ricevuto finora.
Il riconoscimento che desidero? Non un premio formale, ma la realizzazione di un sogno concreto: avere un teatro mio, da gestire insieme alle persone che stimo e che amo. Uno spazio in cui creare, ospitare artisti, dare il giusto tempo agli allestimenti, cosa sempre più difficile quando si è ospiti nei teatri.
Rivelaci un tuo sogno come donna e uno come artista.
Un sogno come donna? La serenità del quotidiano, che sembra poco ma sostiene tutto. Un sogno come artista? Fare un film importante, entrare nel cinema. Sento che mi appartiene questa strada.
Fonte immagine: immagini fornite dall’intervistata

