Quando verrà la fin di vita | Recensione

Quando verrà la fin di vita | Recensione

Dal 7 al 9 e dal 12 al 16 marzo, il suggestivo Teatro di Documenti di Testaccio si anima con Quando verrà la fin di vita (e questa storia è già finita?), un’opera tra il giallo e il metateatro. 

La regista Stefania Porrino torna al Teatro di Documenti, dopo due precedenti spettacoli, con la messa in scena di Quando verrà la fin di vita (e questa storia è già finita?). La rappresentazione, da lei scritta e diretta, è stata realizzata in collaborazione con il Centro Studi Vera Pertossi e ha come protagonisti gli attori della Compagnia del Mutamento. Al centro un tema sociale molto forte e attuale: la difficile situazione degli anziani, in un mondo sempre meno giovane e disponibile ad assisterli. Un tema che spinge lo spettatore a porsi delle domande e a chiedersi, soprattutto, se “ciascuno di noi è davvero padrone della sua vita”. 

La trama di Quando verrà la fin di vita 

Peculiare in questa messa in scena è la costruzione della storia su due livelli paralleli, che spesso, nel corso dello spettacolo, entrano in contatto tra di loro. Due livelli che vengono rappresentati anche dalla suddivisione della sala del teatro in due spazi gemelli.

Da un lato, troviamo Virgilio (Giulio Farnese) e Beatrice (Nunzia Greco): marito e moglie, i quali, senza figli e arrivati ormai nell’ultima fase della loro vita, lasciano Roma per trasferirsi in un casale nella campagna toscana ereditato dal cugino di Virgilio. In questo spazio più realistico e narrativo, i coniugi cercano di esorcizzare la paura che provano nei confronti della vecchiaia e della morte, ma soprattutto nei confronti dell’idea che uno dei due debba, ad un certo punto, sopportare la vita senza l’altro. Per questo, decidono di tenere con loro Pia (Carla Kaamini Carretti), un’ambigua figura dal passato complesso, che getta la storia nell’atmosfera del giallo. 

Dall’altro lato, lo spettatore viene catapultato in un livello più filosofico e metateatrale. Qui si muovono Vir (Rosario Tronnolone) e Bea (Evelina Nazzari), i veri autori della storia dei due coniugi. Sono le loro stesse coscienze immateriali che agiscono fuori dal tempo e conoscono già l’epilogo della storia. 

Virgilio e Beatrice: tra sconforto e speranza 

I due protagonisti, Virgilio e Beatrice, rappresentano il modo in cui tutti noi viviamo, spinti dalla voglia e dalla necessità di mantenere qualsiasi cosa sotto il nostro controllo, anche la morte. L’imprevisto è, però, sempre in agguato. Un imprevisto che interferisce con i nostri piani e ci fa comprendere di non essere in grado di controllare totalmente le cose. Ogni singola coscienza ha una possibilità di scelta all’interno del disegno generale della vita. Bisogna ricordarsi, però, che si tratta di «una libertà vigilata, non un libero arbitrio, ma nemmeno un determinismo totale».  

C’è, quindi, sempre una speranza. Ciò si evince dal fatto che Vir e Bea, nel corso della messa in scena, propongono alcune varianti e alternative a quella che sarà la fine della storia dei due coniugi. Ma si evince anche dal titolo dell’opera Quando verrà la fin di vita (e questa storia è già finita?), ripreso dai versi di una filastrocca. Versi a cui la regista ha cambiato il finale, aggiungendo un punto interrogativo, in modo tale da mettere in evidenza l’idea di una possibile trasformazione della storia, e non soltanto di una sua fine vera e propria. 

Quando verrà la fin di vita e il Teatro di Documenti 

Costruito dallo scenografo e regista Luciano Damiani negli anni ‘80 partendo dalla struttura di alcune antiche grotte seicentesche, il Teatro di Documenti, nel quartiere Testaccio di Roma, si sposa perfettamente con l’idea alla base dell’opera Quando verrà la fin di vita (e questa storia è già finita?). Gli spazi, infatti, sono perfetti per suggerire la presenza di una casa a due piani: da quello sottostante emergeranno gli elementi più inquietanti della vicenda, anche attraverso l’utilizzo di alcuni strumenti scenici che riusciranno a creare stupore nel pubblico, come una botola che si apre lentamente all’improvviso e uno specchio che sale dal basso. 

Fonte immagine: locandina, Ufficio Stampa e scattate in loco

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