Se son fiori moriranno è il nuovo e commovente spettacolo in cartellone al Piccolo Bellini di Napoli fino al diciotto febbraio. Con una produzione Teatro Biondo Palermo, il drammaturgo e regista Rosario Palazzolo ci dona un’opera sul tema dell’immaginazione (ma dalla concretezza spiazzante).
In una sala colma di un tetro vapore, lo spettatore esperisce l’ingresso nella mente di una madre che con pericolosa negligenza, tenta di elaborare l’incidente accaduto alla figlia. La donna è portata in vita dalla potente interpretazione di Simona Malato (già protagonista in “Le sorelle Macaluso” di Emma Dante), Chiara Peritore viene allo stesso modo cimentata nel ruolo della figlia, complesso e dinamico, del quale la scrittura ingarbugliata e miracolosa di Rosario Palazzolo non può fare a meno. La singolare atmosfera in Se son fiori moriranno è stata costruita anche grazie agli interventi fuoricampo di Delia Calò, la cui difficile responsabilità è quella di dare voce al personaggio della psicoanalista. Quest’ultima ha l’obbiettivo di persuadere la madre a sospendere il sostegno delle apparecchiature mediche che tengono in vita la figlia, in coma da circa dieci anni.
Sullo sfondo delle penetranti musiche di Gianluca Misiti, la perturbante composizione scenica di Mela Dell’Erba per Se son fiori moriranno trasferisce lo spettatore in una stanza dalle pareti consumate ed arredata con oggetti per bambini: una piccola sedia, la casa delle bambole, un tavolino e il cucinino. Tutti questi elementi abitano un angolo remoto nella mente della donna, sono ricordi raggruppati che perdono di significato non appena la psicoanalista si intromette fra i suoi pensieri con le proprie domande. La quarta parete non esiste (o forse non ne esiste alcuna), in quanto la madre interagisca col pubblico sin dall’inizio. Durante tutta la durata dello spettacolo Se son fiori moriranno infatti, la donna persegue il disperato tentativo di renderci visibili alla figlia, a prova del suo benessere, come se percepire la presenza dello spettatore significasse fare un passo in più verso la realtà e di conseguenza, allontanarsi dalla mera fantasia. Se lo spettacolo era iniziato con la prova ontologica che il pensiero equivale alla realtà (la donna ne dimostra l’efficacia spiegando che pensando intensamente a qualcosa, riesce a vederla), il finale ribalterà radicalmente questa dichiarazione. Anche se animata da estrema volontà, la madre non potrà mai costringere la figlia a vedere il pubblico, ma quest’ultima, rivolta verso di noi, riuscirà a vedere sempre e solo una parete con un quadro ritraente fiori (a parte un breve ed indispensabile momento…).
Lo spettacolo Se son fiori moriranno si conclude con un atto emblematico: le pareti crollano, il mondo interiore nel quale la madre e la figlia avevano vissuto fino ad allora è svanito, l’immaginazione che aiutava ad attenuare il dolore ha lasciato spazio a un immenso buio.
Se son fiori moriranno: testo e regia Rosario Palazzolo, con Simona Malato, Chiara Peritore, Delia Calò e la voce di Delia Calò. Scene e costumi di Mela Dell’Erba, musiche originali di Gianluca Misiti. Light designer: Gabriele Gugliara, aiuto regia: Angelo Grasso, direttore di scena: Sergio Beghi, coordinatore dei servizi tecnici: Giuseppe Baiamonte. Macchinisti Giuseppe Macaluso, Gaetano Presti. Scene realizzate con la collaborazione degli studenti del Corso di Scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Palermo: Salvatore Emanuele, Gaia Giacalone, Simona Saiola, Micol Adelaide Spina. Per una produzione Teatro Biondo Palermo.
Fonte dell’immagine in evidenza per “Se son fiori moriranno (Piccolo Bellini) | Recensione”: ufficio stampa.