Vuccirìa Teatro in Immacolata Concezione | Recensione

Vuccirìa Teatro

Recensione dello spettacolo Immacolata Concezione di Vuccirìa Teatro in scena dal 10 al 15 maggio al Piccolo Bellini.

Vuccirìa Teatro ritorna al Teatro Bellini di Napoli e, dopo il successo di David, riporta in scena dal 10 al 15 maggio l’amatissimo Immacolata Concezione al Piccolo.

Immacolata Concezione di Vuccirìa Teatro – Recensione dello spettacolo

Joele Anastasi ambienta la sua pièce, di cui è regista e drammaturgo, in una Sicilia degli anni ’40 e vede Concetta (Federica Carruba Toscano) come protagonista. Concetta è una ragazza semplice, dall’ingenuità tanto potente quanto disarmante, la quale viene trascinata dal padre (Joele Anastasi) dal pubblico fino al palcoscenico con una campana al collo e completamente nuda.

Il pubblico è fin dall’inizio, dunque, stordito dalla potente immagine della nudità fisica e spirituale di Concetta, che viene presto barattata per una capra gravida, entrando a far parte del bordello di Donna Anna, interpretata ancora da Joele Anastasi che compie una graduale trasformazione da un personaggio all’altro tecnicamente immacolata e d’intensità sublime.

Non ci vuole molto per un paesino non specificato della campagna Siciliana per spargere la voce della nuova ragazza del bordello, la quale acquista rapidamente grande fama grazie alle prestazioni millantate dagli uomini del paese. Eppure Concetta della vita adulta non sa molto, tutto ciò che sa riguarda le capre che l’hanno accompagnata nell’infanzia paterna. Ride sempre, obbedisce ciecamente alle 7 regole di Donna Anna e le piace “fare l’amore”, anche se quello che intende lei è ben diverso da quello che credono gli altri. Tutto il paese si innamora di Concetta, in particolar modo saranno Don Sario (Enrico Sortino), signorotto del paese e Turi (Alessandro Lui) ad incarnare in modo più forte la vena prepotentemente maschilista di un mondo, alla vigilia della guerra, in cui si brama il possesso di Concetta, tanto da divinizzare la sua immagine. Non sono gli unici, tuttavia, a reificare l’immagine di Concetta, la quale viene considerata tanto pura dal curato del paese (Ivano Picciallo), che addirittura le nega la possibilità di confessarsi, perché non vuole “sporcare” la candida e sacra immagine della ragazza.

Immacolata Concezione, crea un ambiente archetipo in questo mix di mentalità e comportamenti del passato, che lo spettatore moderno rigetta a tratti, con una speranza che ancora si conservava, ormai completamente disillusa per il fruitore odierno il quale, ad oggi, può muovere forti critiche al presente che sta vivendo, notando come alcuni dei comportamenti non sono poi così dimenticati, ma piuttosto sono mutati nel tempo.

Il dialetto siciliano, lingua della pièce, contribuisce a delineare nell’immaginario dell’audience questo paesaggio tristemente idillico, rendendo l’esperienza ancora più forte. Molti i piani, dunque, su cui si può valutare Immacolata Concezione, che sia sul piano tecnico che su quello dell’interpretazione, vede dei livelli difficilmente replicabili, con dei ritmi di scena perfettamente messi in moto, anche con l’aiuto della scenografia/carosello che quasi richiama un fil rouge evocativo e leggendario dell’intera storia, che non a caso si interseca con il racconto di Colapesce, che segna il legame d’amore e di brama della pura Concetta e un altro personaggio.

Nel complesso, Immacolata Concezione si presenta come un’imperdibile spettacolo, studiato e messo in scena in modo magistrale, ricolmo di spunti di riflessione dati da scelte audaci e significative, come l’utilizzo in alcuni momenti cruciali della nudità degli interpreti, che passa da quella carnale, a quella pura, fino a quella primordiale che fa da sfondo al momento finale che raggiunge picchi di elevata complessità, dati i vari piani narrativi. Tuttavia, quello che indubbiamente rimane, è che la purezza di Concetta, che la rendono un feticcio sacro, consiste nel primordiale desiderio di nutrimento affettivo e di amore di cui ognuno di noi, nel presente, nel passato o nel futuro, ha bisogno.

Immagine in evidenza: Teatro Bellini

 

 

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A proposito di Chiara Leone

Zoomer classe '98, studentessa della scuola della vita, ma anche del corso magistrale in Lingue e Letterature Europee e Americane all'Orientale. Amante dell'America intera, interprete e traduttrice per vocazione. La curiosità come pane quotidiano insieme a serie tv, cibo, teatro, libri, musica, viaggi e sogni ad occhi aperti. Sempre pronta ad esprimermi e condividere, soprattutto se in lingue diverse.

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