La Galleria Toledo presenta il programma 2023/2024

La Galleria Toledo presenta il programma 2023/2024

Una stagione ricca di titoli alla Galleria Toledo

La Galleria Toledo ha presentato la nuova stagione 2023/2024 che vedrà protagonisti numerosi titoli, tra quelli più tradizionali e altri più d’avanguardia. Infatti, come al solito la politica scelta sarà quella di recuperare i grandi nomi della storia del teatro e allo stesso tempo di ricercare forme teatrali nuove, proposte da e per i giovani. Non a caso, durante la presentazione, la Galleria Toledo ha rilanciato il suo leitmotiv di spazio di ricerca aperto ad accogliere giovani artisti, nonché un altrettanto giovane pubblico che si spera possa popolare la platea sempre in maggior numero.

Pertanto, nel nuovo cartellone della Galleria Toledo si vedranno titoli contemporanei, figli di giovani interpretazioni e, in alcuni casi, anche di giovani penne, e compariranno nomi come Italo Calvino, Dostoevskij, Philip Roth e altri ancora da scoprire e riscoprire, insieme ad altrettanti titoli ormai già ripetuti molteplici volte e diventati un cult nel sistema produttivo del teatro, come il Mercante di Venezia recuperato dall’onnipresente scrigno shakespeariano.

Insomma, la Galleria Toledo tenta in tutti i modi di continuare una certa attività di ripresa, sia personale che culturale, e per questo motivo si leggono anche nomi di attori scelti perché esempi creativi che possono contribuire ad avvantaggiare un cartellone importante. In tale ripresa, come ogni anno le lamentele della direttrice Laura Angiulli arrivano forte e chiaro: quello attuale è un periodo storico in cui le nuove generazioni vivono una forte carenza umanistica, con la conseguenza che il teatro viene sempre più spesso riconosciuto come luogo spettacolare e non come spazio in cui entrare in contatto con le proprie coscienze, in quanto siamo soggetti “politici” nel senso di attivi in un tempo e in un luogo. Lo dimostrano in primis e soprattutto le istituzioni, che non finanziano né promuovono a dovere l’ambiente artistico. Perciò, la stagione 2023/2024 della Galleria Toledo è anche un monito, un grido indirizzato ai “piani alti” affinché la cultura non affondi insieme al teatro, sua radice identitaria.

Ma avere nomi o titoli importanti in cartellone non può essere l’unica prassi da seguire, non può e non deve bastare. Com’è stato più volte detto dalla direttrice della Galleria Toledo, serve anche una politica culturale ben approfondita da seguire in modo particolare nei confronti delle nuove generazioni, che vanno sia certamente abituate al pensiero critico per capire sé stessi e il mondo che le circonda in un lavoro di sincronia, ma vanno anche abituate a un’idea di cambiamento contemporaneo che accolga linguaggi veramente di pari passo con i tempi attuali.

Oltre alla lamentela, fondamentale soprattutto per un teatro come la Galleria Toledo che vive sfide finanche territoriali, serve pure l’entusiasmo per il nuovo. E questo riporta al fatto che purtroppo, quello della contemporaneità è un discorso problematico e molto ampio: a fronte di varie proposte estere – sia chiaro, alle quali va guardato non per fare un mero paragone giudizievole ma per generare confronto, che è ben diverso nella prospettiva di un’arte che non ha limiti – ci si accorge che in Italia si è vincolati ancora a un teatro con un linguaggio che rischia di essere così tanto svilito da diventare obsoleto. Per intenderci, cos’è veramente contemporaneo oggi, al di là dei contenuti, ma nella forma? Questa domanda va rivolta non solo alla Galleria Toledo ma a tutti i teatri e a chi si deve confrontare pur con una certa sfida per incentivarli, togliendo quelle lezioni più che impresse provenienti da una rivoluzione teatrale che ormai appartiene al secolo scorso. Pensiamo proprio al termine “contemporaneità” che ancora rivolgiamo a tante forme teatrali del Novecento, talvolta imitandole. Manca, per risolverla in un termine con l’augurio che possa essere compreso nella sua totale complessità, una vera comunicazione con gli aspetti familiari alle nuove generazioni. Ma è pur vero che vi è anche una certa controparte economica, che purtroppo va inserita e valutata in questo discorso e che sicuramente in larga parte contribuisce a limitare nuove ricerche teatrali. Non è una questione di caccia al colpevole bensì un monito con lo scopo di vedere realmente crescere il lavoro di teatri come la Galleria Toledo.

Non solo teatro

Una menzione importante meritano anche altri progetti in cui sarà coinvolta la Galleria Toledo. Infatti, largo spazio verrà dato anche alle scuole e alle università grazie alla dedizione organizzativa di Anna Fiorile proprio nella convinzione di ripartire dai giovani, facendoli incontrare con l’arte. E sempre al fine di ciò per il mese di luglio corrente, dal 10 al 27, ci sarà la rassegna cinematografica Doppio Sogno XXIII:

Il cinema è una regione semantica di privilegio, per la duttilità con cui si presta a ogni genere di sistema narrativo. Ciò vale anche quando si tratta di raccontare la vita animale oppure quella minerale. Nel racconto della materia si intreccia il filo delle visioni che rendono l’umano capace di elevarsi attraverso la ricerca di sé, all’interno dello spazio che abita e attraverso le azioni che compie. L’argomento universale del cinema è dunque sempre la Vita, che accomuna ogni genere di scrittura per immagini in movimento; persino nel raccontare un sasso il film-maker testimonia sempre le tracce di vita in esso e attorno a esso. […] Noi del teatro che sappiamo leggere tra le righe, con ostinazione, da piccole sale perseguiamo lo studio dell’etica nella metafora e proponiamo la Cura, perché è, appunto, soltanto una questione di punti di vista. Non ci stancheremo mai di sognare la vita, e continueremo a mostrarvi il miglior cinema per l’anima, perché teniamo molto a voi e intendiamo concorrere a ché il mondo rimanga un luogo d’amore e di bellezza. – Lavinia D’Elia.

Ph: Ufficio Stampa

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A proposito di Francesca Hasson

Francesca Hasson è giornalista pubblicista, iscritta all’Albo dal 2023. Appassionata di cultura in tutte le sue declinazioni, unisce alla formazione umanistica una visione critica e sensibile della realtà artistica contemporanea. Dopo avere intrapreso gli studi in Letteratura Classica, avvia un percorso accademico presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II e consegue innanzitutto il titolo di laurea triennale in Lettere Moderne, con una tesi compilativa sull’Antigone in Letterature Comparate. Scelta simbolica di una disciplina con cui manifesta un’attenzione peculiare per l’arte, in particolare per il teatro, indagato nelle sue molteplici forme espressive. Prosegue gli studi con la laurea magistrale in Discipline della Musica e dello Spettacolo, discutendo una tesi di ricerca in Storia del Teatro dedicata a Salvatore De Muto, attore tra le ultime defunte testimonianze fondamentali della maschera di Pulcinella nel panorama teatrale partenopeo del Novecento. Durante questi anni di scrittura e di università, riscopre una passione viva per la ricerca e la critica, strumenti che considera non di giudizio definitivo ma di dialogo aperto. Collabora con il giornale online Eroica Fenice e con Quarta Parete, entrambi realtà che le servono da palestra e conoscenza. Inoltre, partecipa alla rivista Drammaturgia per l’Archivio Multimediale AMAtI dell’Università degli studi di Firenze, un progetto per il quale inserisce voci di testimonianze su attori storici e pubblica la propria tesi magistrale di ricerca. Carta e penna in mano, crede fortemente nel valore di questo tramite di smuovere confronti capaci di generare dubbi, stimolare riflessioni e innescare processi di consapevolezza. Un tipo di approccio che alimenta la sua scrittura e il suo sguardo sul mondo e che la orienta in una dimensione catartica di riconoscimento, di identità e di comprensione.

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