Ugo Foscolo, la bellezza come valore filosofico

Ugo Foscolo, la bellezza come valore filosofico

Ugo Foscolo è uno degli autori e poeti più conosciuti della letteratura italiana, oggetto lo di studio  nel programma di studio in quinta superiore, nome “papabile” per l’esame di maturità. 

Ugo Foscolo: cenni biografici 

Niccolò Foscolo (Ugo fu un nome scelto più tardi dal poeta) nacque il 6 febbraio 1778 a Zante, una delle isole Ionie. Il padre, Andrea, era un medico veneziano; la madre, Diamantina Spathis. era greca. A causa delle proprie origini il poeta si sentì profondamente legato alla civiltà classica e nei suoi versi cantò spesso l’isola natia come simbolo di serenità.

Foscolo aderì con entusiasmo ai principi della Rivoluzione francese ed assunse posizioni fortemente libertarie ed egualitarie; per questo motivo entrò in contrasto con il governo oligarchico e conservatore della Repubblica di Venezia e, nel 1796, per sfuggire ai sospetti del governo, lasciò la città rifugiandosi per qualche tempo sui colli Euganei.

A Milano Foscolo conobbe Giuseppe Parini che rappresentava per lui un modello ideale di intellettuale, e strinse amicizia con Vincenzo Monti. In quegli anni, l’autore italiano cercò anche di raggiungere una certa stabilità economica per poter svolgere il suo lavoro intellettuale. Per questo motivo, nel 1799 si arruolò nella Guardia Nazionale e combatté al fianco dei Francesi contro gli Austriaci; dopo la vittoria di Marengo con cui Napoleone riconquistò l’Italia, entrò poi a far parte dell’esercito della Repubblica italiana con il ruolo di capitano aggiunto. Questi furono anche anni di intense passioni amorose, come quella per Isabella Roncioni a Firenze o quella per Antonietta Fagnani Arese a Milano. Tra il 1801 e il 1804 compose la maggior parte delle odi e dei sonetti e concluse la stesura delle Ultime lettere di Jacopo Ortis, il primo romanzo epistolare nel panorama letterario italiano.

Nel 1808, grazie all’interessamento di Monti, ottenne la cattedra di Eloquenza all’Università di Pavia. Sembrava la sistemazione tanto sperata, ma la cattedra fu presto soppressa dal governo. Intanto il suo atteggiamento critico nei confronti del regime napoleonico e il carattere fiero ed insofferente gli attirarono molte inimicizie nell’ambiente letterario milanese, tra cui quella di Monti stesso.

Verso la fine del 1813 Foscolo tornò a Milano, dove riprese il suo posto nell’esercito; in seguito alla sconfitta definitiva di Napoleone a Waterloo (1815) e al ritorno degli austriaci, dovette lasciare l’Italia.
Negli ultimi tempi, ammalato e in miseria, fu costretto a nascondersi dai creditori andando a vivere nei sobborghi più poveri di Londra. Qui trovò conforto nella poesia, continuando la traduzione dell’Iliade, fino al giorno della morte, il 10 settembre 1827 a soli 49 anni. Nel 1871 i suoi resti furono portati in Italia e sepolti a Firenze ne basilica di Santa Croce, vicino alle tombe dei grandi uomini da lui cantati nei Sepolori.

Le componenti classiche, illuministiche e preromantiche di Foscolo 

Nella formazione di Foscolo conversero le componenti tipiche della cultura del suo tempo: la tradizione classica, i principi illuministici e le più moderne tendenze pre-romantiche.
La formazione letteraria del giovane poeta si compì inizialmente nell’ambito del gusto arcadico; ben presto però, a questa letteratura formalmente elegante ed elaborata ma dai contenuti leggeri e disimpegnati, si aggiunse il modello dei grandi classici latini e greci, oltre a quelli italiani, in particolare Dante e Petrarca. Tra i moderni, Foscolo guardava con ammirazione al rigore morale e civile di Parini e alla fiera indipendenza, all’ansia di libertà di Alfieri. Al tempo stesso subì le suggestioni del sentimentalismo di Rousseau e del Werther di Goethe e dei toni malinconici dei poeti “cimiteriali” inglesi da lui interpretati in chiave laica e civile.

Per quanto riguarda le idee, Foscolo in un primo tempo subì l’influenza degli illuministi, e in particolare di Rousseau, dal quale ereditò il culto della natura come fonte di tutto ciò che è autentico e positivo, nonché il culto della passionalità intensa. La visione rousseauiana della società si fondava sul presupposto dell’originaria, naturale bontà dell’uomo, che era stata poi corrotta dallo sviluppo della civiltà. Più tardi Foscolo si staccò da questi principi, abbracciando le concezioni di Machiavelli e del filosofo inglese Thomas Hobbes che lo portarono a credere nell’originaria malvagità dell’uomo, in conflitto con gli altri uomini per sopraffarli e imporre il suo dominio. La società gli apparve allora come una guerra di tutti contro tutti, in cui trionfa solo la legge del più forte.

Un fondamentale valore alternativo che Foscolo propone è la bellezza, di cui sono custodi e depositarie la letteratura e le arti. A queste ultime Foscolo assegna il compito di depurare l’animo dell’uomo dalle passioni che nascono dai conflitti della vita associata, di consolarlo delle sofferenze e delle angosce del vivere. Ma, accanto a questo compito, alla letteratura e alle arti è assegnato un fine più alto: rasserenando e purificando.

La prima opera importante di Foscolo fu il romanzo intitolato Ultime lettere di Jacopo Ortis. Una prima redazione fu parzialmente stampata dal giovane scrittore a Bologna nel 1798, ma restò interrotta quando egli decise di arruolarsi nella Guardia Nazionale per combattere contro gli Austro-Russi. Lo stampatore, per poter vendere il libro, lo fece concludere da un certo Angelo Sassoli senza l’autorizzazione dell’autore. Il romanzo fu ripreso da Foscolo e pubblicato a Milano, con profondi mutamenti, nel 1802. L’Ortis è dunque un’opera giovanile, ma anche un’opera che Foscolo sentì come centrale nella sua esperienza, se vi ritornò a più riprese a distanza di parecchi anni.
Si tratta di un romanzo epistolare, una forma di narrativa che aveva goduto di larga fortuna nel Settecento; il racconto si costruisce attraverso una serie di lettere che il protagonista scrive all’amico Lorenzo Alderani. 

Chiaramente ispirato al Werther di Goethe è non soltanto il nodo fondamentale dell’intreccio; Goethe per primo aveva colto questa situazione di conflitto tra intellettuale e società, intuendo con grande anticipo un motivo che sarà poi centrale nella cultura moderna; ed aveva avuto la geniale intuizione di rappresentare il conflitto attraverso una vicenda privata e psicologica, sul terreno dei rapporti amorosi: il matrimonio infatti rappresentava nella cultura borghese del tempo il segno più evidente dell’inserimento positivo di un giovane nella società.
Foscolo riprende questo nucleo tematico, sviluppandolo in relazione alle particolari caratteristiche del contesto italiano dei suoi anni.

Come si vede, il conflitto sociale, che nel Werther si misura essenzialmente sul pian privato dei rapporti personali, qui si trasferisce anche su un piano politico. Ma son caratteri stessi del conflitto che si trasformano. Il dramma di Werther è quello di non riuscire a trovare una collocazione nella società: da un lato egli non può identificarsi con la sua classe di provenienza, poiché la passionalità intensa e la superiore sensibilità giovane artista sono respinti dal mondo borghese, che si fonda sulla razionalità, sul culto dell’ordine; dall’altro l’artista borghese è respinto anche dall’aristocrazia.

Nel panorama letterario italiano del primo Ottocento l’Ortis rappresenta un’opera fondamentale non soltanto perché riesce a cogliere acutamente i problemi che si pongono alle generazioni post-rivoluzionarie.

Le Odi di Foscolo, la bellezza come “tutto”

Di particolare rilievo le due Odi, A Luigia Pallavicini caduta da cavallo e All’amica risanata, che risalgono al periodo della scrittura dell’Ortis, ma rappresentano tendenze opposte: con sua passionalità ed il suo soggettivismo esasperati, con la figura dell’eroe sventurato esule, con il ricorrere ossessivo del tema della morte e le tonalità cupe che questa oca, l’Ortis rimanda infatti a tematiche di tipo pre-romantico, mentre le Odi rappresentano al contrario le tendenze tipicamente neoclassiche. Al centro vi sono rappresentazioni intensamente visive e plastiche, dalle linee ferme ed armoniose, in cui il poeta sembra voler riprodurre i modelli della contemporanea pittura o scultura neoclassica; ricorrono continui rimandi mitologici, evocati con raffinata erudizione.
L’ode A Luigia Pallavicini conserva maggiormente un carattere di omaggio alla bella donna, mentre All’amica risanata ha più alte ambizioni e si propone come discorso filosofico sulla bellezza ideale.

Foscolo, il Carme de I Sepolcri 

I Sepolcri sono un poemetto in endecasillabi sciolti sotto forma di epistola poetica indirizzata all’amico Ippolito Pindemonte. L’occasione al quale il poeta si ispirò per la composizione dei Sepolcri fu una discussione avvenuta con Pindemonte a Venezia nell’aprile del 1806 a proposito dell’editto di Saint-Cloud, un provvedimento emanato il 12 giugno 1804 da Napoleone Bonaparte e con il quale si proibiva di seppellire i defunti all’interno delle città e inoltre si stabiliva che ogni tomba dovesse essere individuale, avere determinate dimensioni ed essere posta a una certa distanza rispetto alle altre.

L’editto aveva già suscitato in Francia un acceso dibattito sul significato delle tombe e sul loro valore nella civiltà. Durante il loro confronto Pindemonte, da un punto di vista cristiano, aveva sostenuto il valore della sepoltura, mentre Foscolo, da un punto di vista materialistico, aveva negato l’importanza delle tombe, poiché la morte produce la totale dissoluzione dell’essere; l’autore ribadì inizialmente le tesi materialistiche sulla morte, superandole poi con altre considerazioni che rivalutavano il significato delle tombe. 

Anche se Foscolo, sul piano filosofico, non vede alternative a quell’idea, le contrappone l’illusione di una sopravvivenza dopo la morte. Questa sopravvivenza è garantita dalla tomba, che conserva il ricordo del defunto presso i vivi. La tomba assume quindi per Foscolo un valore fondamentale nella civiltà umana: è il centro degli affetti familiari e la garanzia della loro durata dopo la morte, è il centro dei valori civili, poiché conserva le tradizioni di un popolo stimolandolo a mantenersi fedele ad esse.

Oltre alle opere citate, sono importantissimi anche i Sonetti:

  • A Zacinto,

  • Alla Sera,  

  • In morte del fratello Giovanni,

  • e il progetto incompiuto Le Grazie.

Tutte le opere fanno di Foscolo un autore fortemente attuale, i suoi componimenti infatti, anche se datati, trattano temi e sentimenti che rimangono importanti anche per il lettore odierno. Il suo rapporto con la terra natìa, l’amara consapevolezza del distacco dalla terra natale, l’inquietudine esistenziale e la ricerca di un senso in un mondo in continuo cambiamento sono fortemente attuali.

 

Immagine in evidenza: Wikipedia – Francois-Xavier Fabre

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