L’istruzione parentale, meglio conosciuta con il termine anglosassone homeschooling, è un tipo di educazione impartita dai genitori. Ad oggi è considerata legale nella maggior parte dei Paesi del mondo e in America è un’alternativa molto comune all’apprendimento nelle aule: lì gli studenti che ricevono un’istruzione domiciliare sono più di 2 milioni. Scopriamo più nel dettaglio cos’è e come funziona l’homeschooling in Italia, analizzando i suoi pro e contro.

Homeschooling: cos’è e cosa dice la legge italiana
Fare homeschooling significa educare i propri figli a casa. I genitori assumono il ruolo di insegnanti, sfruttando risorse diverse: le modalità di apprendimento possono essere più tradizionali, quindi basarsi su testi e programmi scolastici, o si possono adottare programmi personalizzati seguendo le necessità specifiche di chi viene educato. Ad esempio, oltre al modello di educazione tradizionale (simile a quello delle scuole), vi è quello dell’unschooling, incentrato su attività che vengono proposte dal bambino stesso.
In Italia l’istruzione parentale è legale, ma c’è un iter burocratico ben preciso da seguire. I genitori che intendono scegliere questo tipo di educazione devono prima di tutto inviare una comunicazione scritta al dirigente scolastico di una scuola di riferimento, attestando di avere i requisiti economici per provvedere all’insegnamento del proprio figlio. La scuola e il sindaco del comune verificheranno se i genitori sono effettivamente preparati e se le condizioni materiali sono adeguate. In seguito, l’alunno dovrà sostenere ogni anno un esame di idoneità per passare alla classe successiva: questa prova serve a verificare che siano state acquisite determinate competenze. L’istruzione domiciliare è un’alternativa valida per tutti gli anni della scuola dell’obbligo, ma non è una scelta definitiva: al termine di ogni anno si può infatti decidere se continuare con l’homeschooling o inserire l’alunno nel sistema scolastico.

Homeschooling: vantaggi e critiche
Vi sono diverse ragioni per cui i genitori possono prediligere tale approccio all’educazione. Alcune famiglie preferiscono evitare che bambini e ragazzi vengano esposti al clima competitivo o agli episodi di bullismo presenti nelle scuole; altre ritengono che un’educazione a casa sia più adatta a studenti con esigenze speciali, per esempio autismo o ADHD. Infine, si può scegliere l’homeschooling semplicemente perché si vuole instaurare un rapporto diretto con i propri figli piuttosto che delegare questo compito ad altre figure che, ovviamente, devono rapportarsi a una classe di persone e non possono seguire esclusivamente uno o due studenti. Gli orari legati all’istruzione parentale sono sicuramente più flessibili, il tempo dedicato a ciascuna materia può variare e non è detto che l’insegnamento debba avvenire necessariamente tra le mura di casa, ma è possibile svolgere lezioni all’aperto. Nonostante questi siano vantaggi evidenti dell’homeschooling, questo metodo è spesso oggetto di critiche. Alcuni ritengono che con l’educazione parentale la socializzazione sia limitata e gli studenti risulterebbero privati di opportunità come la partecipazione a club scolastici, oppure non preparati all’ingresso in società. Un altro scenario possibile è che i genitori non siano sufficientemente competenti dal punto di vista conoscitivo e la qualità dell’insegnamento potrebbe rivelarsi inferiore rispetto a quella offerta da un insegnante.
In italia sono circa 15.000 gli studenti attualmente homeschooled, un numero in crescita rispetto al passato. Scegliere se occuparsi in prima persona dell’educazione dei figli oppure affidarla a insegnanti scolastici è indubbiamente un diritto di tutti i genitori (infatti, è l’istruzione ad essere obbligatoria, non la scuola). Questo fenomeno ci invita dunque a riflettere sulle possibili alternative nell’ambito del sistema educativo, capaci di rispondere alle esigenze di una società sempre in trasformazione.
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