Gojo Satoru e Geto Suguru: il confine tra bene e male

Gojo Satoru e Geto Suguru: il confine tra bene e male

Gojo Satoru e Geto Suguru sono due personaggi significativamente importanti dell’ormai noto Jujutsu Kaisen, manga di genere shōnen, scritto e disegnato da Gege Akutami. A partire dal 3 ottobre 2020 lo studio MAPPA ne ha realizzato un adattamento anime che è stato pubblicato su Crunchyroll per lo streaming al di fuori dell’Asia. 

L’attesissima seconda stagione è stata mandata in onda a partire dal 6 luglio 2023: essa ci ha permesso d’indagare sul passato di Gojo e Geto, i quali nei primissimi episodi ci vengono presentati nelle vesti di giovani stregoni dell’istituto delle arti occulte. Le storie di Gojo e Geto prendono tuttavia strade inesorabilmente diverse: è a questo punto che dovremmo chiederci per quale ragione alla fine sia stato proprio Geto a mettere in discussione il proprio sistema di valori ed arrivare a compiere azioni atroci, nonostante fosse Gojo inizialmente a dimostrare una certa e possibile inclinazione al male. Alcune interpretazioni possono essere avanzate a tal proposito ed intrecciarsi anche con riflessioni di diverso ordine che articoleremo in seguito.

Fatta questa breve introduzione, iniziamo adesso l’analisi delle dinamiche che da una parte hanno condotto Geto a diventare un efferato omicida e dall’altra invece i motivi per i quali Gojo non lo è diventato.

Da questo momento in poi l’articolo potrebbe contenere degli spoiler.

Tutto è iniziato quando a Gojo e Geto è stata affidata una missione: proteggere e consegnare incolume il nuovo contenitore del Sommo Tengen, uno stregone che gode d’immortalità, ma che ogni 500 anni ha bisogno di assimilare un umano a lui compatibile. Il contenitore in questione è la giovane Riko Amanai.             

La morte di Riko si potrebbe dire che abbia agito da catalizzatore nell’avvicinamento di Geto al male. In effetti la bussola morale del Geto pre-Riko è piuttosto simile a quella di Yuji: egli credeva più di chiunque altro nella pura causa del combattere per i deboli e proteggerli. Di fatto è proprio Geto a sostenere che una società giusta sia quella in cui venga garantita la sopravvivenza dei più deboli e nella quale invece si tengano a bada i più forti. Geto lo si potrebbe definire per tanto un idealista romantico, i cui ideali astratti sono stati però brutalmente schiacciati e frantumati dalla realtà.

Quando Gojo porta con sé il cadavere di Riko adagiandoci sopra un lenzuolo bianco, i cultisti umani applaudono gioendone della morte. A quel punto Gojo chiede a Geto se sia opportuno ucciderli ed egli risponde che non avrebbe avuto alcun senso farlo perché si trattava di semplici fedeli. Gojo domanda allora se ci dovesse essere per forza un senso, ma Geto non fornisce alcuna risposta. Tra sé e sé riesce soltanto a pensare, quasi come se avesse bisogno di autoconvincersene: «è fondamentale, soprattutto per uno stregone».

In realtà è già da quel momento che il Geto altruista e pieno d’amore nei confronti dell’umanità inizia a vacillare: nei mesi successivi continuava a ripetersi che ciò a cui aveva assistito quel giorno non fosse niente di insolito e che fosse il semplice male ripugnante delle masse. Si diceva inoltre che, nonostante fosse consapevole di questo, il suo compito in quanto stregone era quello di continuare a salvare le persone. Ma è mentre cerca di combattere questi pensieri e si impone di non vacillare che pensa, quasi inconsciamente e per la prima volta: «maledette scimmie».

L’estate successiva alla morte di Riko fu particolarmente impegnativa perché le maledizioni pullulavano per le strade del Giappone e questo significava per Geto esorcizzare e assimilare un grande numero di maledizioni. A questo punto un riferimento preliminare risulta necessario: la tecnica di Geto è chiamata Manipolazione degli spiriti maledetti e come il nome suggerisce, questo vuol dire che egli ha la capacità di manipolare le maledizioni dopo averle assorbite ingerendole. Nessuno sarebbe in grado di comprendere il sapore degli spiriti maledetti, perché «è come ingoiare uno straccio sporco usato per pulire vomito ed escrementi». Questo amaramente induce Geto a chiedersi per chi lo stesse facendo e se ne valesse davvero la pena.

In particolare sono tre i momenti che hanno rappresentato il punto di non ritorno e la spaccatura definitiva tra Gojo Satoru e Geto Suguru:

  • La morte di Haibara, giovane stregone rimasto ucciso nel tentativo di esorcizzare uno spirito maledetto di livello 1. Questo avvenimento ha indotto Geto a chiedersi se coloro per i quali Haibara aveva perso la vita, avrebbero davvero pianto la sua morte;
  • La conversazione tra Geto e Yuki Tsukumo, una dei quattro stregoni di livello speciale. Yuki Tsukumo afferma di non condividere l’ideologia dell’istituto delle arti occulte in quanto, a suo dire, esso si concentra soltanto sui sintomi piuttosto che sulla causa. Poiché le maledizioni sono creature che prendono forma quando l’energia malefica rilasciata dagli esseri umani si accumula, lei suggerisce due modi attraverso i quali poter creare un mondo senza spiriti maledetti: insegnare all’umanità come controllare l’energia malefica oppure eliminare l’energia malefica negli esseri umani. È dopo queste considerazioni di Tsukumo che a Geto sorge spontanea una terza via d’uscita: uccidere tutti i non-stregoni;
  • L’incontro con Nanako e Mimiko: si tratta di due bambine maltrattate e fatte prigioniere dagli abitanti di un villaggio, nel quale Geto era stato mandato in missione, perché ritenute responsabili delle morti avvenute all’interno della comunità. È questo il momento in cui Geto compie la scelta: fino ad allora c’era stato un lato di lui che profondamente odiava gli uomini ed un altro invece che rifiutava disperatamente tale lato, ma alla vista dei volti martoriati delle due bambine non esita nell’usare i propri poteri per liberarle e sterminare poi l’intero villaggio.

La differenza sostanziale tra Gojo Satoru e Geto Suguru è il fatto che il primo sia arrogante e individualista nella sua essenza. Il proteggere l’umanità non è mai stata la causa che lo ha incentivato a combattere e soprattutto non ha mai riposto fiducia negli esseri umani. Quest’ultimo in realtà è uno dei motivi per i quali Gojo non è mai passato al lato oscuro: essendo indifferente nei confronti dell’umanità, non ha mai avuto un decantato insieme di ideali astratti che sono stati in seguito sbugiardati dalla realtà. Questo tipo di osservazione, se ci facciamo caso, si ricollega ad una significativa frase che Mahito ha detto a Junpei nella prima stagione: «Il contrario dell’amore è davvero l’indifferenza?». Simbolicamente, Gojo Satoru e Geto Suguru rappresenterebbero due risposte diverse. Sarebbe l’indifferenza per Gojo la risposta ideale, ma questa non può esserlo per Geto: in contrasto all’amore per lui ci potrebbe essere soltanto l’odio.  Di fatto l’intenso odio che Geto nutre nei confronti dell’umanità è nato dall’ intenso amore che egli nutriva per la stessa: si direbbe dunque che sia la sua ascesa come eroe che la sua caduta come cattivo siano incentrate sull’amore. 

Il secondo motivo per il quale Gojo è stato immune al male è il fatto che ci fosse una persona a contenere il suo sé innato: Geto. È Geto a spiegarli che la stregoneria esiste per il bene di chi non può usarla; è Geto che gli dice di aver compassione per Riko quando lei voleva a tutti i costi trascorrere del tempo con le persone che amava prima della fusione con Tengen, dopo la quale avrebbe trascorso il resto della sua vita nei meandri dell’istituto e non avrebbe più potuto vedere la sua famiglia e i suoi amici; è sempre Geto che gli dice di non uccidere senza senso quando Gojo si era mostrato disponibile ad ammazzare tutti i cultisti perché per lui questo non avrebbe fatto alcuna differenza.

Ci si aspetterebbe dunque quasi una naturale evoluzione di Gojo in cattivo: questo però non trova una realizzazione concreta per il semplice fatto che Geto ha protetto il suo cuore dall’inizio alla fine. Avrebbe potuto lasciare che Gojo uccidesse i cultusti ma non l’ha permesso perché sapeva che ammazzare degli uomini avrebbe rappresentato un punto di non ritorno per l’animo di Gojo.

Il non avere qualcuno che lo indirizzasse ed il non avere un forte senso di sé ha fatto sì invece che Geto diventasse quel che è diventato: egli infatti era consapevole di essere uno stregone molto potente, ma non a sufficienza. Dal canto suo Gojo era assolutamente conscio di essere il più forte. Immaginiamo per un attimo quanto possa essere isolante la consapevolezza del fatto che la propria sola esistenza abbia cambiato l’equilibrio del mondo: la sensazione di essere al vertice di tale mondo per Gojo era impagabile.  A questo si aggiunge il fatto che Gojo in seguito al colpo letale sferratogli da Toji Fushiguro, colui che alla fine riesce ad uccidere Riko, raggiunge l’apice dei suoi poteri acquisendo la Tecnica d’inversione, grazie alla quale egli torna in vita. Egli riesce così ad acquisire un potere inimmaginabile e ad elevarsi ad essere superiore. A questo punto il divario di potere tra Gojo Satoru e Geto Suguru è immenso. Concentrato così nello sviluppare la sua nuova tecnica, Gojo non si rende conto della portata dell’abisso nell’animo di Geto.

Alla luce di tutto quello che è stato detto fino ad ora, si potrebbe fare il focus su un aspetto tutt’altro che irrilevante: Toji è colui che materialmente ha tolto la vita a Riko, ma non è il solo responsabile della sua morte. Se la colpa fosse stata attribuibile esclusivamente a Toji, Geto forse non sarebbe cambiato. Dopotutto Toji era un normale volto del male e questo non avrebbe sconvolto l’idealistica visione dell’umanità di Geto. Per tanto, era assolutamente necessario che Gege mostrasse a Geto i cultisti umani  mentre gioivano della morte di Riko: è stato fondamentale affinché egli prendesse atto del lato oscuro dell’umanità, la quale fino a quel momento aveva protetto, e affinché si rendesse conto della banalità del male in generale. Pian piano ha iniziato così a credere che l’unico modo per sbarazzarsi delle maledizioni fosse sradicare la loro fonte: gli esseri umani. Alla fine è dunque Geto a perdere il proprio senso della moralità, nonostante fino a quel momento fosse lui ad insegnare a Gojo cosa fosse giusto e sbagliato.

È interessante inoltre notare il fatto che Gege ci abbia descritto un Geto altruista ed empatico, per dimostrarci in realtà che le persone malvagie sono umane quanto qualsiasi altra persona al mondo. Ne deriva che il confine tra bene è male è qualcosa a cui bisogna star attenti, perché è talmente labile da rischiare di mettere i piedi nella parte sbagliata.

In ultimo, avanziamo una riflessione non meno importante: Gojo non ha mai messo in discussione il bene che provava nei confronti di Geto né tanto meno il suo lato oscuro lo ha mai spaventato. A riprova di questo Gojo ne parla, dopo la sua morte, come l’unico migliore amico che abbia mai avuto. In sintesi egli amava ogni parte di Geto, dal semplice ragazzo delle superiori, al maniaco genocida e per finire all’uomo ferito e sconfitto in punta di morte. Quale se non questa può essere considerata una meravigliosa ed eclatante prova del fatto che l’amore, in tutte le sue forme, in realtà niente ha a che vedere con la morale di ognuno, anzi ne surclassa i confini?

Fonte immagine in evidenza: profilo inglese ufficiale di Jujutsu kaisen su X

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