Il manga gekiga: caratteristiche del genere

Gekiga, il manga drammatico

Un vento di novità soffia sul mondo del manga e nuovi alberi fioriscono: è il gekiga.
Così recita il manifesto dello Studio Gekiga, gruppo di mangaka fondato da Yoshihiro Tatsumi a Tokyo, nel 1959, assieme ad altri suoi illustri colleghi, come Takai Saitō e Masahiko Matsumoto, con i quali diventerà, in seguito, uno dei maggiori esponenti della corrente artistica del gekiga. In questo articolo approfondiamo meglio cos’è il manga gekiga e quali sono le caratteristiche di questo genere di fumetti giapponesi.

Cos’è il manga gekiga?

Gekiga in giapponese significa immagini drammatiche. È un termine coniato da Yoshihiro Tatsumi – allievo del grande Osamu Tezuka – verso la fine degli anni ‘50.
Si avvertiva il bisogno di parlare della crudezza della realtà di quegli anni, di rappresentare la disillusione in cui il Giappone era caduto dopo la fine della guerra e la sconfitta in larga scala ricevuta a caro prezzo dopo il bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki. Vi era quindi anche la necessità di rivolgersi ad un pubblico più maturo e consapevole, che avrebbe capito le storie trattate nonostante il dramma dilagante, e che si sarebbe facilmente identificato in esse. Il gekiga è un genere che si potrebbe definire neorealista, a modo suo.

Prima di allora, il manga era un mezzo letterario come un altro, semplice lettura di svago.
Per Tatsumi, invece, diventa il mezzo per dare voce ad un malcontento generale che non raccontasse più storie epiche con protagonisti cavallereschi e che emulassero vecchie glorie del passato. Il manga gekiga avrebbe trattato le storie degli antieroi, delle vite comuni che lottano per sopravvivere in un Giappone che riprende pian piano ad industrializzarsi, ma che non dimentica lo scacco subito dalle Forze Alleate.
Diventa così lo specchio di una società al limite, di persone stanche e disilluse dalla vita che devono mettere da parte sogni e progetti per cercare di tirare avanti nel loro quotidiano.

Autori e opere famose

Il manga gekiga non parla solamente e in particolar modo di opere, a quel tempo, attuali: l’ottica deludente di questi antieroi già sconfitti in partenza non è da relegare ad alcuna epoca storica in particolare.
Si spazia così dall’epoca dei samurai fino ai primi anni dell’epoca Taishō, per poi toccare generi come il noir o il poliziesco, o addirittura l’autobiografia.
Un esempio di quest’ultimo può essere considerata l’opera L’uomo senza talento di Yoshiharu Tsuge, che narra appunto i difficili anni dell’infanzia dell’autore e dei lavori che è stato costretto ad intraprendere per guadagnarsi da vivere.

C’è ancora Ryoichi Ikegami, autore dal tratto inconfondibile ed estremamente realista, dettagliato. Il genere su cui spazia è principalmente il noir e il poliziesco, e i personaggi da lui disegnati sembrano il ritratto di attori del cinema, tanta è la perfezione del disegno e della sapiente dosatura del chiaroscuro, quasi da creare un fotoromanzo disegnato in bianco e nero, più che un solito manga.
Sanctuary ne è un esempio inconfondibile, assieme alle raccolte di storie brevi OEN e Yuko.

Tatsumi invece si butta nei racconti, creando delle vere e proprie collane di storie incentrate sull’ambiente brutale del dopoguerra, e tratta tematiche come i traumi degli ex soldati, la realtà delle prostitute e la depressione degli uomini su uno sfondo di miseria e rassegnazione dilagante.
Città arida è una di queste collane, in cui ogni storia racconta dei temi sopra citati.

Il manga gekiga oggi è un genere considerato di nicchia, ma dal valore intoccabile.

Fonte immagine: Animanga Wiki Fandom

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