La GDO che ha cambiato il modo di fare la spesa in Italia: l’esempio di Bennet che compie 60 anni

Bennet celebra 60 anni di attività. Un traguardo importante per uno dei protagonisti della Grande Distribuzione Organizzata in Italia che ha accompagnato intere generazioni di consumatori attraverso trasformazioni sociali, economiche e tecnologiche e che ha saputo crescere restando fedele ai propri valori: qualità, convenienza e attenzione al territorio.
Il primo negozio aperto a Legnano (MI) nel 1965 dalla famiglia Ratti è stato il primo esempio di negozio integrato, capace di unire in unico spazio generi alimentari, tessile ed abbigliamento, anticipando così un nuovo modo di fare la spesa, più ampio e multifunzionale, che ha influenzato l’evoluzione di un intero settore.
L’infografica “Dalla bottega alla GDO e all’online: com’è cambiata la spesa in Italia in 60 anni” a cura di Bennet, ripercorre i sei decenni di storia della distribuzione dal modello tradizionale delle botteghe all’e-commerce, fino agli scenari futuri basati su intelligenza artificiale e sostenibilità. Sessant’anni di storia, sessant’anni di cambiamenti, che Bennet festeggia attraverso il lancio di un grande concorso a premi, attivo dall’11 settembre al 5 ottobre 2025, pensato per coinvolgere clienti vecchi e nuovi, in negozio e online. In palio vi sono 12.000 Carte Regalo, smartphone Motorola, automobili Toyota e una super estrazione finale.
Come evidenzia l’infografica, negli anni ’60 si affermò il self-service, seguito negli anni ’70 dalla diffusione degli ipermercati e dei centri commerciali. Gli anni Novanta videro il boom dei discount, mentre dagli anni 2000 in poi il digitale è diventato protagonista, con app, click-and-collect e nuove modalità di interazione tra cliente e punto vendita. Oggi, il futuro si costruisce su esperienze d’acquisto sempre più personalizzate, logistica in tempo reale e modelli a basso impatto ambientale.
Questa trasformazione si riflette anche nei luoghi stessi della spesa, che hanno cambiato volto insieme alla società. Dalla bottega, spazio piccolo e relazionale, si è passati ai supermercati con scaffali accessibili e prezzi fissi. Gli ipermercati, con superfici oltre i 2.500 mq, hanno poi introdotto un’esperienza più ampia e strutturata, integrando beni durevoli e servizi. Negli anni più recenti, la digitalizzazione ha rivoluzionato ulteriormente il settore, rendendo l’esperienza d’acquisto fluida, ibrida e tecnologicamente avanzata.
Parallelamente, è cambiato anche ciò che gli italiani mettono nel carrello. Negli anni ’60 la spesa era essenziale, con prevalenza di generi alimentari. Negli anni Ottanta sono comparsi i surgelati e i cibi confezionati, simbolo di un’alimentazione più veloce e industriale. Il nuovo millennio ha portato con sé una maggiore attenzione al benessere e alla sostenibilità: da un lato, si stanno diffondendo i cibi bio, etnici, plant-based e le private label; dall’altro, il packaging sostenibile sta diventando un fattore sempre più rilevante nella scelta dei prodotti.

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Partite Iva, i regimi agevolati conquistano sempre più professionisti
Il dipartimento delle Finanze ha diffuso i dati sulla diffusione dei regimi agevolati scelti dalle persone fisiche nel corso del 2017, da cui si nota un forte incremento di aperture di regime forfettario al posto di quello ordinario. Il "popolo" delle partite Iva in Italia ha deciso: il regime forfettario è il sistema migliore per la gestione delle propria (piccola) attività. È questo il messaggio più chiaro che arriva dal puntuale aggiornamento realizzato dall’Osservatorio insediato presso il dipartimento delle Finanze, che ha diffuso un report con le informazioni definitive sulle decisioni assunte nel corso dello scorso anno. Le adesioni al regime forfettario I numeri parlano chiaro: più di 182 mila soggetti, su un totale di 512 mila nuove aperture in proprio sia a livello imprenditoriale che professionale registrate nel Paese, hanno optato per il sistema "forfettario", vale a dire più del 35 per cento del totale, a conferma di come il metodo abbia un appeal crescente. Per fare un paragone, nel 2016 questa tipologia rappresentava "solo" il 27 per cento delle nuove posizioni, con un dato quantitativo stimato in 165 mila soggetti. I requisiti L'analisi si sposta dal piano quantitativo a quello qualitativo quando prova a chiarire le motivazioni del successo di questo regime, individuate innanzitutto nelle imposte ridotte di cui beneficia chi è in possesso dei requisiti per beneficiare del sistema agevolato. Come spiega anche l'approfondimento del blog di Danea, tra i requisiti per il regime forfettario 2018, validi dunque anche per questo anno fiscale, c'è innanzitutto il vincolo dei ricavi e compensi, che a seconda della attività esercitata può andare da una soglia di 25 mila fino ai 50 mila euro. Vantaggi e semplificazione In termini pratici, poi, il grande vantaggio principale che funge da calamita per accedere al regime agevolato sono le imposte ridotte, ma non bisogna trascurare gli aspetti legati alla semplificazione degli adempimenti fiscali e burocratici: giusto come citazione veloce, si deve ricordare che i professionisti rientranti in minimi e forfettari non devono compilare gli studi di settore né inviare lo spesometro, né tanto meno sono soggetti allo split payment. Niente obbligo di fatturazione elettronica Proprio nelle ultime settimane, inoltre, durante l'evento Telefisco (organizzato dal Gruppo 24 Ore) è stato possibile appurare che i sistemi agevolati saranno esclusi anche dall’obbligo di fatturazione elettronica tra privati che prende il via nel 2019, anche se invece sono sottoposti regolarmente alle norme che regolano l’e-fattura verso le Pa (e, allo stesso modo, sono obbligati a ricevere il documento digitale in scambi tra privati in qualità di fornitori). Una flat tax Insomma, il sistema si poggia su leve che attraggono i soggetti con Partita Iva, al punto che nei giorni scorsi Il Sole 24 Ore si è spinto a parlare di "flat tax sui redditi delle persone fisiche", descrivendo i risultati del regime forfettario e, soprattutto, mettendo in relazione il sistema con la sua caratteristica di base, ovvero la presenza di un’imposta sostitutiva del 15 per cento. Un appeal crescente Sempre nello stesso articolo, poi, si invita a non misurare l’appeal del regime forfettario soltanto con le nuove aperture, segnalando le distinzioni con il vecchio regime dei minimi (in quest'ultima tipologia la flat tax è ancora più bassa, fissata al 5 per cento, ma le adesioni sono terminate nel 2016): con il forfettario è infatti possibile anche il "cambio in corsa", ovvero il passaggio durante l'anno da un regime ordinario e semplificato, "in cui comunque si applica l’Irpef ad aliquota progressiva con tanto di addizionali locali, ma anche l’Irap (se c’è il requisito dell’autonoma organizzazione) e l’Iva".

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