Il TPO è una sostanza che per anni è stata un pilastro nel mondo della ricostruzione unghie e degli smalti semipermanenti. Il suo ruolo è quello di “fotoiniziatore“, ovvero fa sì che un materiale diventi duro e solido in pochi secondi sotto l’esposizione alla luce. Questo significa semplicemente che è l’ingrediente che reagisce alla luce delle lampade UV o LED, permettendo al gel di indurirsi, di “polimerizzare“. Senza il TPO o un composto simile, i gel per unghie non potrebbero solidificarsi, rimanendo liquidi. Questa tecnica efficace ha reso il TPO molto popolare. Tuttavia, la sua presenza silenziosa nelle formulazioni lo ha reso anche un elemento sotto stretta osservazione, soprattutto quando si è iniziato a parlare della reale pericolosità del TPO per chi lo applica e per chi lo riceve regolarmente durante il ritocco alle unghie mensile.
La classificazione di rischio e la pericolosità del TPO
La decisione di vietare l’uso del TPO nei prodotti cosmetici, inclusi quelli per unghie, non è stata presa alla leggera. È il risultato di una nuova classificazione a livello europeo che ha etichettato la sostanza come CMR di categoria 1B. Questa sigla sta per Cancerogeno, Mutageno o tossico per la riproduzione. Nel caso del TPO, l’attenzione si è concentrata sulla sua presunta tossicità per la riproduzione, con possibili effetti negativi sulla fertilità e sullo sviluppo fetale in caso di esposizione prolungata e costante. È importante capire che una classificazione di questo tipo porta automaticamente al divieto della sostanza nei cosmetici, per legge. La pericolosità del TPO, quindi, non è un’ipotesi vaga, ma una valutazione basata su studi che hanno evidenziato la necessità di proteggere la salute pubblica, in particolare le professioniste del settore che lavorano a contatto con questi prodotti quotidianamente.
I rischi per gli operatori del settore unghie
L’aspetto più critico della pericolosità del TPO riguarda in modo particolare le onicotecniche e le estetiste. Queste professioniste sono esposte alla sostanza non solo attraverso il contatto accidentale sulla pelle, ma anche, e soprattutto, per inalazione dei vapori che si sprigionano durante l’applicazione e la polimerizzazione. Per una cliente occasionale il rischio è ridotto; per chi invece lavora otto ore al giorno, cinque giorni su sette, maneggiando questi prodotti, l’esposizione è elevata. È l’accumulo nel tempo che aumenta in modo significativo il potenziale rischio di assorbimento corporeo, il quale può portare a problemi di salute. Per questo motivo, il divieto non protegge solo il consumatore finale, ma mira a tutelare la salute sul luogo di lavoro, eliminando alla radice un ingrediente la cui pericolosità non è più tollerabile.
Cosa cambia nel salone di bellezza
L’introduzione del divieto ha obbligato l’industria a un cambio di rotta rapido e totale. Secondo le varie normative, i prodotti per unghie contenenti TPO non possono più essere venduti, distribuiti o utilizzati nei saloni in tutta l’Unione Europea. Questo significa che le aziende hanno dovuto riformulare tutti i loro gel e colori semipermanenti, sostituendo il TPO con alternative più sicure. Per le professioniste, il cambiamento richiede consapevolezza: è necessario controllare attentamente l’etichetta, l’INCI, per assicurarsi che il prodotto riporti la scritta “TPO-Free” o che la sostanza vietata non sia presente nella lista degli ingredienti. Chi non si adegua rischia coltrolli e sanzioni pesanti. L’eliminazione del TPO spinge l’intero settore verso standard di sicurezza più elevati e sostenibili. Bisogna ricordare che è importante utilizzare strumenti di protezione ad ogni trattamento. Guanti, mascherine e strumenti sterili sono fondamentali nel settore dell’estetica.
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