Asunta: la serie true crime della famiglia Basterra

La nuova serie di Netflix campione di ascolti

Uscita il 26 aprile in Italia, in contemporanea con la Spagna, Asunta è la nuova serie true crime che ha conquistato gli spettatori di Netflix. Prodotta dal regista spagnolo Carlos Sedes e con un cast composto da ottimi attori, come Tristan Ulloa e Javier Gutiérrez. La serie ha conquistato, nella settimana che va dal 6 al 12 maggio, il primo posto in classifica nella top 10 global di Netflix. Ancora una volta la formula del realismo (come nel caso di Baby reindeer) fa centro per scalare le classifiche di Netflix.

Asunta è una serie true crime basata su una storia reale, che tratta di un omicidio efferato e inaspettato. Le tecniche narrative del thriller lasciano in sospeso qualsivoglia giudizio e opinione su chi possa essere il colpevole di tale crimine fino all’ultima puntata. Un tema centrale all’interno dell’arco narrativo è quello della salute mentale, più di un protagonista della serie è affetto da disturbi mentali che sembrano quasi ricordarci che talvolta le azioni svolte da questi soggetti possono essere allo stesso tempo spietate e inconsapevoli. Il regista evidenzia quanto la società faccia poco per aiutare queste persone, portandole a compiere gesti estremi e pericolosi.

Un tema, forse nascosto, ma sicuramente centrale all’interno della trama narrativa è l’amore, ogni personaggio basa il proprio modo di agire basandosi sull’amore che prova per chi lo circonda. Amore in ogni sua forma: tra coniugi, tra figlio e padre, tra nonno e nipote e tra madre e figli. 

Trama di Asunta: la serie true crime (occhio agli spoiler!)

Asunta – la serie true crime narra la vicenda di Rosario Porto, un’avvocatessa di 44 anni di Santiago de Compostela e del suo ex marito Alfonso Basterra, un giornalista di 49 anni originario di Bilbao. In seguito ad una diagnosi di LES (malattia cronica autoimmune) i medici sconsigliano a Rosario di rimanere incinta e così la coppia decide di adottare una bambina cinese. All’inizio del 2013 Alfonso scopre del tradimento della moglie e così i due decidono di separarsi.

All’inizio la separazione è turbolenta, ma in seguito, pensando al bene della figlia Asunta, la coppia riesce a trovare un equilibrio e un accordo sulla custodia della bambina. Verso la fine di giugno però la malattia di Rosario si aggrava in maniera particolare, costringendola al ricovero in ospedale e portandola a sviluppare una grave depressione che non le permetterà più di prendersi cura di sua figlia Asunta.

In seguito alle dimissioni (probabilmente troppo affrettate) dall’ospedale, la situazione non fa che peggiorare. Nel mese di luglio molti episodi controversi accadono, come ad esempio il fatto che la bambina si presenti a scuola priva di forze e che a stento riesca a mangiare o a sostenersi in piedi, oppure al fatto che la notte tra il 5 e il 6 luglio del 2013 Rosario racconta alle sue amiche di un non meglio specificato agguato subito in casa da parte di uno sconosciuto, a sua detta vestito con un completo nero in lattice che avrebbe tentato di aggredire Asunta, per poi scappare; una circostanza non confermata né dai vicini di casa né da nessun rapporto di polizia, in quanto non venne sporta nessuna denuncia. Per gran parte del mese di agosto Asunta viene allontanata da Rosario e viene portata nella casa dei “nonni” fuori città con Alfonso che si prende cura della donna. 

La svolta avviene il 21 settembre, quando Rosario e Alfonso denunciano la scomparsa della bambina, che verrà ritrovata priva di vita il giorno seguente a soli 5 minuti dalla casa di campagna di Rosario a Montouto, circa 4 chilometri a sud di Santiago. Sin dai primissimi giorni di indagine, i sospetti ricadono sui genitori, sospetti supportati da numerose prove contro Rosario e dal fatto che venne dimostrato come i due mentivano in più di una circostanza, nel caso di Alfonso soprattutto per proteggere la ex moglie malata. 

Grazie al lavoro degli uomini e delle donne della Guardia Civil e del giudice istruttore Jose Antonio Vazquez Tain, si giunge a processo ed il 30 ottobre del 2015 Rosario Porto e Alfonso Basterra vengono condannati a 18 anni di prigione cadauno per l’omicidio della figlia adottiva Asunta Basterra. Le condizioni di salute mentale di Rosario continueranno a peggiorare portandola nel novembre del 2020 a togliersi la vita nella propria cella. 

Riflessioni in merito alla serie Asunta

La triste storia di Asunta Basterra stimola un paio di riflessioni:

  • La prima riflessione riguarda la custodia della bambina che nonostante le diagnosticate patologie fisiche e mentali di Rosario Porto viene affidata comunque alla madre adottiva, riportando il dibattito in auge per quanto riguarda il pregiudizio della nostra società secondo il quale la figura materna sia in ogni caso più adatta alla custodia e all’educazione dei bambini. 
  • La seconda riflessione riguarda il tema delle detenzioni alternative per quanto riguarda le persone affette da patologie mentali gravi, nel novembre del 2020 al terzo tentativo Rosario Porto è riuscita a togliersi la vita. Ciò è stato possibile anche per colpa della scarsa preparazione degli agenti penitenziari, che, come riportato dal giornale Faro de Vigo, illusi dal comportamento della detenuta, la quale sembrava coinvolta nelle attività del carcere, oltre ad aver ripreso a curare il proprio aspetto, ad esempio utilizzando creme per la pelle del viso, avevano deciso di ritirare il “protocollo anti-suicidio” nei suoi confronti. 

Fonte immagine: Netflix

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