C’è ancora domani di Paola Cortellesi | Recensione

C'è ancora domani di Paola Cortellesi

Dopo aver sbancato al botteghino diventando il quarto film con più incassi di sempre in Italia, C’è ancora domani di Paola Cortellesi punta alla candidatura all’Oscar come migliore film straniero. Una pellicola che, se da un lato emoziona e fa riflettere, dall’altro strappa anche qualche sorriso.

La trama di C’è ancora domani di Paola Cortellesi

La trama di C’è ancora domani si sviluppa nella Roma del secondo dopoguerra. Delia (Paola Cortellesi), una donna in balia del marito Ivano, un uomo crudele e possessivo (Valerio Mastandrea), ha come unica aspirazione di vita quella di trovare un buon partito per la sua  figlia femmina. Tra lavoro, figli e casa il destino di Delia sembra già scritto. Tutto cambia con l’arrivo di una lettera inaspettata.

Cosa ci insegna C’è ancora domani di Paola Cortellesi?

La prima cosa che salta all’occhio è la decisione di girare la pellicola in bianco e nero. La stessa Paola Cortellesi ha motivato questa scelta, dichiarando:

«La scelta del bianco e nero si deve al fatto che quando le mie nonne mi raccontavano queste storie me le immaginavo così»

Una decisione che non pesa affatto, anzi, fa immergere lo spettatore ancora di più nella vicenda. È evidente anche il richiamo al cinema neorealista: la scelta di realizzare l’introduzione del film con un formato 4:3 lo conferma. C’è ancora domani è il primo film di Paola Cortellesi nelle veste di regista e il suo passato da comica si fa sentire. Sebbene la vicenda tocchi tasti delicati quali la violenza domestica, l’assoggettamento della donna al marito padrone, la preclusione allo studio per le ragazze (come accade alla figlia di Delia, a cui è stato impedito di studiare perché considerato un lusso riservato ai suoi fratelli maschi), Paola Cortellesi riesce comunque a trattare l’argomento con delicata ironia. Iconica è la scena delle botte che viene rappresentata come una coreografia, una danza fortemente simbolica sulle note di Nessuno, la famosa canzone portata alla ribalta da Mina negli anni ’60. Nonostante la violenza venga sublimata in un balletto, a primo impatto quasi buffo, tutta la follia di Ivano e la rassegnazione di Delia sono tangibili e riescono a spaccare lo schermo, raggiungendo il pubblico all’improvviso.

L’accento romano, il suocero – bestemmiatore accanito e rappresentante massimo del patriarcato – il tentativo di Delia di farsi capire dal soldato americano e anche un po’ di parolacce, rendono C’è ancora domani di Paola Cortellesi un film ambivalente: è inevitabile sorridere in alcuni momenti com’è impossibile non emozionarsi in altri. La pellicola si pone apertamente come un film femminista ma non cade mai nello sbaglio di trattare in modo retorico il tema. Infatti, con l’arrivo della lettera misteriosa, lo spettatore è portato a pensare che Delia stia pianificando di scappare via con il suo vero amore (che non è ovviamente suo marito). Il pubblico coglie ogni indizio e lo collega al tentativo di fuga: Delia compra una camicetta, prende i suoi risparmi e li mette in una borsa, indossa addirittura il rossetto rosso, severamente vietatogli da Ivano, stringe la sua lettera e lascia la casa alle prime luci del mattino. Il finale, però, arriva come un pugno nello stomaco e quasi disorienta lo spettatore: Delia non fugge con il suo vero amore, ma si reca presso le urne per poter finalmente votare. È infatti il 2 giugno del 1946, giorno in cui il suffragio universale in Italia si concretizzò per la prima volta. Quella misteriosa lettera adesso ha un senso: Delia non cercava l’amore ma la libertà. Un finale che fa riflettere e porta a galla tutti quegli stereotipi che sono ormai interiorizzati e difficili da sradicare: una donna non ha bisogno di un uomo che la ami per salvarsi, ha solo bisogno di essere libera, una libertà che vale più di qualsiasi sentimento perché non può esserci amore dove non c’è scelta. La frase finale – citazione della celebre giornalista Anna Garofalo – racchiude tutto il senso di C’è ancora domani di Paola Cortellesi:

«Stringiamo le schede come biglietti d’amore»

Fonte immagine: copertina promozionale C’è ancora domani di Paola Cortellesi

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