Dead to me (amiche per la morte) | Recensione

Dead to me (amiche per la morte) recensione

“Ho sempre saputo che il mio show non sarebbe durato a lungo”, è così che ha commentato Liz Feldman, creatrice e scrittrice della serie Dead to me, amiche per la morte, all’Hollywood Reporter. Nell’intervista, ha ammesso le sue preoccupazioni riguardo la realizzazione di una serie su Netflix, dato che l’esperienza insegna che raramente una storia si dilunga oltre la terza stagione. Era dunque preparata alla creazione di una storia che potesse racchiudersi entro le tre stagioni, e così è stato. Ciò che non voleva, però, era che si concludesse in modo banale, o peggio, che non riuscisse a darle il finale che meritava. Pochi o forse nessuno si sarebbe aspettato un finale tanto strappalacrime per un dark comedy, eppure è forse per questo che calza alla perfezione.  

Ma facciamo un passo indietro per ricordare di cosa tratta la storia. La serie Dead to me è approdata su Netflix nel 2019, e la terza stagione circa due anni dopo, nel novembre 2022. Sono Christina Applegate e Linda Cardellini le protagoniste indiscusse dello show, che interpretano Jen e Judy, due donne molto diverse, destinate a diventare grandi amiche. Jen è un’agente immobiliare, che all’inizio della prima stagione resta vedova per colpa di un pirata della strada. Judy incontra Jen in un gruppo di supporto per persone che hanno subito un lutto, ma nasconde dentro di sé un segreto oscuro: il suo ex ragazzo Steeve Hood (James Marsden) non solo non è morto, ma era anche alla guida dell’auto che ha ucciso il marito di Jen e Judy era insieme a lui la notte dell’incidente.

La loro amicizia nasce e si sviluppa da un castello di bugie. Si fonda su un trauma: il dolore reale di una perdita che viene stravolto da uno ben più grosso e pesante, quello della verità. Nonostante le reali circostanze che le hanno fatte incontrare, le due non smettono di essere amiche, anzi il loro legame diventa più forte, e così iniziano insieme un’avventura all’insegna di sparizioni, calici di vino, soldi e altre bugie.

Lo scopo di Dead to me è quello di raccontare la storia di un’amicizia che riesce a rimaner salda nonostante tutto. Jen e Judy hanno trovato l’una nell’altra la scialuppa di salvataggio per sconfiggere le sfide della vita. Hanno affrontato tre stagioni ingannando la polizia, trovando validi alleati e altrettanti nemici. Nella terza stagione, le faccende si complicheranno in tutti i sensi, e le due protagoniste faranno di tutto pur di mantenere pulita la loro fedina penale, stando fuori dai guai per quanto possibile. Se nella prima e nella seconda stagione primeggiava la risata, la terza farà versare certamente qualche lacrima.

Emozionante e travolgente, Dead to me finisce e non finisce nel modo migliore che Liz Feldman potesse pensare, non necessariamente con la promessa di una nuova stagione, ma con la speranza di sistemare questioni lasciate in sospeso. Il lavoro degli attori è stato certamene degno di nota, ma una particolare attenzione va riservata al modo in cui Christina Applegate ha saputo interpretare il personaggio di Jen nella terza stagione, dopo che le era stata diagnosticata la sclerosi multipla, passando dal camminare col bastone a muoversi come nulla fosse tra una scena e l’altra sempre col sorriso stampato sulle labbra.

 

Fonte immagine: Netflix/ Twitter

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A proposito di Martina Calia

Classe 1997, laureata in Mediazione Linguistica e Culturale e attualmente specializzanda in Lingue e Letterature europee e americane presso L'Orientale di Napoli. Lettrice accanita di romance in ogni sua forma, che a tempo perso, si cimenta nella scrittura creativa sia in italiano, ma soprattutto in inglese.

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