Il caso di María Soledad: spezzare il silenzio | Recensione

Il caso di María Soledad: spezzare il silenzio | Recensione

Il caso di María Soledad: spezzare il silenzio è un documentario prodotto da Netflix che racconta dell’omicidio, avvenuto nellArgentina degli anni ’90, di una giovane liceale di nome María Soledad Morales. Attraverso le varie testimonianze delle amiche e delle persone vicine alla vittima, il documentario mira a descrivere il turbolento percorso intrapreso per arrivare alla verità e alla giustizia. Nella storia della cronaca nera argentina il caso di María Soledad è stato uno dei più tragici e, ancora oggi, è considerato il primo vero caso di femminicidio del Paese.

La vicenda

María Soledad Morales era una giovane studentessa argentina che, all’epoca dei fatti, aveva solo 17 anni. Seconda di sette fratelli, era figlia di un impiegato pubblico e di una casalinga. Viveva nella provincia di Catamarca, le piaceva scrivere poesie e la sua aspirazione era quella di diventare una maestra. La ragazza frequentava un giovane di diversi anni più grande di lei, di nome Luis Tula. La sera di venerdì 7 settembre 1990, María Soledad, con altre compagne di scuola, si era recata alla discoteca Le Feu Rouge. Quella sera era stata organizzata una festa in modo tale da poter raccogliere i fondi necessari per il viaggio dei diplomati del liceo in cui María Soledad studiava,  El Carmen y San José di Catamarca. I suoi genitori le avevano permesso di dormire a casa di una sua amica, per poi tornare a casa il giorno seguente. La mattina dell’8 settembre, verso le 3 e mezza, alcuni testimoni raccontarono di aver visto Luis Tula, il presunto fidanzato di María Soledad, prelevare la giovane ragazza dalla discoteca in cui si trovava, invitandola ad andare con lui al Clivius, un altro locale della zona. Secondo le testimonianze di chi era presente al Clivius quella notte, lì Luis Tula deve aver presentato María Soledad ad altre persone, tra cui diversi funzionari politici della provincia di Catamarca. Le stesse testimonianze hanno raccontato, poi, di aver visto la ragazza uscire dal locale stordita e accompagnata da alcuni uomini che l’hanno fatta salire su una macchina. Da quel momento in poi di María Soledad si perderà qualsiasi traccia. Alle 9 e 30 del successivo 10 settembre il suo corpo verrà ritrovato da alcuni operai della Strada Statale di Catamarca, in una zona detta Parque Daza. Prima di morire María Soledad aveva ingerito una dose letale di cocaina, oltre ad essere stata selvaggiamente violentata. Tra i numerosi insabbiamenti da parte della polizia, ci vollero più di due mesi per giungere ad una vera e propria indagine giudiziaria che, alla fine, portò all’arresto di sole due persone, sebbene ancora oggi si ritiene che al delitto abbiano partecipato più assassini. Luis Tula e Guillermo Luque, figlio del politico Ángel Luque, vennero condannati per stupro seguito da morte aggravata dall’uso di stupefacenti. Luque venne condannato a soli 21 anni di carcere e Tula a 9. Oggi sono entrambi uomini liberi.

Cosa è cambiato dopo 30 anni?

All’interno de Il caso di María Soledad: spezzare il silenzio, la regista Lorena Muñoz ci mostra la lotta incessante delle compagne di scuola di María Soledad per far sì che l’omicidio, avvenuto nel 1990, potesse essere ufficialmente riconosciuto come un femminicidio. L’intento della Muñoz, sin dai primi minuti del documentario, risulta chiaro: far conoscere la storia di María Soledad andando ben oltre i confini argentini. Le tappe della tragedia vengono riportate dalle compagne della giovane ragazza con un grande trasporto emotivo e soprattutto con l’idea di non tralasciare nulla, neanche gli aspetti più scabrosi della storia di María Soledad, affinché si possa davvero spezzare il silenzio di omertà e impunità calato su tutta la vicenda. Il caso di María Soledad: spezzare il silenzio non offre solo allo spettatore una storia di memoria e giustizia, ma ci porta più a fondo nell’esplorazione di un femminicidio strettamente interconnesso al potere delle istituzioni cittadine. In linea generale, dunque, ci relazioniamo con un documentario in cui risulta urgente la necessità da parte della regista di affrontare temi legati all’ingiustizia e alla violenza sulle donne in una Argentina che, negli anni ’90, non era ancora del tutto pronta ad aprire gli occhi su tematiche che, solo nei decenni a seguire, sarebbero diventate sempre più spinose. Tra i vari spunti di riflessione che Lorena Muñoz offre attraverso questo documentario, per lo spettatore è inevitabile chiedersi cosa sia effettivamente cambiato a distanza di più di 30 anni dalla morte della povera María Soledad. Oggi l’Argentina soffre di una grande piaga sociale legata ai femminicidi se consideriamo che, solo secondo gli ultimi dati, una donna viene uccisa ogni 27 ore. Nel 1990 la lotta in memoria di María Soledad, dunque, ha rappresentato solo la punta di un iceberg destinato a diventare sempre più tristemente evidente.

Fonte immagine: Netflix

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