Marco Bellocchio, la nuova serie: Esterno notte

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Esterno notte: il titolo della nuova serie di Marco Bellocchio tratto dagli espedienti del cinema

“Esterno notte” è la dicitura impiegata al cinema per indicare una scena notturna all’esterno, una sorta di messaggio in codice per abbreviare i tempi. La serie Esterno notte, però, è ambientata di giorno. Precisamente una mattina, il 16 marzo 1978, all’alba di ore concitate e frenetiche per l’Italia. Di ore che si trasformano in settimane e poi addirittura in mesi e anni, da arrivare a noi. Anche chi non c’era quella mattina sa che Aldo Moro è stato rapito quel 16 marzo e sa anche da chi. Non esiste discrimine tra buoni e cattivi all’interno della pellicola di Marco Bellocchio.

La nuova serie che indaga le molteplici prospettive di un mistero sbarca su Netflix, dopo essere stata sui grandi schermi Rai. Si tratta della seconda volta da regista per Marco Bellocchio con l’accompagnamento di attori del calibro di Toni Servillo, nelle vesti di Papa Paolo VI, Fabrizio Gifuni che si fa portavoce del ruolo più pesante, quello di Aldo Moro, seppur in sordina negli episodi centrali (durante il rapimento l’attenzione è rivolta principalmente alle manovre politiche di Cossiga, magistralmente interpretato da Fausto Russo Alesi e il presidente Andreotti, Fabrizio Contri).

Interessante è lo spostamento di prospettive: ogni episodio della serie di Marco Bellocchio si focalizza su un personaggio chiave durante quei momenti concitati. E non c’è discrimine tra buoni e cattivi, tutti si prestano all’analisi, alla controparte, alla rivincita. I brigatisti sono studiati. Si entra nella loro vita quotidiana cercando di sottolineare i meccanismi che si celano dietro l’efferatezza. A volte sono solo storie di ideali alla deriva, altre di resistenza esasperata, in alcuni casi, come quello Adriana Faranda, di ribellione coniugata all’amore. 

Marco Bellocchio porta in scena una storia che si smentisce

Marco Bellocchio mostra uno dei capitoli più complessi, intricati della storia politica nazionale, conclusasi con un barbaro omicidio, intervallato da speranze, indagini serrate, silenzi, sussulti. La vicenda di uno stato diviso, incancrenito da malumori sotterranei esplosi poi come bombe, è messa sul grande schermo, pronta a dividersi di nuovo, tra le case degli italiani, a essere divorata, della stessa ansia che prendeva Cossiga, Papa Paolo VI, Andreotti, la famiglia Moro in quei giorni lunghissimi.

In una linea narrativa “ovattata” tra differenti prospettive, la figura di Moro si staglia paziente, animata da spirito cristiano, all’interno di un gioco di forze non semplice. Esterno notte di Marco Bellocchio non è una serie giudicante, non vuole sentenziare ma, impavida, parlare di uomini.  Si tratta di uomini che vivono con tutte le debolezze, gli ideali, le ambizioni, gli errori di valutazione. Il giudizio lo si preferisce rimettere alla storia. E la storia smentisce ogni violenza e inserisce la vicenda Moro in una pagina buia (da qui “esterno notte”) e mai più da ripetere.

Immagine: Wikipedia

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