Punti principali della Rivoluzione Ungherese del 1956

la rivoluzione ungherese del 1956

Quest’anno ricorre il sessantaseiesimo anniversario della Rivoluzione Ungherese del 1956.
La rivoluzione Ungherese del 1956 ha un posto importante nella storia d’Europa, e ancora oggi è fonte di dibattito tra storici e politici, sia per quanto concerne il ruolo che ha avuto, sia riguardo gli obiettivi che i rivoluzionari proponevano. Il 1956 ungherese ha racchiuso al suo interno le contraddizioni di un continente che non appena è uscito da due guerre mondiali si è subito immerso in una lotta ideologica che non ha lasciato scampo; per questo motivo la rivoluzione è stata interpretata:

  • come movimento nazionale per l’indipendenza;
  • come rivolta operaia e operaista;
  • come insurrezione anticomunista;
  • come movimento per un socialismo democratico.

Contesto storico della Rivoluzione Ungherese del 1956

Dopo la Seconda guerra mondiale, l’Ungheria vive una breve parentesi democratica, dal ‘45 al ’48; nel dopoguerra, la costruzione del socialismo ungherese procede molto difficilmente, tanto è vero che alle elezioni del 1945 il partito comunista è appena terzo (quindi uno dei partiti più deboli per quanto riguarda l’Europa orientale) ma comunque, il leader stalinista Mátyás Rákosi inizia un tenace lavoro di conquista del potere e in meno di tre anni riesce a neutralizzare le opposizioni e a creare un regime totalitario.

Gli anni del regime Rákosi sono contrassegnati dal culto della personalità, dal regime poliziesco, dalle requisizioni nelle campagne e da una profonda crisi economica.

Sarà proprio la morte di Stalin ad aprire a nuovi scenari a livello internazionale anche l’Ungheria. In Ungheria l’ala riformista del partito comunista trova terreno grazie alla nuova leadership di Mosca, il cui capo è Imre Nagy che diventa primo ministro nel 1953 e apre una nuova fase che è contrassegnata dal rallentamento delle misure contro i contadini, dal rilascio dei prigionieri politici e dalla stabilizzazione della situazione economica.

Questo nuovo corso purtroppo dura poco perché nel 1955 gli stalinisti in Ungheria riprendono forza e potere riuscendo a mettere ai margini Nagy. Possiamo dire quindi che il ritorno al potere della cricca di Rákosi, in primis Ernő Gerő (leader comunista dell’Ungheria), non è visto molto bene dalla popolazione ungherese. 

Come scoppia la Rivoluzione Ungherese del 1956?

Il 23 ottobre del 1953 circa 3000 studenti –prima a Szeged, successivamente a Budapest (all’Università di tecnologia e economica) – si sono riuniti in associazioni, sono scesi in piazza in segno di solidarietà con gli studenti polacchi di Poznan, e hanno manifestato contro il regime comunista del segretario, generale e primo ministro polacco Cyrankiewicz.

Al corteo pacifico degli studenti inaspettatamente (alla fine del loro turno di lavoro) si sono aggiunti gli operai, e la protesta si è trasformata rapidamente in una vera e propria rivolta popolare. Ciò che i manifestanti chiedevano era la fine della dittatura di Mátyás Rákosi e l’allontanamento dalla Polonia delle truppe sovietiche.

Quando Imre Nagy diventa primo ministro iniziano a sorgere i primi consigli operai e gruppi rivoluzionari; la ÁVH, la polizia odiata, viene sciolta e le truppe sovietiche si ritirano; nasce così un governo di coalizione guidato da “zio Imre” , ossia Imre Nagy

Però, il 4 novembre l’armata rossa arriva alle porte di Budapest con circa 100.000 uomini e 3000 carri armati e nell’operazione denominata “turbine”, controllata direttamente dal capo del Cremlino Kruscëv e da Suslov, il capo del KGB, e la rivolta affoga nel sangue. I morti furono 2.700 e quasi 250.000 i feriti; 200.000 sono stati gli ungheresi che hanno deciso di lasciare per sempre il loro paese.

Fonte immagine: Wikipedia

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