Martin Eden, un anarchico napoletano al cinema

Martin Eden

“[..] e non immaginava neppure che le persone d’eccezionale valore sono simili alle grandi aquile solitarie che volano molto in alto nell’azzurro, al di sopra della terra e della sua supina banalità.”

(Jack London, “Martin Eden”)

Anarchico, avventuriero, spirito libero in lotta con il proprio tempo. Il Martin Eden di Pietro Marcello e Maurizio Bracci, regista e sceneggiatore rispettivamente del lungometraggio, è un personaggio solo apparentemente ispirato all’opera di Jack London. Il film, tratto liberamente dal libro più autobiografico dell’autore americano, vive infatti di vita propria, grazie anche all’emozionante interpretazione di Luca Marinelli.

Presentato in concorso alla 76esima Mostra del Cinema di Venezia, Martin Eden è frutto di una trasposizione temporale e spaziale estremamente innovativa. Se la baia di Oakland e la borghesia di San Francisco facevano da sfondo all’opera originaria, Marcello e Bracci hanno deciso di ambientare la redenzione del rozzo marinaio in scrittore di successo nella Napoli di inizio Novecento. Una scelta rischiosa ma vincente, grazie ad alcuni elementi peculiari che fanno del film un lungometraggio atipico per la produzione cinematografica nostrana.

Numerosi sono infatti gli intermezzi documentaristici, nel bel mezzo della narrazione, che permettono allo spettatore di immergersi nella povertà e nella ricchezza della Napoli del tempo. Così come l’interpretazione di Luca Marinelli, preparatosi a tutto tondo per calarsi nei panni dell’anarchico Eden, sia da un punto di vista fisico, vista la prestanza del personaggio, sia da un punto di vista linguistico, per l’apprendimento della lingua napoletana. Premiato con la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile, l’attore romano si conferma tra i volti più interessanti del cinema italiano degli ultimi anni. Martin Eden è l’apice, fino ad ora, di una carriera ancora giovane e con tanto da dire, ma forte già di ruoli memorabili, come in Non essere cattivo Lo chiamavano Jeeg Robot.

Martin Eden, diretto da Pietro Marcello e con Luca Marinelli, è nelle sale dal 4 settembre

La storia di Martin Eden riprende dunque parzialmente quella dell’originale londoniano. Se confrontato con il romanzo, nel film verrebbe fuori tutta la fretta e la necessità di accorpare centinaia di pagine in due ore di girato. Nell’opera di Marcello, nella scelta di trasporre completamente luoghi e tempi della narrazione, emerge così non solo l’individualismo di Eden, ma anche la voglia di raccontare lo spirito di uno spaccato di secolo, il Novecento, teatro di aspre lotte sociali tra ideologie socialiste e liberali che infatti diventano centrali nella seconda parte del film.

Solo così è possibile apprezzare il ritratto del personaggio interpretato da Luca Marinelli. Uno scrittore “frutto della mente degli altri” come recita l’attore romano nella delirante mezz’ora finale. La sua è la storia di un rozzo marinaio che si innamora perdutamente della giovane Elena (Jessica Cressy). Conosciuta dopo aver salvato il fratello da una rissa, Eden deciderà di intraprendere la carriera di scrittore dopo aver cominciato a frequentare i salotti altolocati della famiglia Orsini. La bella Elena, oltre che un’ossessione amorosa, diviene anche il simbolo dello status sociale cui il giovane mira ad elevarsi.

Deluso successivamente dalla classe borghese, resosi conto di aver tradito il proprio substrato sociale di appartenenza, Eden comincia un percorso di redenzione che lo porterà pian piano a naufragare nelle sue stesse illusioni. La scrittura e l’amore innanzitutto. Grazie anche alla conoscenza del vecchio intellettuale Russ Brissenden (uno straordinario Carlo Cecchi, tra i punti di forza della pellicola) viene fuori l’anarchismo di Martin, uno dei “cinque o sei individualisti che si trovano a Napoli“.

La redenzione di Martin Eden da rozzo marinaio a scrittore di successo

Uno spirito libero in lotta con il proprio tempo e poi con se stesso, consapevole di trovarsi in una strada senza uscita. Eden è un anarchico contrapposto alle schiere di operai che passano da una finta schiavitù ad una finta rivoluzione, alla “mediocrità priva di amore della borghesia“. È in questo aspetto che viene fuori il lato più realistico del film di Marcello e il modo ambizioso di fare cinema del regista campano, prima del tragico finale. Martin Eden si inserisce così perfettamente tra le opere che hanno tracciato un percorso di rinnovamento nel cinema italiano degli ultimi anni.

Luca Marinelli si conferma così tra i più brillanti e ambiziosi attori del panorama nostrano, con una prova attoriale estremamente complessa a livello di preparazione del personaggio. Bracci e Marcello, autori, nei rispettivi campi, di alcune tra le opere più interessanti degli ultimi anni (La Paranza dei Bambini e Bella e Perduta) dimostrano una scrittura e una regia sapiente ed innovativa. Martin Eden è un film dal respiro internazionale, inserito a pieno merito tra i candidati al Leone d’Oro presso la Mostra del Cinema di Venezia e giustamente premiato per l’interpretazione di Marinelli. L’opera è nelle sale dal 4 settembre.

A proposito di Matteo Pelliccia

Cinefilo, musicofilo, mendicante di bellezza, venero Roger Federer come esperienza religiosa.

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