Quentin Tarantino: tra cinema e filosofia

La filosofia nel cinema di Quentin Tarantino

Quentin Tarantino: regista tra cinema e filosofia

Quentin Tarantino è un regista, sceneggiatore e produttore cinematografico americano, nato a Knoxville nel 1963 nel Tennessee. Quentin inizia la sua carriera come sceneggiatore prima di diventare uno dei registi più influenti del nostro tempo. Tra i suoi film più noti ricordiamo “Pulp Fiction”, “Kill Bill”, “Bastardi senza gloria” e “Django Unchained”. Ha esordito nel 1992 con il film “Le Iene”, accolto con grande favore dalla critica e dal pubblico. Da allora ha diretto film di grande successo come “Pulp Fiction” nel 1994, “Jackie Brown” nel 1997, “Kill Bill “: Vol 1 e 2 nel 2003 e 2004, “Bastardi senza gloria” nel 2009, “Django Unchained” nel 2012 e “The Hateful Eight” nel 2015. Quentin è noto e degno di essere considerato un “caso” della storia della cinematografia per il suo stile visivo distintivo, le trame non lineari, i dialoghi taglienti e le scene di violenza esplicita. Molto talentuoso per la creazione di personaggi indimenticabili e per la scelta della musica, che spesso è parte integrante della sua narrazione stessa. La sua influenza sulla storia della cinematografia può quindi essere attribuita alla sua rivoluzionaria combinazione di generi e stili e al suo interessante connubio tra cinema e filosofia.

Qual è la filosofia nel cinema di Quentin Tarantino?

Quentin Tarantino tramite i suoi film connette spesso cinema e filosofia, trattando temi filosofici e culturali e riflettendo in questo modo su i suoi interessi personali e le sue influenze cinematografiche di registi come Sergio Leone, Martin Scorsese, Jean-Luc Godard e Kinji Fukasaku. Tarantino esplora molte questioni filosofiche e culturali attraverso il mezzo cinematografico, presentando temi di violenza, potere, identità, vendetta e moralità e ritraendo personaggi complessi che affrontano questioni etiche e morali. I suoi film, quindi, non sono solo storie, sono arte ed esaminano la società e la condizione umana attraverso una prospettiva filosofica.

Tra i filosofi che teorizzano la giustizia e la vendetta e che sembrano aver influenzato i film di Tarantino ci potrebbero essere Aristotele, Immanuel Kant e Friedrich Nietzsche in quanto questi filosofi hanno sviluppato teorie sulla giustizia, sulla moralità, responsabilità e costruzione dell’identità che possono essere rilevanti per la comprensione dei film di Tarantino. Aristotele, ad esempio, ha teorizzato la giustizia come virtù che si sviluppa attraverso l’educazione e l’esperienza e la sua teoria della giustizia si basa sull’idea che la virtù consiste nel cercare di raggiungere la giusta media tra eccesso e difetto. In questo senso, i temi della giustizia e della vendetta nell’opera di Tarantino possono ricordare la teoria della giustizia come virtù di Aristotele. Kant, invece, ha sviluppato una teoria etica basata sull’imperativo categorico, che invita ad agire solo secondo principi universalizzabili. Questo aspetto è legato al tema della responsabilità morale e può essere rilevante per comprendere il personaggio di Tarantino come individuo che cerca di agire secondo le proprie convinzioni morali. Infine, Nietzsche ha sviluppato una teoria dell’identità e della costruzione del sé che può essere rilevante per il lavoro di Tarantino. Secondo Nietzsche, l’identità non è qualcosa di dato, ma il risultato di un processo continuo di costruzione del sé. In questo senso, il tema della costruzione dell’identità attraverso la scelta e l’azione nei film di Tarantino può richiamare la teoria di Nietzschiana sull’identità come processo dinamico e continuo.

Quentin Tarantino incontra la filosofia nel suo cinema, alcuni esempi:

  • Pulp Fiction (1994)

    Pulp Fiction utilizza una struttura narrativa non lineare per esplorare la moralità e il significato della vita e, attraverso il personaggio del gangster Vincent Vega (interpretato da John Travolta), riconcilia la sua vita criminale con la sua visione morale del mondo presentando una riflessione sulla natura della violenza e della giustizia. È interessante notare che il filosofo francese Blaise Pascal viene citato anche nel dialogo tra Vincent Vega e Jules Winnfield (interpretato da Samuel L. Jackson) sulla moralità, e la scena in cui Jules cita la Bibbia e recita una preghiera prima di uccidere il suo bersaglio potrebbe essere un riferimento alla teoria morale di Kant sull’imperativo categorico.

  • Kill Bill (2003-2004)

    In Kill Bill, Tarantino esplora i temi della vendetta, dell’identità e della sopravvivenza attraverso il personaggio della sposa “Beatrix Kiddo” (interpretata da Uma Thurman). L’eroina Beatrix Kiddo sembra essere influenzata anch’essa dalla teoria morale di Immanuel Kant e all’imperativo categorico. Altri personaggi influenzati dalla filosofia, è il personaggio di Pai Mei, maestro di arti marziali di Beatrix, che sembra essere ispirato molto alla figura di Confucio, filosofo cinese che sosteneva valori basati sulla saggezza, sulla virtù e sul rispetto della tradizione. Altro tema ad essere centrale è anche il tema della vendetta, in quanto Beatrix cerca di vendicarsi di coloro che le hanno fatto del male e questa ideologia potrebbe richiamare la teoria etica di Aristotele: la vendetta viene vista come un esempio di “giustizia distributiva”, riscontrabile nella teoria della giustizia di Aristotele, il quale sosteneva una distribuzione proporzionale di premi e punizioni. Infine, il tema della morte è onnipresente nel film e può evocare sicuramente anche le teorie di Nietzsche. Nietzsche sosteneva che la vita è un’esperienza estrema e che la sopravvivenza è il valore ultimo. Nel caso di Kill Bill, Beatrix è costretta a lottare per la sopravvivenza sua e dei suoi figli e questo ricorda per certi aspetti anche il “superuomo”, cioè l’essere umano che si sforza di superare i propri limiti e di vivere al meglio delle proprie capacità.

  • Django Unchained (2012)

    Il personaggio di Django (interpretato da Jamie Foxx), può essere visto come un esempio di filosofo esistenzialista. Django è essenzialmente un ex schiavo che cerca di costruire la propria identità attraverso le proprie azioni e scelte e lotta per la libertà e la dignità. Django lotta per la libertà per sé e per i suoi compagni e cerca di distruggere la schiavitù e il razzismo che lo circondano. Questa ideologia ricorda anche la filosofia politica di John Locke, che sosteneva che tutti hanno diritto alla libertà naturale e che il potere del governo dovrebbe essere limitato per proteggere questo diritto. Inoltre, anche il personaggio dello sceriffo tedesco Schultz (interpretato da Christopher Waltz), che diventa il mentore di Django, può essere visto come un esempio di filosofo kantiano: Schulz cerca di agire secondo i propri principi morali, ma solo secondo l’imperativo categorico di Kant, un principio che può essere universale.

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Fonte immagine in evidenza: Wikipedia 

A proposito di Martina Barone

Laureata in Lingue e Culture Comparate presso l'Università degli Studi di Napoli L'Orientale. Appassionata di cultura giapponese, letteratura, arte, teatro e cinematografia.

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