RuPaul’s Drag Race, l’arte delle drag queen diventa pop

RuPaul’s Drag Race, programma americano condotto dalla drag queen sicuramente più famosa a livello mondiale RuPaul, ha contribuito a rendere pop e glamour un fenomeno che nasceva per essere espresso in ambienti aperti solo a minoranze discriminate. Luoghi come le ballrooms dove la comunità lgbtq+ si esibiva in canti, balli, sfilate, che riproponevano le pose delle modelle delle riviste di Vogue, il voguing , reso poi arcinoto da Madonna. Tutta questa ampia cultura comprendente anche le esibizioni di drag queen, uomini truccati e vestiti da donna, ha ricevuto la sua consacrazione pop tramite il fenomeno di RuPaul’s Drag Race, che vanta ormai ben 15 stagioni. Il format tra l’altro è stato ripreso in molti altri paesi, tra cui, negli ultimi anni, anche in Italia.

Cosa succede in RuPaul’s Drag Race

Il format di RuPaul’s Drag Race è molto semplice: vengono scelte delle drag queen che devono sfidarsi in gare di recitazione, di comicità, di imitazione, di sfilata, con un lyp sinc finale per le ultime due concorrenti che faranno lo spareggio. C’è una giuria, capeggiata da RuPaul, che commenta le performance decidendo chi uscirà e chi continuerà il suo percorso fino alla vittoria finale. Ogni puntata è contornata da litigi e siparietti comici tra concorrenti, ma anche incentrata su tante tematiche importanti: racconti di bullismo, omofobia, approdondimenti  sulle origini della nascita delle comunità lgbtq+ con la rivolta di Stonewall, e della piaga dell’AIDS, che è stato un grande stigma sociale per la comunità negli anni Ottanta e che porta degli strascichi ancora oggi.

La sensibilizzazione su tematiche poco dibattute

In RuPaul’s Drag Race si parla delle difficoltà di essere persone, spesso osteggiate da tutti, magari anche dalla famiglia, che cercano comunque di sfondare in un mondo, quello del drag, che è una vera e proprio arte dell’esibizione, ma che tende ad essere sminuita, a volte anche dalla stessa comunità queer. Quando invece il concetto del drag è proprio quello di giocare sull’identità di genere, nel caso delle drag queen, di creare questa femminilità artificiosa, estrema, parodica, proprio per sfatare la rigidità delle categorie di genere e anche per giocare sullo stereotipo trito e ritrito dell’uomo gay come di una donna mancata. Le drag sminuiscono quindi la netta divisione tra genere maschile e femminile, che ormai, secondo gli studi di genere, viene considerata come un semplice costrutto sociale, una questione culturale, non innata nelle persone ma creata nel tempo. Insomma le drag queen rappresentano tutto questo, e il fatto che siano diventate un fenomeno pop, è estremamente importante, per normalizzare questo tipo di professione e arte, e anche per renderla interessante e affascinante agli occhi di chi non conosceva nulla sull’argomento.

Certo questo può comportare il rischio che ci si interessi alla questione senza comprenderla fino in fondo, non informandosi e considerandola solo come uno spettacolo divertente ed eccentrico. Ma il solo fatto che sia stato acceso un faro su questo mondo è già estremamente importante, una cosa probabilmente inimmaginabile da coloro che si esibivano nelle ball degli anni Ottanta, vivendo una continua discriminazione.

Fonte immagine di copertina: Good Morning America

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A proposito di Teresa Errichiello

Nata nel 1995, laureata in Lettere moderne e Discipline della musica e dello spettacolo , grande appassionata di scrittura, arte, cinema ma soprattutto serie tv.

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