Succession, la serie TV (2018-2023) | Recensione

Succession | Recensione

In un panorama televisivo pieno di opere formulaiche e banali, Succession emerge come un capolavoro: la serie è un’esplorazione del trauma generazionale, sotto la maschera del thriller aziendale. Creata da Jesse Armstrong per HBO, la serie si è imposta tra il 2018 e il 2023 come uno degli show più acclamati dalla critica, grazie a sceneggiature brillanti, interpretazioni di altissimo livello e una regia capace di dosare satira e tensione.

I protagonisti della serie TV Succession: la famiglia Roy

Al centro di tutto c’è Logan Roy (Brian Cox), patriarca inflessibile e fondatore di Waystar RoyCo, un colosso mediatico globalizzato. Intorno a lui ruotano quattro figli, Kendall (Jeremy Strong), Shiv (Sarah Snook), Roman (Kieran Culkin) e Connor (Alan Ruck), ciascuno con le proprie ambizioni, insicurezze e contraddizioni. La lotta per la successione diventa una guerra psicologica fatta di alleanze provvisorie, tradimenti improvvisi e manovre sotterranee. Uno stile di trama diverso dalle altre serie: se in opere come Breaking Bad ogni plot è un lento gioco, una maratona, in Succession il potere tra i personaggi varia di episodio in episodio. Questo dà la sensazione di una gara di cavalli, creando un grande senso di momentum.

Scrittura e dialoghi

I dialoghi di Succession sono il vero motore della serie: vivaci, intelligenti e spesso taglienti. Jesse Armstrong e il suo team alternano battute fulminanti a silenzi carichi di significato. Le riunioni del board room, i consigli di famiglia e persino le conversazioni private diventano duelli verbali, con personaggi oramai diventati iconici come il duo Tom & Greg, che fungono da comic relief ma che rappresentano anche una delle relazioni più interessanti che si possano osservare in una serie televisiva.

La performance degli attori protagonisti di Succession

Brian Cox offre una delle sue interpretazioni più potenti nei panni di Logan, un uomo ossessionato dal controllo, spesso cinico e mai prevedibile. Jeremy Strong, premiato con l’Emmy, incarna Kendall con una fisicità torbida: il suo erede designato è diviso tra desiderio di approvazione e impulsi autodistruttivi. Sarah Snook definisce Shiv come l’unica figlia percepita come “degna” dalla platea professionale, mentre Kieran Culkin regala al sarcasmo di Roman un tocco agrodolce. Non meno efficace Alan Ruck nel ruolo di Connor: il figlio che non vuole nulla dal trono, ma non può fare a meno di guardare.

Stile visivo e regia

La regia mantiene un ritmo serrato, alternando inquadrature ampie degli uffici di New York a primi piani claustrofobici. Gli interni sono dominati da luci fredde, superfici lucide e schermi sempre accesi, simbolo di un’esistenza senza pausa. Le location internazionali, dalle Highlands scozzesi alle città del Golfo, ampliano la sensazione di un potere senza confini, ma sempre più vuoto. Inoltre, lo stile di inquadratura è molto interessante: la camera è dinamica, dando un senso di essere una sorta di documentario e dando anche la sensazione di essere una mosca sul muro mentre osserviamo i dialoghi dei personaggi.

La colonna sonora di Succession

La musica di Succession, ideata da Nicholas Britell, trasmette un senso di opulenza ma anche inquietudine. Basta ascoltare il tema principale per capirlo:

Inoltre, ci sono tantissime tracce che elevano ogni singola scena che le include.

Con quattro stagioni ricche di colpi di scena e un cast all’altezza, Succession si conferma una serie imprescindibile. Da guardare assolutamente.

Fonte immagine in evidenza: Wikipedia

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