Ted Lasso: la ricetta per la Lasso Way

recensione ted lasso

Con tredici candidature agli scorsi Emmy, quattro statuette portate a casa e un Golden Globe, la serie di punta di Apple Tv, Ted Lasso, è stata già annoverata come un nuovo cult per tutti gli amanti dei telefilm.

Nonostante Apple non abbia rilasciato i dati del numero effettivo degli spettatori, secondo Deadline la prima stagione di Ted Lasso è ritornata al primo posto tra le serie più guardate dagli abbonati al servizio dopo aver ottenuto diverse nomination ai premi più famosi della critica. Da allora è rimasta in cima, fino al debutto della seconda stagione.

Qual è la ricetta della Lasso Way?

Diventata popolare con solo due stagioni all’attivo, la serie “Ted Lasso” è basata sull’omonimo personaggio, ideato e interpretato da Jason Sudeikis, un allenatore di football americano che viene ingaggiato da Rebecca Welton (Hannah Waddingham) per allenare il Richmond AFC, squadra di calcio di cui è proprietaria.
In Inghilterra il Beautiful Game è una cosa seria e non può essere messo a repentaglio da cialtroni americani che non ne conoscono le regole. Ted si troverà ad affrontare con un ottimismo e una gentilezza fuori dal comune i suoi detrattori.

Una trama che danza al confine tra il banale e l’improbabile, una commedia degli errori, come direbbe il Bardo, che riesce a tenere gli spettatori attaccati allo schermo con leggerezza e semplicità.
“Ted Lasso” si distingue nell’enorme pool di serie tv a cui è abituato il pubblico. Le librerie dei servizi streaming più popolari sono saturate da show dalle trame intricate e giochi di politica celati e imprevedibili, oltre che dalla violenza sempre più cruda ed esplicita che sembra non esaurire mai lo shock value, come dimostra la recente e virale serie di Netflix Squid Game.
“Ted Lasso” conquista il suo pubblico senza ricorrere all’effetto sorpresa o contenuti adatti a un pubblico adulto: lo fa attraverso l’uso di paronomasie ed equivoci, ma soprattutto la cura con cui è stato tratteggiato un personaggio fiducioso e delicato in un ambiente in cui l’arroganza e il machismo sono considerati uno standard.
Se si dovesse associare la serie a un modo di dire, Treat people with kindness (tratta le persone con gentilezza) le sarebbe cucito addosso. Ted Lasso è un personaggio bianco, scevro da cattiveria, diverso dai protagonisti ai quali si è abituati. Con la sua inverosimile ingenuità e straordinario entusiasmo, fa sentire lo spettatore pervaso da un senso di gioia e confort, è difficile da rinunciare.

“And though I believe that Ted Lasso would fail here, and Richmond will suffer the embarrassment of relegation, I won’t gloat when it happens, because I can’t help but root for him”.

“E anche se credo che Ted Lasso fallirà e il Richmond patirà l’imbarazzo della retrocessione, non gongolerò, perché non posso far altro che tifare per lui”.

Football is life

Come da copione, Ted Lasso fa breccia nei cuori degli appassionati di calcio, mossi dalla vicinanza al tifo calcistico e dall’accuratezza con cui le dinamiche da spogliatoio sono descritte.
L’universo narrativo gira intorno al Richmond, una squadra di metà campionato, composta da pochi top player e giocatori di esperienza, e gli impiegati della società.
In particolare, alcuni membri della squadra sono ispirati a figure calcistiche di culto negli ultimi anni, come Roy Kent, il cui nome ricorda il grande Roy Keane, anche lui centrocampista scorbutico e competitivo, Jamie Tartt, prima punta dal carattere arrogante ed egoista, ispirato a Cristiano Ronaldo e Dani Rojas, il cui personaggio rimanda per attitudine gioiosa e gentilezza a Chicharito Hernandez.
L’universo di “Ted Lasso” non si limita al rettangolo di gioco e allo spogliatoio. Football is Life come direbbe lo stesso Dani, e pervade tutte le situazioni quotidiane dei personaggi descritti, tenendo conto non solo della vita sul campo, ma dei loro timori, ambizioni e soprattutto della salute mentale.
Il suo successo della serie risiede proprio nell’aver attirato l’attenzione anche di chi di calcio non conosce nemmeno i fondamenti, attratti dalla freschezza e dal confort profuso dalla serie.
Alla spensieratezza donata da un personaggio bianco come Ted si affianca la cura per la salute psichica, trattata già nella prima stagione con la delicatezza e l’attenzione che necessita, senza forzature.
Diventa, nella seconda stagione, uno dei temi pregnanti e fondamentali attorno al quale girano la maggior parte delle dinamiche instaurate tra i protagonisti, scrollandosi di dosso quella patina di ingenuità e di bidimensionalità.

Secondo tempo di Ted Lasso

La serie di Bill Lawrence e Jason Sudeikis confermata come un successo sin dalla prima stagione, fa un salto di qualità con la seconda, distribuita a cadenza settimanale tra il 23 luglio e l’8 ottobre scorso.
La spontaneità e la prevedibilità, pur sempre godibile, di alcune dinamiche sono state sostituite da tematiche più incisive, come la consapevolezza nel voler mettere o meno la propria immagine al servizio di aziende che sfruttano i Paesi in via di sviluppo, il rapporto padre e figlio e la depressione.
Nonostante l’importanza e la considerevole difficoltà di digestione di temi tanto spinosi, il team di sceneggiatori riesce a infondere di freschezza i dialoghi, senza mai sminuire gli argomenti trattati.
La serie riesce a rendere accessibili alcuni temi ancora tabù, come quello della psicoterapia in contesti ancora troppo chiusi come quello delle società calcistiche o persone ancora riluttanti.
Anche i personaggi godono di una migliore scrittura e di un maggiore approfondimento, superando una caratterizzazione basata su autorità indiscusse del calcio, che poteva essere limitante e ridurli a macchiette senza personalità.
Per approfondire meglio le tematiche proposte e la profondità dei personaggi, lo show sfrutta un aumento del minutaggio: dai canonici episodi da trenta minuti, si passa a quarantacinque/un’ora di girato.
Anche la regia si fa più sontuosa e ricercata, la stagione vanta di un episodio stand alone Beard After Hours, completamente distaccato dalla trama centrale, che ricorda serie di alto pregio come il celeberrimo The Fly di Breaking Bad. L’inserimento di un inframezzo elegante, ma completamente distaccato, potrebbe essere ritenuto prematuro, considerando il numero esiguo di episodi mandati in onda; tuttavia, la prossima stagione potrebbe essere l’ultima, dunque è da ritenersi ben collocato.

“Ted Lasso” si riconferma come un progetto ben riuscito in grado di coinvolgere il grande pubblico, che si tratti di amanti del calcio o meno, grazie al senso di conforto e pace che riesce a generare.
Lo scorso 21 ottobre Apple TV ha rilasciato su Twitter un breve video in cui Anthony Hopkins e Jason Sudeikis annunciavano il ritorno di “Ted Lasso” per una terza stagione.

Immagine di Wikipedia.

A proposito di Dana Cappiello

Classe 1991, laureata in Lingue e specializzata in Comunicazione. Ho sempre sentito l’esigenza di esprimermi, impiastricciando colori sui fogli. Quando però i pensieri hanno superato le mie maldestre capacità artistiche, ho iniziato a consumare decine di agende. Parlo molto e nel frattempo guardo serie tv e leggo libri.

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