ChatGPT imita lo Studio Ghibli: storia di un caso controverso
Il 25 marzo 2025 OpenAI ha rilasciato l’ultima versione di ChatGPT, GPT-4o Image Generation. Questo modello si concentra soprattutto sull’aspetto visuale: è capace di generare immagini originali o modificare foto in base alle richieste degli utenti, producendo risultati decisamente più precisi e accurati rispetto alle versioni precedenti. In particolare, il nuovo modello è migliorato drasticamente per quanto riguarda l’inserimento di testo nelle immagini, che ora risulta chiaro, leggibile e connesso al contesto nella maggior parte dei casi.
Non ci è voluto molto prima che gli utenti si accorgessero che l’ultima versione di ChatGPT sa imitare lo stile dello Studio Ghibli, il famoso studio d’animazione giapponese fondato nel 1985 da Hayao Miyazaki, Isao Takahata, Toshio Suzuki e Yasuyoshi Tokuma. In poche ore il web è stato inondato da fotografie, selfie e meme ripensati e “ghiblificati” dall’intelligenza artificiale: persino i profili ufficiali della Casa Bianca e Fratelli d’Italia si sono uniti al trend. Ma è davvero questo il modo giusto di utilizzare l’intelligenza artificiale?
Le critiche a ChatGPT che imita lo Studio Ghibli
Tra l’eccitazione e l’euforia per il nuovo aggiornamento di ChatGPT non possono mancare le critiche: sono tantissimi gli utenti che non approvano il trend e che sono preoccupati per le conseguenze che questo tipo di uso dell’IA può provocare. Sono soprattutto gli artisti e i fan dello Studio Ghibli (e dell’arte in generale) che stanno facendo sentire il loro disappunto sui social. Secondo molti l’uso dell’intelligenza artificiale per la creazione di opere artistiche svilisce l’opera di artisti, illustratori e animatori, i quali impiegano anni e anni per affinare le proprie competenze e ottenere risultati degni di riconoscimento.
Le critiche riguardano anche la questione del diritto d’autore: sembra impossibile che GPT-4o sia diventato così bravo a imitare lo stile dello Studio Ghibli senza essersi alimentato di migliaia di fotogrammi provenienti da film dello studio. Non si tratterebbe allora di un infrangimento delle leggi sul copyright? Non è semplicissimo rispondere a questa domanda, dato che un’opera può essere protetta da copyright, ma quando si tratta di uno stile la separazione tra legale e illegale diventa molto più difficile da delineare.
Il problema del diritto d’autore non riguarda solo lo Studio Ghibli (sui social media possiamo trovare anche immagini realizzate a imitazione della Disney o di Pixar), ma il caso dello studio d’animazione giapponese è diventato particolarmente rilevante negli ultimi giorni. Non è la prima volta che OpenAI si trova a fare i conti con il problema del diritto d’autore: già alla fine del 2023 il New York Times aveva fatto causa a OpenAI per uso non autorizzato di materiale protetto da copyright.
La posizione di OpenAI sulle imitazioni dello Studio Ghibli
Una portavoce di OpenAI, Taya Christianson, ha dichiarato in una comunicazione via email: “Il nostro obiettivo è quello di dare agli utenti la massima libertà creativa possibile. Continuiamo a prevenire le generazioni nello stile dei singoli artisti viventi, ma permettiamo stili di studi più ampi – che le persone hanno usato per generare e condividere alcune creazioni davvero incantevoli.”. Eppure in questa dichiarazione sembra esserci una contraddizione: Hayao Miyazaki, il più famoso tra i quattro creatori dello Studio Ghibli e colui che ha reso lo stile dello studio così riconoscibile, non è forse da considerare un artista vivente?
Per ora OpenAI ha introdotto un nuovo aggiornamento che limita il numero di immagini che possono essere generate da ogni utente. Tuttavia, questa revisione non sembra essere collegata alla questione del copyright quanto piuttosto a un problema di sovraccarico dei server.
Hayao Miyazaki contro l’intelligenza artificiale
In seguito alla creazione del trend di ChatGPT che imita lo Studio Ghibli, sul web è diventata virale una clip tratta dal documentario del 2016 “Never-Ending Man: Hayao Miyazaki”: nel video si vede il regista a cui è stata appena mostrata un’animazione realizzata con l’aiuto dell’intelligenza artificiale e raffigurante una figura umana che si muove come uno zombie. Miyazaki si mostra decisamente contrario: “Sono profondamente disgustato. Non vorrei mai incorporare questa tecnologia nelle mie opere. Sono fortemente convinto che questo sia un insulto alla vita stessa.”.
Per quanto questa ostilità verso le innovazioni possa sembrare anacronistica, sarebbe quasi impossibile aspettarsi dell’altro da un uomo che ha fatto dell’animazione tradizionale la sua carriera e la sua vita. Seppur estremamente pessimistiche, le ultime due frasi della clip non possono non far riflettere sul rapporto attuale tra intelligenza artificiale e l’uomo: “Mi sembra che ci stiamo avvicinando alla fine del mondo. Noi umani stiamo perdendo la fiducia in noi stessi.”.
Foto in evidenza: logo Open AI