I casi true crime sono diventati un genere di intrattenimento che attrae molte persone, data la loro natura oscura. Questa attrazione nasce dalla curiosità per fatti realmente accaduti, un modo per studiare i comportamenti dei serial killer e riflettere sulla complessità della natura umana. Purtroppo, i casi sono numerosi, ma alcuni si distinguono per la loro estrema crudeltà.
Indice dei contenuti
Perché i casi true crime ci affascinano: l’attrazione per l’oscuro
L’interesse per i casi di cronaca nera, noti come true crime, va oltre la semplice curiosità. Si tratta di un fenomeno complesso che coinvolge la psicologia umana, il desiderio di comprendere il male e la ricerca di risposte a eventi inspiegabili. Questi crimini reali ci mettono di fronte alla brutalità e alla sofferenza, stimolando una riflessione sulla natura umana e sulle sue zone d’ombra.
I 3 casi true crime in sintesi
Caso | Killer(s) | Numero vittime (accertate) |
---|---|---|
Il Mostro delle Ande | Luis Garavito | 140+ |
Il Killer Clown | John Wayne Gacy | 33 |
I Moors Murders | Ian Brady & Myra Hindley | 5 |
1. Luis Garavito: il mostro delle Ande e l’orrore in Colombia
Tra i casi true crime più crudeli c’è quello del serial killer Luis Alfredo Garavito, nato e cresciuto in Colombia, che ha compiuto numerosi omicidi tra il 1992 e il 2000. Durante l’infanzia, subì le violenze del padre alcolizzato e fu sodomizzato più volte. A 16 anni lasciò gli studi e iniziò a lavorare saltuariamente.
Nel 1992, Garavito inizia a compiere i suoi primi omicidi, protratti per 8 anni, periodo in cui ha ucciso 140 persone. Per adescare le vittime, si fingeva portatore di handicap, si travestiva da monaco o da mendicante. Le sue vittime erano soprattutto bambini e ragazzi tra gli 8 e i 16 anni, che immobilizzava, stuprava, torturava, mutilava e infine uccideva. La polizia non si impegnava molto nelle ricerche, perché le vittime erano scelte tra i bambini poveri. La sua condanna, a seguito della diagnosi di psicopatico, è stata di 52 anni di carcere, non essendo contemplata la pena di morte in Colombia.
2. John Wayne Gacy: il killer clown che terrorizzò l’America
Un altro tra i casi true crime più crudeli è quello di John Wayne Gacy Jr, conosciuto come Pogo il clown, che tra il 1972 e il 1978 ha ucciso circa 33 vittime di sesso maschile. Nato nel 1942 a Chicago, la sua infanzia fu segnata dagli abusi di un padre alcolista. Crescendo, condusse una vita apparentemente normale: si laureò, si interessò di politica e si sposò. L’episodio che diede inizio alla sua carriera da serial killer fu l’omicidio di Timothy McCoy, 15 anni. Gacy ammise di aver provato piacere nell’uccidere e nascose i resti nel pavimento della cantina, cosa che fece con tutte le altre vittime, che venivano rapite, torturate, stuprate e poi uccise. Fu incastrato dopo la scomparsa della sua ultima vittima, Robert Piest. Venne condannato a morte in Illinois per gli omicidi di 33 giovani.
3. I Moors Murders: la coppia diabolica che sconvolse l’Inghilterra
L’ultimo tra i casi true crime più efferati è quello dei Moors Murders (i delitti della brughiera). Si tratta di una serie di crimini che sconvolsero la Gran Bretagna degli anni ‘60, compiuti dalla coppia Ian Brady e Myra Hindley tra il 1963 e il 1965, nella zona della Greater Manchester. Le vittime furono cinque bambini e adolescenti tra i 10 e i 17 anni. Gli omicidi furono così denominati perché i corpi venivano sepolti nelle brughiere.
Brady e Hindley desideravano commettere il delitto perfetto. Le vittime venivano violentate brutalmente e poi uccise. Una di loro, Lesley Ann Downey, di dieci anni, venne costretta a posare per delle foto pornografiche, prima di essere violentata e uccisa. Dopo l’arresto, i due criminali furono condannati all’ergastolo.
I casi true crime vanno raccontati per diffondere consapevolezza e per far sì che orrori del genere non succedano più. È fondamentale ricordare le vittime, onorare la loro memoria e riflettere sulle cause profonde di questi crimini, per cercare di prevenirli in futuro.
Articolo aggiornato il: 30/08/2025
Fonte immagine: Wikimedia Commons