Il gene dei serial killer: quando la criminalità è genetica

Il gene dei serial killer: quando la criminalità è genetica

Quante volte guardando un documentario true crime o un servizio al telegiornale ci siamo domandati cosa si cela dietro un omicidio, ma soprattutto, cosa scatta nel cervello del colpevole? L’azione di uccidere, secondo le analisi della criminologia, è data da una dinamica che si crea tra spinta e resistenza al delitto, questo è il settore che interessa maggiormente la criminodinamica, che studia proprio il mutamento degli atti criminali e il loro sviluppo. Cosa succede allora quando la spinta è maggiore della resistenza? Si commette il delitto. La tendenza ad uccidere non è innata nell’uomo, ma si sviluppa in alcuni soggetti, se poi la tendenza continua persistere a quel punto possiamo parlare di serial killer. Gli assassini seriali non posseggono quindi la resistenza necessaria ad evitare di commettere omicidi, ma sono spinti da una natura compulsiva che li induce a continuare ad uccidere, spesso senza provare alcun rimorso. Come avvenga tutto ciò ha provato a spiegarlo la genetica: secondo la criminogenesi, infatti, esiste un gene dei serial killer che accomuna coloro che sviluppano queste tendenze violente.

La criminogenesi, cos’è?

Si tratta della scienza che si occupa di mettere in relazione alla criminalità fattori genetici che possono avere un ruolo importante nello sviluppo di tendenze omicide. La criminogenesi inoltre, tiene conto anche dei fattori ambientali che influenzano il soggetto e non solo di quelli genetici, poiché come è già stato dimostrato dalla criminologia, ci sono un’enorme quantità di fattori che incidono sullo sviluppo di comportamenti violenti che non possono essere ignorati.

Qual è il gene dei serial killer?

Questo gene è situato sul cromosoma X e si chiama monoaminoossidasi-A (MAO-A), l’enzima si occupa del corretto funzionamento dei neurotrasmettitori ed ha quindi un importante impatto sull’umore e sul comportamento. Secondo la criminogenesi, i soggetti aventi questo gene saranno più predisposti a sviluppare tendenze violente e comportamenti apatici che indurrebbero l’individuo a commettere atrocità senza provare il minimo rimorso. Questo spiegherebbe inoltre, perché il tasso di criminalità è molto più alto negli uomini: le donne infatti, possedendo una coppia di cromosomi X riescono a riequilibrare l’enzima, permettendo la sua quasi totale dispersione grazie alla compensazione dell’altro gene. Negli uomini invece, essendo presente una sola copia del cromosoma, si ha una concentrazione più alta di questo enzima e dunque il gene dei serial killer è dominante.

Possiamo quindi dire che il gene sei serial killer è la principale causa di criminalità?

Sebbene gli studi continuino a cercare una risposta genetica nel comportamento dei serial killer, dobbiamo tenere conto che ci sono un’altra quantità di fattori che incidono sullo sviluppo di queste tendenze violente. I fattori sociali e personali infatti, continuano ad essere i motivi principali che inducono i soggetti alla criminalità, inoltre il profilo psicologico fornisce sicuramente risposte maggiori in questo ambito. Contemporaneamente alla presenza del gene dei serial killer infatti, è stata riscontrata, nei soggetti con tendenze violente, anche la presenza di altre patologie psicologiche, la mancanza di empatia e un quoziente intellettivo più basso rispetto alla media normale. Dunque il gene dei serial killer, da solo, non costituisce una risposta esaustiva allo sviluppo di comportamenti violenti, ma ogni caso richiede di essere analizzato singolarmente.

Fonte immagine in evidenza: Pixabay

A proposito di Serena Uvale

Studentessa presso l'università degli studi di Napoli "L'Orientale", amante della culturale e della lingua cinese.

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